08 giugno 2015

LA SOCIETA' LIQUIDA




di Iva Testa

L'idea di modernità o società liquida è dovuta a Zygmunt Bauman. Cerchiamo di spiegare quella che è diventata la definizione della nostra società.

La società liquida comincia a delinearsi con il pensiero post moderno. Il postmodernismo segnava la crisi delle grandi narrazioni che ritenevano di poter sovrapporre al mondo un modello di ordine, Ma per Bordon anche il postmodernismo é una fase decrescente.

Tra le caratteristiche di questo presente in stato nascente si può annoverare la crisi dello Stato. Scompare un'entità che garantiva ai cittadini la possibilità di risolvere in modo omogeneo i vari problemi del nostro tempo, e con la crisi ecco che si sono proliferate la crisi delle ideologie e dei partiti.



Con la crisi del concetto di comunità, emerge un individualismo senza limiti. Questo soggettivismo ha minato le basi della modernità, l'ha resa fragile. Si determina una situazione in cui, mancando ogni punto di riferimento,tutto si dissolve in una sorta di "liquidità".


Tutto si dissolve: si perde la certezza del diritto,e le uniche soluzioni per il singolo senza punti di riferimento,l'apparire come valore e il consumismo.       

E' un consumismo che non mira al possesso di oggetti di cui appagarsi, ma che li rende immediatamente vecchi.
Il singolo passa così da un consumo all'altro in una sorta di bulimia senza scopo (il nuovo telefonino ci dà pochissimo in più rispetto al vecchio, ma il vecchio va comunque rottamato per acquistare l'ultimo modello).

Sulla crisi delle ideologie e dei partiti,qualcuno sostiene che questi ultimi sono diventati un taxi sul quale sale  un capopopolo che controlla i voti, scegliendoli secondo le opportunità. Non solo i singoli, dunque, ma la società stessa vive in un continuo processo di precarizazione. 




Che cosa potrà sostituire questa liquefazione? Ancora non é dato saperlo perché i processi di trasformazione sono lunghi e complessi. Ma per sopravvivere alla liquidità?

L'unico sistema é la coscienza pensante che riconosce la società liquida, Ma purtroppo la politica e gran parte dell'intellighenzia non hanno ancora compreso la portata del fenomeno.

Non resta che dre "Ai posteri l'ardua sentenza". 









22 febbraio 2015

ITALIA POVERA



di Iva Testa 

Secondo il Rapporto Caritas Europa una persona su tre é a rischio povertà nei sette paesi 'deboli' della Unione 
Europa (Italia,Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda, Romania e Cipro). E' l'impatto più violento della crisi economica..

In tema di povertà e di esclusione sociale, Caritas evidenza " un'Europa a due velocità": alla fine del 2013 il 24,5% della popolazione europea era a rischio indigenza 1,8 milioni in meno rispetto al 2012.




Nei sette paesi considerati più vulnerabili in seguito alla crisi, lo stesso fenomeno coinvolge il 31% della popolazione. L'Italia si posiziona su valori intermedi ( 28,4%), mentre il valore più elevato si registra in Romania (40,4%). Secondo Caritas il fenomeno é allarmante e la deprivazione materiale colpisce il 12,4% della popolazione.

Il numero di persone che vive in famiglie quasi totalmente prive di lavoro é aumentato in un tutti e sette i paesi europei. Caritas denuncia che la povertà e l'esclusione sociale determinate dalla crisi economica sono state aggravate dalle politiche di austerity e di spending review messe in atto in numerosi paesi dell'Unione Europa.

Torniamo in Italia. All'interno del disagio sociale due milioni e mezzo di giovani tra i 15 e i 29 anni  non studiano e non lavorano. Lo rileva l'ISTAT nel rapporto Noi Italia nel quale raccoglie le principali statistiche del paese. Peggio di noi sta solo la Grecia. E la popolazione invecchia. Al 1 gennaio 2014 ci sono 151 anziani, cioé un anziano ogni 100 giovani. Secondo l'Istituto di Statistica, il campanello d'allarme scatta in presenza di sintomi di rischio. E la lista é lunga; si va dal non poter sostenere spese impreviste, ad accumulare arretrati nei pagamenti, come mutui, affitti, bollette.




