27 settembre 2013

CONGRESSO PD. Ne parliamo con Toni Jop giornalista dell'Unità



 Iva Testa


Mentre Letta va al Quirinale per un chiarimento sul governo  ....  aumentano le difficoltà del  PD, difficoltà che lanciano sinistri bagliori anche sul suo stesso congresso, un congresso guardato con attenzione da tutti, in particolare dal variegato mondo della sinistra.

Ne parliamo con Toni Jop, veneziano, radici ebraiche che ha  lavorato per quasi quarant'anni  e ci lavora ancora  


Toni Jop



Toni, perché é un congresso così importante?


“Perché il PD si gioca il prossimo futuro e anche quello meno prossimo. Perché sono in gioco anime che possono spostare l'asse dell'azione politica della sinistra italiana, e definitivamente, nell'area del consociativismo e del servizio all'affare. Perché non se ne esce senza che ai circoli venga dato potere reale di scelta e di decisione.....” 


Ritorniamo indietro nel tempo. Il PCI di Berlinguer piaceva a tanti appartenenti alla sinistra. Rigore, questione morale, valori civili, rispetto istituzionale ed altri ancora, erano per quell'uomo gli ingredienti fondamentali che ci separavano dalla destra. Cosa é rimasto, nel PD di oggi, di quel patrimonio?


“Qualcosa nei gruppi dirigenti, quasi tutto nella base”


Il PD si trova al governo, per la prima volta, con il PDL di Berlusconi. Non si poteva fare altrimenti in un governo di emergenza... ma quali potrebbero essere oggi gli alleati del PD per consentirgli di avere una maggioranza in grado di governare il paese?


“Penso che il governo, a queste condizioni, non si doveva fare. sono convinto che la pacificazione tanto invocata vada raggiunta su altre basi, con l'eliminazione dalla scena politica di Berlusconi.  Con lui al tavolo, ogni scelta, ogni azione è viziata dal conflitto di interessi.  Ma non si vuole capirlo, del resto, molti dirigenti non hanno voluto capire molto tempo fa.  Non ho idea di quale sarebbe il miglior possibile alleato della sinistra.  so che il Movimento cinque stelle contiene anche una quantità di spunti non lontani dal sentire e dalla cultura della base di sinistra,  so che converrebbe lavorare seriamente su queste chances,  so che una parte della dirigenza non secondaria non vuole tutto questo. e lo si è visto. al momento non vedo altre strade”


L'Unità é sempre stato l'organo ufficiale di stampa del PCI. Quale parabola ha avuto il giornale alle prese con le numerose svolte del partito?


“L'Unità ha rischiato di diventare da giornale di partito un giornale di corrente. dopo essere approdato ad un consiglio di amministrazione fatto soprattutto di investitori.  Credo che la sua storia (sinceramente gloriosa) lo abbia salvato da questa discesa agli inferi. è sempre stato una voce "terza" rispetto al gioco della politica e del partito, anche quando era "organo".  Continuerà  ad esserlo, perché questa è la via per conservare una voce tanto fondante della sinistra”

Ha senso ancora un giornale di partito o bisogna puntare ad un giornale per un pubblico democratico, includendo, in questo termine, tutte le varie anime culturali che appartengono ai cittadini progressisti del nostro paese?


“L’Unità è sempre stata - almeno da una quarantina d'anni - un imbuto in cui confluivano più culture di sinistra. conviene che questa caratteristica sia rispettata e valutata”


Come valuti  l'attuale situazione politica?


“Tanto e scomodissima”


La crisi economica comporta scelte obbligate soprattutto quelle riguardanti il lavoro.  Con Letta avremo almeno la riforma elettorale e due o tre misure urgenti per l'occupazione?


“E che ne so? me lo auguro. almeno questo” 


Uno sguardo di prospettiva. Secondo gli analisti la crisi ci accompagnerà fino al 2020. Cosa può e deve fare il PD in questo lungo periodo?


“Capirlo e darsi da fare”

26 settembre 2013

PAROLE ... PAROLE ... NON NE VOGLIO PIU'




di Iva Testa 

In questi giorni, i principali quotidiani italiani si sono occupati della crisi dei talk show, in caduta libera negli ascolti....  Sono tutti uguali, dice Maurizio Costanzo, uno dei padri fondatori del genere...Noiosi, sottolinea Carlo Freccero, guru indiscusso della TV.. Il Direttore generale della RAI, Gubitosi,  ammette : é un format che si va logorando.. Enrico Mentana taglia corto: sarà il telecomando a decidere...

