24 febbraio 2009

VIALE DEL TRAMONTO PER IL PD?




di Iva Testa

E' giusto dire che la sinistra è finita? L'ipotesi non è peregrina.

Innanzitutto, dov'era il PD quando Veltroni si è dimesso? Da nessuna parte perchè non è mai nato. Il tentativo di unire la sinistra riformista col moderatismo cattolico ha fallito in pieno.Da una parte le correnti del PD hanno impedito la coagulazione, dall'altra era necessario molto tempo prima delle dimissioni andare ad un congresso.

La soluzione Franceschini non piace a nessuno perchè non ha significato. Alla vigilia delle elezioni europee e amministrative(con oltre 5mila comuni)Franceschini può solo raccogliere in silenzio la cenere della pesante sconfitta.. E a quel punto sarà troppo tardi per un congresso. Quando si è in caduta libera si pensa solo a se stessi.

I simpatizzanti, i militanti,le tante migliaia di persone che non si collocano a destra probabilmente si asterranno alle elezioni politiche aspettando che si definisca un altro quadro.Un quadro moderato, dove non si cancellino del tutto le sollecitazioni riformiste.

Per una realtà di questo tipo bisogna guardare al centro, vero arbitro da anni della politica italiana e aspettare... mentre la forza, il danaro e la potenza mediatica di Berlusconi potranno agire indisturbati. E forse consegnarci in breve tempo un regime di stampo autoritario, con i poteri concentrati nelle mani del capo dell'esecutivo.

Tutto questo è chiaro anche ai tanti dirigenti della sinistra che sono tuttora attori della scena politica. Dovrebbero uscire dalle ridicole oligarchie e ascoltare la voce delle persone che vogliono, vorrebbero vivere in una democrzia rappresentativa.

16 febbraio 2009

Violenze...... sessuali






di Iva Testa

Sono giovanissime, quindicenni le ultime donne violentate in Italia.
Gli stupratori, o giovanissimi italiani o giovani immigrati.
Si accorciano le età dello stupro classico, quello che abbiamo vissuto per anni e contro il quale abbiamo molto combattuto.
Abbiamo una morbida legge contro la violenza sessuale che restituisce basse pene agli strupratori.
Ma adesso cambia qualcosa. La preda femminile assume le sembianze di una giovane ragazza e il suo carnefice ha pochi anni più di lei.
Forse i ragazzi navigano troppo sui siti hard, forse la violenza che si respira nell'aria attraversa di più i più fragili come i giovani. E allora ecco uscire le pulsioni dissennate senza possibilità di potere arginarle.
Quali pene può avere un ragazzo di quindici anni che filmava con telefonino lo stupro della sua amica di classe? Difficile stabilirlo..
E quale futuro può avere una ragazza stuprata a quindici anni?
Si apre un capitolo difficile da analizzare..La coscienza di una quindicenne è in formazione. Uno shock può assere letale...
Cosa si può fare? Forse creare una rete di solidarietà dove donne giovani o meno giovani possano parlarsi, aiutarsi..Dopo le forze dell'ordine e gli ospedali arriva il momento di ricominciare a vivere.

09 febbraio 2009

IL CALVARIO DI ELUANA, L'ABUSO DEI MEDIA E LE STANGATE ISTITUZIONALI DELLA POLITICA



di Iva Testa

La vita e la morte non sono categorie dello spirito ma eventi della realtà terrena. Eluana, secondo il parere di molti medici, è morta 17 anni fa entrando in un coma vegetativo. Il padre decide di interrompere l'alimentazione artificiale e di porre finalmente la parola fine a questo lunghissimo calvario.

Questi i fatti. Ma su questi, apparentemente semplici fatti, si scatena una campagna mediatica senza precedenti. Il boccone è ghiotto, arriva dritto nel cuore della gente e allora va sfruttato. Senza riflessione, senza chiedersi se sia lecito informare in modo così massiccio l'opinione pubblica.

Non è la prima volta che i media abusano dei soggetti deboli, ma questa è una volta speciale perchè muove la Chiesa e la politica. La prima nega la libera scelta del padre, la seconda si associa con forza al clero colpendo con stangate pesanti le istituzioni.

Il padre di Eluana ha supplicato i media di tacere. Invano. TG, radio e giornali non parlano d'altro. Cosa si può fare? Le mobilitazioni contro la prossima legge sono giuste, è altrettanto importante parlarne nei blog, ma bisognerebbe costringere tutti i media a rispettare il codice deontologico che esiste da tempo.