Il lavoro é il problema più grave: tra i 20 e i 64 anni, tradotto in percentuale  meno di sei persone su dieci, lavora. Nel 2013 infatti, il tasso di occupazione per questa fascia é calato, scendendo sotto quota 60%.
Queste cifre parlano da sole, sulla gravità del problema...

La domanda é solo una: quali sono le priorità della Poltica?

14 febbraio 2015

L'AFFAIRE "MARIJUANA"





di Iva Testa 

E oggi  parliamo di marijuana, argomento di grande dibattito e di attualità.
Per la prima volta  nella loro storia i cartelli messicani hanno visto precipitare la richiesta della cannabis. Entra in crisi il business miliardario che sino ad ora non aveva avuto flessioni. I dati forniti dalla polizia frontaliera americana  (US BORDER PATROL)non lasciano spazi a dubbi: la riduzione del traffico di erba nel 2014 é stata del 24% rispetto al 2011.

Cosa é successo? Nessuno fuma più spinelli? O si tratta di una stagione di arresti particolarmente efficace?

La risposta é più semplice ed é la legalizzazione delle droghe leggere in Colorado e nello stato di Washington. La vendita legale di marijuana ha portato oltre 800 milioni di dollari di nuovi introiti fiscali, ma ha anche cominciato a trasformare il tessuto criminale. La crisi delle organizzazioni a sud del Rio Grande, che hanno sempre inondato gli USA
di erba,é paragonabile alla crisi dei titoli del Nasdaq. 



Dopo tanti dibattiti ideologici c'é la prova che la legalizzazione é uno strumento reale di contrasto al narco-capitalismo. Le grandi obiezioni mosse dai proibizionisti contro l'esperimento di legalizzazione in USA sono le stesse  sostenute da  sempre dal proibizionismo europeo: aumento del mercato dei consumatori, aumento degli incidenti stradali, aumento della criminalità.

Allarmi smontati dall'esperienza reale. Non c'é stata catastrofe. Anzi, la polizia di Denver, in Colorado,ha registrato una diminuzione del 4% dei reati, nessun aumento di incidenti (che invece continuano  ad essere provocati dall'alcool).




Ma in Europa e negli Stati Uniti i vertici delle polizie continuano a sostenere posizioni proibizioniste, eppure nulla ha fermato la diffusione dell'erba e il suo consumo.

In Italia l'81% dei sequestri delle piantagioni di canapa indiana avviene nel sud Italia, quindi l'erba messicana diventerà l'antagonista dell'erba italiana. La legalizzazione non solo sta costringendo i cartelli ad abbassare i prezzi tagliando i profitti, ma i messicani devono anche
competere con la qualità: quella della mariuana  legale é certificata, catalogata e controllata e leggendo le didascalie delle bustine si possono conoscere effetti e composizione.




L''erba illegale spacciata dai messicani invece ha qualità minore a fronte di un prezzo alto perché contiene additivi, come l'ammoniaca ad esempio. Legalizzazione,quindi,porta anche a una riduzione degli effetti negativi e il mercato perde i segmenti più dannosi.

Le modalità per sottrarre la mariuana ai narcos sono molteplici: Colorado e Washington hanno liberalizzato la produzione e la distribuzione. Alaska e Oregon si stanno avviando verso la legalizzazione e la Florida deciderà sull'uso medico della cannabis. E in Italia che succede?.

Il primo passo del Ministro della Difesa Roberta Pinotti con la coltivazione da parte dell'esercito di marijuana per uso terapeutico aveva fatto sperare in un'accelerazione del percorso di legalizzazione, ma tutto si é fermato. 

Nel frattempo narcos e boss estendono il loro impero. Eppure sono ormai accertati gli effetti benefici dell'erba sui malati terminali e non solo. E' il momento di porre il tema della legalizzazione come battaglia di legalità, in contrasto con l'economia criminale e sottrarlo al controverso dibattito morale.

Solo in questo modo ci potremo allineare ai paesi più evoluti che hanno capito da tempo la necessità di un mercato di cannabis libero e legale.