Certamente la proliferazione di talk show politici deriva da una scelta economica: costano poco..  Ma ormai piacciono sempre di meno ai telespettatori, stanchi di vedere le continue risse tra i politici in TV.

Sarà anche abile il conduttore, ma inevitabili arrivano le urla.. In più manca completamente il paese..  Solo volti logori in TV..  Niente famiglie, lavoratori, giovani... Questi ultimi preferiscono la rete e leggono i quotidiani on line.. Quasi sparite le inchieste, genere di indubbio interesse..
Ad esempio sulla vicenda dell'ILVA nessun format televiso ha approfondito la questione ambientale e quella industriale, eppure il gruppo Riva, oltre all'ILVA, ha ben 7 stabilimenti del nord!

Cosa c'é che non va?

Sicuramente c'é un corto circuito in atto tra talk show e necessità di approfondimenti.
Questi ultimi farebbero guadagnare ascolti perché i cittadini vogliono vedere trasmissioni interessanti, che forniscano notizie nuove.. Non costano molto le inchieste..é sufficiente un bravo inviato e una buona troupe...e non é molto difficile inventare un programma che le contenga..

La stagione televisiva é appena cominciata..si può innovare in tempo, senza affanni..
La RAI ha la responsabilità di parlare al paese reale in quanto servizio pubblico, per il quale paghiamo il canone.. Ma anche alle TV private interessa la raccolta pubblicitaria e gli ascolti sono, di conseguenza, importanti...

Noi pensiamo che proprio in questo periodo, intenso e denso di tumulti si debba avere una buona TV che sappia raccontare gli eventi..