ELUANA: LA VITA OLTRE LA VITA


(la foto non è di Eluana ma di un'altra donna come lei in stato vegetativo irreversibile)





di Grazia Gaspari

Per Eluana, o meglio per ciò che è rimasto del corpo di Eluana, è cominciato il conto alla rovescia. In molti sono con lei e accompagnano la fine del suo calvario con buoni pensieri o con preghiere. Povera figlia, poveri genitori, che destino! Sì, che duro destino, non solo per la sofferenza fisica, ma per la sofferenza morale, spirituale. Tuttavia da questa sofferenza si alza ad insegnamento per tutti, la dignità, la forza, la tenacia, l’amore di una famiglia che è andata oltre se stessa per amore dei figli.

E mentre Peppino Englaro giganteggia, ci appaiono sempre più piccoli quei cattolici, quei ben pensanti che portano acqua e latte davanti alla clinica di Udine, gesto simbolico per dire di continuare ad alimentare un corpo martoriato e sfigurato da 17 anni di immobilità. Come devono vedersi buoni e giusti. Quale attaccamento, ma Gesù non aveva detto che il suo, il loro, regno non è di questo mondo?.

Sembra che una mano anonima abbia scritto in un muro vicino alla clinica: “Peppino boia”. Il cardinale Angelo Bagnasco lo ha scritto in un editoriale sull’Avvenire.

Quale carità cristiana li spinge a tali comportamenti? Hanno sempre due pesi e due misure….. (ricordate la teoria della doppia verita?) A Giovanni Paolo II fu tolto il sondino che lo alimentava, come scrive il suo segretario nel libro di memorie, per lasciare che “andasse al Padre”… Eluana no! I Papi hanno uno statuto speciale anche con Dio!

Ma chi sono questi piccoli, grandi Torquemada, che in nome della vita che non è vita, condannano un’anima alla galera spirituale? Un corpo alla consunzione infinita solo per affermare i loro paradigmi? Ha ragione Peppino Inglaro: “non possono imporre il loro credo”

Voglio riportare alcuni brani di una lettera di Luciano di Natale anche lui padre di una figlia di 25 anni da due anni in stato vegetativo permanente, che ho trovato in rete e che ci aiuta a capire ancora di più il dramma di quelle persone, in Italia sono circa 2500, e di quelle famiglie che a differenza di Peppino Inglaro non hanno la forza di combattere una così dura battaglia.

“RISPETTIAMO il dolore di un padre – scrive Luciano di Natale –
www.radiortm.it/Notizia.asp?Id=14042 che con grande dignità ha lottato e lotta per il bene di sua figlia, e facciano religioso silenzio quei preti con i loro sagrestani che contestano la giusta sentenza dei Giudici di Milano che hanno dimostrato equilibrio e grande umanità …... Nella sentenza c’è il rispetto per l’uomo. Il rispetto per Eluana. Ho l’ impressione invece che una parte del clero ami di più la dottrina consolidata piuttosto che l’uomo. (….)

“Per un momento fermiamoci, riflettiamo e immaginiamo che gravissimi danni cerebrali, riportati a seguito di un forte trauma cranico, ci costringano a stare giorno e notte a letto oppure in una sedia a rotelle, senza avere la possibilità di vedere e di sentire le voci dei nostri cari e di cacciare via una mosca dal viso perché incapaci di muovere anche un dito.

Immaginiamo di non riuscire a trattenere l’urina e le feci e di sentirci voltare e rivoltare da mani esperte sul letto ogni tre ore per il cambio del pannolone come quando eravamo bambini , di non poter mangiare nulla perché non riusciamo a deglutire , di non riuscire a bere perché l’acqua andando in trachea ci farebbe soffocare, di sentire i liquidi invadere lo stomaco tramite un foro fatto nella pancia.

Immaginiamo di avere un tubo inserito nella gola che ci consente di respirare ma che ci provochi, quando tossiamo o starnutiamo, dolorose lacerazioni alla trachea.

Immaginiamo di avere passato tre mesi in una sala di rianimazione con forti crisi epilettiche e di esserne usciti con gli arti deformati per la lunga immobilità e poi di avere fatto degli inutili viaggi della speranza ( con i nostri cari) in Italia o all’estero.

Immaginiamo di essere stati sottoposti a tre interventi chirurgici ai polmoni a causa di forti difficoltà respiratorie (…)

Immaginiamo di non avere speranze di guarigione o di una vita umanamente accettabile. Accetteremmo di vivere una vita così oppure , se potessimo farlo, rifiutare le “ buone” intenzioni dei medici che ci vogliono dare per una vita di stenti e dire: No grazie io non voglio la vostra elemosina, non voglio che sia violata la mia dignità

Mia figlia ed Eluana sono doppiamente sfortunate perché oltre ad avere le loro giovani vite spezzate , non hanno potuto rifiutare l’uso della “tecnologia avanzata” delle sale di rianimazione per chiedere di morire secondo natura . I medici delle rianimazioni, avendo a disposizione apparecchiature tecnologicamente avanzate, sono in grado di strappare alla morte molti pazienti sottoponendoli a tutte le cure possibili, anche se consapevoli della loro inutilità e delle conseguenti sofferenze (….)