01 febbraio 2015

DALLA SICILIA .... CON RIGORE




di Iva Testa 

"Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini". Sono le sole parole pronunciate da Sergio Mattarella, a pochi minuti dalla sua elezione a Capo dello Stato. Una vittoria piena, quella del 73enne giudice di nomina parlamentare della Corte Costituzionale.

Il voto in aula ha sfiorato il quorum dei 2/3 e un applauso scrosciante di 5 minuti ha salutato l'annuncio dell'avvenuta elezione. Il capo del governo gli ha immediatamente inviato un twitter : Buon lavoro, Presidente Mattarella! Viva l'Italia! 

Già. perché la vittoria di Mattarella é soprattutto quella di Renzi. In un sol colpo Renzi ha ricompattato il PD e  sconfitto Berlusconi. Ha dimostrato che il patto del Nazareno non era un legaccio di compromessi, ma un accordo tra forze diverse per avviare le riforme.

A Berlusconi conviene restare nel patto, vista la sua situazione complessiva, ma ci resta azzoppato e non da caimano ridens come sempre.




Berlusconi ben ricorda che fu proprio Mattarella a dimettersi da Ministro della pubblica istruzione del governo Andreotti nel 1990 contro il via libera alla legge Mammì, la disciplina del sistema pubblico e privato che gli consentì di costruire il suo impero televisivo.

Oggi il suo partito si é frantumato,e non si sa, almeno finora, intorno a chi si compatterà. Quasi certamente non intorno a Berlusconi e questo amaro calice il cavaliere lo ha bevuto proprio con l'elezione di Mattarella.

Renzi é stato un abile politico e merita di andare avanti con il governo.

Che dire del nuovo Presidente della Repubblica? I suoi detrattori sostengono che parla troppo poco e che non sarebbe in grado di rappresentarci all'estero. Noi pensiamo che non ci voglia poi molto  per un  parlamentare di così ampia esperienza, incontrare formalmente altre personalità istituzionali. Conosce la giustizia, la criminalità che gli uccise un fratello nel 1980, ha avuto esperienze politiche, accademiche, non conosce compromessi.
Insomma, le qualità che dipingono il volto del Capo dello Stato in Italia e nel mondo.


                                                   




Buon lavoro Presidente!

24 gennaio 2015

DOPO 172 UNA DONNA ALL' ECONOMIST





di Iva Testa


Per la prima volta nei 172 anni di storia del settimanale londinese The Economist una donna
é diventata Direttore della prestigiosa testata. Zanny Minton Beddoes, 54 anni, succederà
dal primo febbraio a Jhon Micklethwait, direttore per un decennio.

Zanny finora era capo della Business section (economia, finanza, scienza, tecnologia).
"Sono contenta dell'opportunità che mi viene offerta" ha detto. Lei fa parte di Economist da 20 anni,
in cui ha scritto su Africa, Europa orientale e America. Laurea ad Oxford, master ad Harvard
concludono una carriera eccezionale.

L'Economist forse vuole lanciare un segnale di innovazione, per sfondare il tetto di cristallo che
ha tenuto fuori le donne dai giornali. O forse vuole battere il cambio della guardia al Guardian,
altro prestigioso mezzo d''informazione, dove in corsa per la Direzione ci sono due donne: una
giornalista inglese che ha già fatto carriera c'era già stata, ma per riuscirci é dovuta andare in America:



Tina Brown e ha diretto Vanity Fair.
E' il momento delle giornaliste in Inghilterra. Siamo contente perché sappiamo cosa vuol dire fare questo mestiere. Per fortuna in altri paesi (incluso il nostro) ci sono donne che dirigono giornali, ma certo sempre meno degli uomini. Il cammino dell'emancipazione é lento...lo sappiamo..

Ma sappiamo anche che donne, per genetica, sono portate ad una maggiore curiosità.
E quale migliore occasione che curiosare tra le notizie e raccontarle?...
I nostri migliori auguri a Zanny e buon Lavoro....

13 gennaio 2015

TUTTI ......ANCHE NOI






di Iva Testa

La strage francese coinvolge tutti...anche noi.
I fatti sono noti, anche se c'é ancora molto da capire.
 