12 settembre 2013

Da Fondazione Luigi Pintor 




“ALLA FINE … DIO SARA’ TUTTO IN TUTTI”
Grazia Gaspari

Non si può certo dire che questo Papa non sia un uomo del fare. Titolai il mio primo articolo su di lui: “Le cannonate di Francesco” , ebbi una buona intuizione. Solo in questo fine e inizio settimana si è cimentato con la questione del conflitto in Siria e l’intervento americano, l’apertura dei conventi vuoti ai rifugiati, la rottamazione del concetto di “povero”, l’apertura del dialogo con i non credenti mediante la lettera a Scalfari.
E veniamo in primis, all’ultima iniziativa, la lettera. Domande e risposte per essere trattate a dovere richiederebbero più spazio,  ma lo spazio è tiranno. Cercherò nei limiti delle mie possibilità di essere sintetica.
Una cosa va innanzitutto notata:  le domande di  Scalfari pur sincere,  sono elegantemente una più cattiva dell’altra, ricche di tranelli, imboscate e insidie intellettuali e consiglio di leggerle rappresentano pur sempre uno scontro tra "titani".
A Papa Francesco, da buon gesuita,  non  deve essere dispiaciuto di cimentarsi con un intellettuale illuminista e illuminato.  E non tanto per mostrare la raffinata logica  di un Ordine che fa della conoscenza e del sapere il perno centrale su cui poggiare la dottrina (si dice che la maggior offesa per loro  sia quella di essere degli incompetenti),  ma come occasione per aprire un dialogo.  “Mi pare dunque sia senz’altro positivo, non solo per noi singolarmente ma anche per la società in cui viviamo – scrive Papa Francesco -  soffermarci a dialogare su di una realtà così importante come la fede, che si richiama alla predicazione e alla figura di Gesù. Penso vi siano, in particolare, due circostanze che rendono oggi doveroso e prezioso questo dialogo .....
La prima circostanza – come si richiama nelle pagine iniziali dell’Enciclica - deriva dal fatto che, lungo i secoli della modernità, si è  assistito a un paradosso: la fede cristiana, la cui novità e incidenza sulla vita dell’uomo sin dall’inizio sono state espresse proprio attraverso il simbolo della luce, è stata spesso bollata come il buio della superstizione che si oppone alla luce della ragione. Così tra la Chiesa e la cultura d’ispirazione cristiana, da una parte, e la cultura moderna d’impronta illuminista, dall’altra, si è giunti all’incomunicabilità. È venuto ormai il tempo, e il Vaticano II ne ha inaugurato appunto la stagione, di un dialogo aperto e senza preconcetti che riapra le porte per un serio e fecondo incontro”.
Già nella premessa si  sottolinea che lo spirito che anima da parte Sua il dialogo non è quello della contrapposizione ma   “dell’amore …” perché  “la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro. Il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti”.
Ecco qui un primo concetto forte: il fedele è umile, deve essere umile,  perché percependo l’infinità del potere divino non può che inchinarsi davanti a tale potenza.  Mediamente il fedele, al pari dell’intellettuale laico, non è mai stato umile, anzi la convinzione che la propria fede sia la migliore lo ha trasformato in “Caino”  diventando così lui stesso artefice di guerre di religione, sopraffazioni, soprusi ….. fino al terrorismo.
E spostiamoci ad un’altra parte forte della lettera.
“Vengo così alle tre domande che mi pone nell’articolo del 7 agosto. Mi pare che, nelle prime due, ciò che Le sta a cuore è capire l’atteggiamento della Chiesa verso chi non condivide la fede in Gesù. Innanzi tutto, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso che – ed è la cosa fondamentale – la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire.
In secondo luogo, mi chiede se il pensiero secondo il quale non esiste alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma solo una serie di verità relative e soggettive, sia un errore o un peccato. Per cominciare, io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità “assoluta”, nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione.
Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione! Tant’è vero che anche ciascuno di noi la coglie, la verità, e la esprime a partire da sé: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive, ecc. Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt’altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita.
Non ha detto forse Gesù stesso: “Io sono la via, la verità, la vita”? In altri termini, la verità essendo in definitiva tutt’uno con l’amore, richiede l’umiltà e l’apertura per essere cercata, accolta ed espressa. Dunque, bisogna intendersi bene sui termini e, forse, per uscire dalle strettoie di una contrapposizione… assoluta, reimpostare in profondità la questione. Penso che questo sia oggi assolutamente necessario per intavolare quel dialogo sereno e costruttivo che auspicavo all’inizio di questo mio dire.
Nell’ultima domanda mi chiede se, con la scomparsa dell’uomo sulla terra, scomparirà anche il pensiero capace di pensare Dio. Certo, la grandezza dell’uomo sta nel poter pensare Dio. E cioè nel poter vivere un rapporto consapevole e responsabile con Lui. Ma il rapporto è tra due realtà. Dio – questo è il mio pensiero e questa la mia esperienza, ma quanti, ieri e oggi, li condividono! – non è un’idea, sia pure altissima, frutto del pensiero dell’uomo. Dio è realtà con la “R” maiuscola. Gesù ce lo rivela – e vive il rapporto con Lui – come un Padre di bontà e misericordia infinita. Dio non dipende, dunque, dal nostro pensiero.
Del resto, anche quando venisse a finire la vita dell’uomo sulla terra – e per la fede cristiana, in ogni caso, questo mondo così come lo conosciamo è destinato a venir meno –  l’uomo non terminerà di esistere e, in un modo che non sappiamo, anche l’universo creato con lui.
La Scrittura parla di “cieli nuovi e terra nuova” e afferma che, alla fine, nel dove e nel quando  che è al di là di noi, ma verso il quale, nella fede, tendiamo con desiderio e attesa,  Dio sarà “tutto in tutti”.
Infine,  La lettera si staglia sullo sfondo di altre due potenti iniziative: la visita al centro gesuita per rifugiati di Via Astalli a Roma e la giornata di digiuno e di preghiera in San Pietro per la pace in Siria e nel mondo.