Spesso l’esito di un coma degenera in uno stato vegetativo; di esso dice la letteratura scientifica: “E’ il più controverso disturbo della coscienza; è un fenomeno moderno, prima sconosciuto, prodotto delle rianimazioni e delle terapie intensive…. “

Io dico che lo stato vegetativo che non è vita, ma non è nemmeno morte è mostruoso….

E’ un ibrido di vita e, simultaneamente, di morte. Non è accettabile questa degenerazione della medicina. Penso che se si facesse un referendum in Italia, dopo una vera informazione, il 95 % degli italiani (il resto sarebbero fondamentalisti religiosi, o masochisti, o disinformati) voterebbe per il testamento biologico

E facciano silenzio soprattutto quei politici che con l’uso quotidiano dei mass-media si ergono ad arbitri e custodi della vita. Penso che, da loro, Eluana è trattata come un mezzo per difendere la loro morale che vorrebbero imporre a tutti. Tremo all’idea che possano discutere di una materia tanto delicata come il testamento biologico o altri problemi di etica tali politici, politici che non sono stati scelti direttamente dagli italiani ma dalle segreterie dei partiti, che hanno dimostrato uno scarsissimo senso dello Stato ignorando totalmente gli obiettivi ideali e concreti che che dovrebbero essere propri della politica.”

01 febbraio 2009

Diritti Civili. Che fine faranno i sei figli dell'immigrato senegalese ucciso dal poliziotto italiano?




di Grazia Gaspari


Un brutto fatto di cronaca, la morte di un immigrato senegalese di 42 anni Diouf Behari Chehari, ammazzato da un ispettore di polizia. Il fatto è accaduto ieri 31 gennaio 2009, in via Sposito, zona Campo dell’Oro, a Civitavecchia.

Dinamica e causa non sono chiare. Il senegalese viveva in Italia da quasi vent’anni e per sopravvivere vendeva borse al mercato. Abitava assieme a due cugini in una casupola accanto alla villa del poliziotto, con una famiglia numerosa da mantenere. Due mogli e sei figli rimasti in Africa che ricevevano ogni mese il denaro guadagnato dal padre. Rimarranno senza sostentamento. La foto che ho inserito è una foto famosa. Fu scattata da Kavin Carter in Sudan e mostra un bambino che sta morendo di fame con alle spalle un avvoltoio che attente il suo cibo.

Il poliziotto, Paolo Morra, 50 anni, un graduato di polizia già coinvolto nel 1995 in una sparatoria a Borgata Aurelia, era da due mesi in congedo per malattia.

Sono le 8,30 quando il poliziotto,viceresponsabile dell’ufficio immigrazione, imbraccia un fucile a pompa e spara due colpi. Uno raggiunge la gamba destra del senegalese e gli recide l’arteria femorale. Inutile ogni soccorso: l’uomo muore durante il trasporto all’ospedale San Paolo. A mettere le manette all’ispettore, viceresponsabile dell’Ufficio immigrazione, gli stessi colleghi del commissariato locale da lui avvertiti dell’accaduto.

La notizia ha scatenato le proteste dell’Associazione Funzionari di Polizia che chiede controlli periodici sui requisiti indispensabili a svolgere funzioni di polizia con il possesso di un’arma. E scatenato l’indignazione delle comunità straniere che ieri hanno organizzato un corteo di protesta a Roma.

La giustizia forse farà il suo corso, forse il poliziotto verrà condannato, forse no, forse non l’ha fatto apposta…. Sta di fatto che oltre all'immigrato senegalese sul campo rimangono altre 8 vittime: i suoi sei bambini e le sue due mogli. Chi manderà loro il denaro per vivere?

L’esistenza in Senegal è assai dura. Anni fa vi andai in vacanza. Paese molto bello, dalla flora rigogliosa: gli ibiscus sono sei volte più grandi di quelli che crescono da noi, ma anche dalla povertà rigogliosa. Abitavo in un cottage di un albergo francese per europei. C’erano anche diversi campi da tennis….Vicino ai campi da tennis gli scarichi dell’acqua dell’albergo. Vidi un bambino di circa 6 anni bere a quegli scarichi. Mi vergognai molto….

Non riesco a non pensare a quei sei bambini rimasti orfani. Si può fare qualcosa per loro? Si può evitare che facciano la fine del bambino della foto?

Collaboro con l’Acse, un’associazione dei missionari comboniani che si occupa di immigrati. Ha sede a Roma in via del Buon Consiglio 19 e sicuramente si attiverà. Ma cosa possiamo fare noi? Noi donne, noi madri, noi giornaliste? Troviamo idee, inventiamoci iniziative. Il Ministero dell’Interno non può lavarsene le mani.