L'intelligence aveva lanciato l'allarme, ma non é servito.
Nella splendida Parigi hanno attaccato la stampa e la satira, voci di libertà.
E la stampa di tutto il mondo ha seguito gli avvenimenti francesi.
 
Domani  il settimanale Charlie Hebdo uscirà in edicola con le sue note vignette.

Tutti si sono uniti attorno al terrore seminato dai terroristi.
La presenza di tutti i leaders mondiali ha detto senza parole che il pericolo riguarda tutti.
Sono terroristi addestrati, ricchi, appoggiati da basi logistiche, e combattono in nome di "Allah é grande".
Non hanno paura di morire,,,colpiscono obiettivi mirati.
 
Questa volta il cuore dell'Occidente.
Hanno anche lanciato la sfida al Papa....
Seminare terrore é il loro compito.
 
L'Europa deve trovare politiche comuni per rafforzare la sicurezza delle proprie frontiere senza respingere i migranti. L'intelligence deve fare il proprio mestiere coordinandosi e riuscendo a prevenire un altro attentato.
Non é facile..la lotta é durissima, ma solo contrastandola con tutti i mezzi a disposizione, potranno essere minori gli attacchi alla democrazia.

26 novembre 2014

NO WOMEN NO CRY




Iva Testa

Quest'anno, per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne,l'ONU illumina il mondo. Dal Cairo, passando per New York e il continente nero, le grandi città si colorano di arancione per dire basta al feminicidio. Illumina il tuo quartiere, si chiama la campagna Un women.

La testimonial scelta é Tesi Hatcher, attrice americana, appartenente all'associazione Casalinghe disperate. Tesi  ha avuto il coraggio di denunciare la violenza subita tra le mura domestiche.




I dati sul feminicidio sono sempre più allarmanti. In Italia, dalle cifre fornite dallo studio EURES, nel 2013 le donne uccise sono state 179, una ogni 2 giorni. Rispetto al 2012 sono aumentate del 14 per cento.

E le violenze  più frequenti avvengono tra le mura domestiche, dove mariti, fidanzati, amanti, massacrano di botte le loro partners per poi finirle del tutto con l'omicidio.

Una pratica antica, che continua e avanza, nonostante le lotte per l'emancipazione. Eppure le donne camminano in avanti, entrano dappertutto, volano come Samantha Cristoforetti, la prima astronauta italiana nello spazio.

Samantha ha detto sorridendo a tutto il mondo quanto sono belle le stelle e la stratosfera. Un successo che rende tutte noi orgogliose di appartenere al nostro sesso.




Eppure non c'é nulla da fare. La violenza contro le donne continua nonostante le campagne internazionali contro questo orribile crimine.

Nella giornata internazionale dell'ONU si sono mobilitati intellettuali, artisti, politici, sindacalisti, televisioni, webb, per fermare la mano omicida. Ma basta una sola giornata? 

Bisognerebbe, forse, riprendere in modo capillare l'educazione, la formazione, soprattutto quella rivolta ai giovani. E' dalla famiglia, dalla scuola che devono arrivare gli strumenti culturali per restituire ai sessi pari dignità. Altrimenti come sopportare la stridente contraddizione tra la la giovane Samantha e la piccola nera infibulata a 11 anni?




Il delitto contro la donna é arcaico e resta tale anche negli anni 2000. E' una pratica bestiale, di sopraffazione e sopruso che non conosce eguali...
Perché é più forte tra le mura domestiche? Forse perché i maschi non sopportano donne emancipate al loro fianco, ma soggetti deboli da vessare.
O forse perché sono sbagliati i nuclei famigliari, formati senza consapevolezza dei rispettivi ruoli. Certo é che, mentre voliamo nell'azzurro sconfinato, muoriamo colpite senza pietà dalla mano crudele dell'uomo.

Noi non ci stanchiamo di lottare, di cercare con tutte le nostre forze di combattere la bestia....ma abbiamo bisogno non di una, ma di tutte le giornate del calendario per cercare di sconfiggere questa grave forma di barbarie...