Il discorso di via Astalli pronunciato davanti a sacerdoti, rifugiati, volontari è stato superbo. Due i concetti rivoluzionari affrontati da Francesco:   “i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati”  e …  ai ben pensanti che amano la “spiritualità mondana”:  “la carità che lascia il povero così com’è non è sufficiente.  Non basta dare un panino se non è accompagnato dalla possibilità di imparare a camminare con le proprie gambe”
L’iniziativa della giornata di digiuno e preghiera in San Pietro è stata ampiamente trattata dai media. Una sola notazione: Se le parole non cuociono il riso, forse le preghiere sì dal momento che il conflitto Siria-Usa sulle armi chimiche sta prendendo una piega insperata se è vero che Siria, Russia e Usa sono al lavoro per l'eliminazione delle armi chimiche. 
Questo papa conferma in questa vicenda quella che sembra la vocazione principale del suo pontificato: aprire canali di comunicazione tra sensibilità e culture diverse per capirsi ed evitare anatemi e rotture che cristallizano ed impediscono osmosi importanti tra i rispettivi mondi. Non si può che condividere questo spirito e questo comportamento perchè tutti, quale che sia il nostro punto di vista, vediamo che nei conflitti inconciliabili il mondo affonda e le cose vanno sempre peggio.
A conclusione possiamo dire che ciascuno ha avuto il suo: Scalfari,  gli auguriamo fra cent’anni,  morirà felice e orgoglioso di se stesso, gli ha scritto anche un Papa! Marchiato nell’orgoglio. I conventi vuoti non erano mai stati toccati da provvedimenti  evangelici. Marchiati nella dottrina.   I protagonisti del G20, da Putin ad Obama, dall’Onu ad Assad  forse ogni volta che penseranno ad interventi militari non potranno fare a meno di chiedersi  se si stanno trasformando in Caino.  Marchiati  nell’etica.


















08 agosto 2013

"RISPETTARE IL DIVERSO". Messaggio del Papa ai musulmani per la festa di fine Ramadan




di Grazia Gaspari


Oggi, salvo qualche variante relativa alla collocazione geografica e dunque lunare, i musulmani di tutto il mondo, festeggiano la festa di "Id al Fitr" ovvero la fine del Ramadan, il mese in cui i credenti dall'alba al tramonto si astengono dal cibo, dalle bevande, dal fumo e dai rapporti sessuali. Per i musulmani il digiuno insegna all'uomo l'autodisciplina, la pazienza, l'amore per Dio e le sofferenze e le privazioni dei poveri e lo invoglia dunque alla solidarietà.


Papa Francesco ha voluto porgere i propri auguri ai musulmani italiani e del mondo scrivendo un messaggio di proprio pugno,  non affidato come di consueto  ad una qualche segreteria vaticana.

Un altro gesto  innovativo da parte di questo Papa dopo l'eclatante corona in mare a Lampedusa. Spesso, infatti,  noi giornalisti ci soffermiamo sull'esteriorità (la borsa, le scarpe, l'auto, ecc.) poco sulle parole, mentre sono invece assai importanti. E cosa scrive allora questo Papa?

Innanzitutto chiama  cristiani e musulmani a rispettare in modo reciproco “la religione dell’altro, i suoi insegnamenti, simboli e valori”, educando i propri giovani a questo atteggiamento e a manifestare “uno speciale rispetto” ai “capi religiosi e ai luoghi di culto”. Poiché “quanto dolore arrecano gli attacchi all’uno o all’altro!”. 

Fondamentale diventa quindi trasmettere questa consapevolezza  “evitando di mettere in ridicolo o denigrando  le loro convinzioni e pratiche. Sappiamo tutti che il mutuo rispetto è fondamentale in ogni relazione umana, specialmente tra persone che professano una credenza religiosa. È così che può crescere un’amicizia sincera e duratura”. 




 “Ciò che siamo chiamati a rispettare in ciascuna persona - scrive ancora il Papa - è innanzitutto la sua vita, la sua integrità fisica, la sua dignità e i diritti che ne scaturiscono, la sua reputazione, la sua proprietà, la sua identità etnica e culturale, le sue idee e le sue scelte politiche”. 

In altre parole, puntualizza, siamo chiamati “a pensare, parlare e scrivere dell’altro in modo rispettoso, non solo in sua presenza, ma sempre e dovunque, evitando ingiuste critiche o diffamazioni”. E qui, "entra in gioco la grande responsabilità di famiglie, scuole, insegnamento religioso, mass media".

Rispettare l'altro e la sua diversità, (ricordo anche  la frase a proposito delle lobby gay in Vaticano: "Le lobby tutte non sono buone. Mentre se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo?") Ecco un principio, un concetto che  non si è mai sentito pronunciare in Vaticano. 

