Le dimissioni di Papa Benedetto XVI determineranno un futuro inedito per la chiesa cattolica a cominciare dal prossimo conclave. Pubblichiamo pertanto una serie di riflessioni sul tema.
di Rita A. Cugola (http://www.rita-madwords.blogspot.it/)
Che l'abdicazione di papa Benedetto XVI rappresenti un
evento storico della nostra epoca è un fatto incontestabile. Che invece le
motivazioni alla base di un gesto così eclatante possano derivare dalle
difficoltà proprie dell'esistenza è invece del tutto opinabile.
Voler credere che il pontefice sia stato indotto a lasciare
la guida della Chiesa per ragioni esclusivamente legate alla stanchezza
fisica, all'età avanzata e al precario stato di salute è semplicemente
insistere nel tentativo di banalizzare una vicenda che dovrebbe invece indurre
a profonde riflessioni.
Da tempo in subbuglio tra guerre intestine di potere, scandali di
vasta eco (pedofilia dilagante), misteri irrisolti (ad esempio quello legato
alla sparizione di Emanuela Orlandi, alla morte enigmatica di Giovanni Paolo I
a soli 33 giorni dalla sua elezione al soglio petrino o all'assassinio nebuloso
di Alois Estermann, Gladys Meza Romero e della guardia svizzera Cédric
Tournay), interessi politico-finanziari di portata immensa e malversazioni,
il Vaticano sembra aver gradualmente perso la connotazione religiosa che
in quanto sede suprema della massima autorità spirituale del mondo cristiano
sarebbe stato tenuto a incarnare agli occhi dei fedeli.
Il papa stava infatti diventando più un capo di stato effettivo
che un pastore di anime. Il confinre tra potere temporale e potere
spirituale si era terribilmente assottigliato, in un periodo di continui
mutamenti in ogni ambito della vita umana. La Chiesa rischiava di perdere
ulteriormente terreno sul piano della stabilità e questo avrebbe potuto avere
ripercussioni mondiali non indifferenti dal punto di vista della propria
credibilità. L'affaire dei documenti top secret trafugati dall'uffico papale,
poi, non avev certo contribuito ad allontanare la pericolosa e tremenda
bufera sctenatasi all'ombra delle mura vaticane
Tra un riacceso bisogno di spiritualità e un laicismo
dilagante occorreva dunque un polso di ferro autorevole. Occorreva una
personalità immune alle pressioni esterne di lobbies o di opposte fazioni
perennemente in lotta tra loro. Occorreva, insomma, la presenza di una figura
di spicco capace di superare anche le peggiori espressioni di bieca materialità
per ascendere alle più alte vette della consapevolezza, di sè, degli altri e
soprattutto di Dio.
Benedetto XVI non era forse riuscito ad agire come avrebbe
desiderato: troppi ostacoli sul suo cammino verso la Verità.
L'oggettività circostante era perciò giunta a rappresentare
davvero un grosso rischio per l'integrità spirituale di un uomo di fede come
lui, dedito allo studio e alla meditazione, così poco avverso ai richiami
della mondanità e alla superficialità di un contesto ormai
irrimediabilmente corrotto.
Impotente a frenare la caduta dell'istituzione che simbolicamente
incarnava nell'immaginario collettivo del suo popolo e nell'estremo sforzo di
salvare se stesso e il futuro della chiesa, il papa ha preferito abdicare al
mandato conferitogli il 19 aprile 2005, regalando all'umanità la possibiltà
concreta di soffermarsi a riflettere sulla degenerazione di cui è divenuta
preda, sotto il profilo sia etico che sociale.
L'eredità morale che si evince dalla decisione - a
lungo ponderata - di Benedetto XVI è importantissima e incommensurabiule, per
tutti gli individui di buona volontà che saranno disposti ad accoglierla e a
farla propria. Un'esistenza vissuta alla continua ricerca del benessere è
destinata a creare un'insoddisfazione crescente e dunque una
perenne infelicità; al contrario, uno stile di vita semplice, la capacità di
sapersi accontentare di ciò che si possiede e di allontanarsi dalle tentazioni
venali per ascoltare la voce dello spirito è qualcosa che può regalare grandi e
durature soddisfazioni.
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