Rispettare l'altro e la sua diversità in questa accezione, mi si passi il parallelo, non appartiene nemmeno al PD.  E' un principio che implica tolleranza e magnanimità .... due qualità  rare anche nella sinistra. 











06 agosto 2013

RIFORME: "IL DISABILE AZZURRO"





di Grazia Gaspari

Lassù qualcuno ci ama. Non parlo del lassù metafisico, ma di un lassù più terreno, più umano anche se pur sempre distante: il lassù di chi ci governa.
E’ dalla Liberazione (ma anche prima) che il nostro paese attende delle riforme più o meno di “struttura”,  di modernizzazione, di razionalizzazione, funzionali e in grado di metterci in condizione di navigare in mare (produttivo, commerciale, sociale, ecc.)  aperto …. Ma nessun governo di qualsiasi colore, ordine  e grado è stato capace  di vararne una. Non ci sono riusciti  (o non hanno voluto) i governi democristiani, di centrosinistra, di coalizione popolare e nemmeno quelli a maggioranza bulgara  di Berlusconi. 
Niente!!! Far funzionare la sanità,  la scuola, i mezzi di trasporto, la raccolta dei rifiuti, la rete stradale, la giustizia, il commercio, ecc. ecc.  è impresa sovrumana. Né valgono le nuove tecnologie,  il moltiplicarsi dei mezzi d’informazione, le  scoperte della scienza e della tecnica …… tutto rimane quel che è, preda di un sortilegio, immutabile e immutato.
Da Berlusconi a Prodi, da Monti a Letta tutti hanno diversamente promesso, nessuno ha diversamente mantenuto. In compenso, a loro dire,  tutti si sono o si stanno ammazzando  di lavoro per noi.
Al governo Monti non si può tuttavia non riconoscere il solerte e laborioso impegno.  E' a lui, infatti,  che dobbiamo,  tra l'altro, la tanto agognata  riforma del contrassegno per il parcheggio delle auto dei  disabili. Contrassegno  che “dal 15 settembre 2012”  è diventato  "europeo".
Due le nuove caratteristiche: la prima riguarda il formato, l'attuale simbolo nero della carrozzella, su sfondo  arancione, viene sostituito dallo stesso simbolo di colore bianco su sfondo blu. La seconda riguarda invece il portafoglio: da gratuito passa a 32  euro, oltre ai 14 da versare alla Asl.   
Ecco un provvedimento di cui si sentiva la mancanza: d'altronde  chi, se non il disabile, in Europa,   salta da Parigi a Oslo, da Madrid a Berlino? Se poi si considera che i disabili in Italia sono, secondo l’Istat,  “2 milioni e 824mila”  ecco che i 32 euro si illuminano di immenso e diventano:  93 milioni circa.  

A suo tempo si sparlava della cupidigia montiana e si sosteneva che il governo  per pareggiare i  conti stava raschiando il fondo del barile.  Nel caso specifico  siamo oltre il fondo e oltre lo stesso barile.  Togliere 32 euro ad un non vedente, ad un mutilato del lavoro, ad un bambino poliomielitico ….  fa  veramente  schifo!!!  E’ come  rubare l’elemosina ad un cieco.  Solo l’algido amico della Merkel, servitore di mille padroni “europei”  poteva tanto.

Luigi Pintor scrisse. “Nessuno vuol più migliorare il mondo, tutti vogliono arricchirlo e pensano che sia la stessa cosa” ….. Magari volessero arricchirlo, caro Luigi, significherebbe  passeggiare in giardini pubblici puliti e fioriti, in strade senza buche,  in scuole che non cadono alla prima scossa di terremoto ….
Purtroppo,   NON VOGLIONO ARRICCHIRLO, VOGLIONO solo ARRICCHIRSI.  Ecco perché le riforme non si fanno, non si lavora per il bene del paese e della gente.

Forse è giunto il momento di buttare le riforme nel cestino della spazzatura  e cominciare a pensare ad una vera e propria rivoluzione.  


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04 agosto 2013

IL POTENTE IMPOTENTE




di Iva Testa

La Corte dichiara l'imputato colpevole..Semplici parole, di uno dei tanti processi.. Ma l'imputato é Silvio Berlusconi, reo di frode fiscale.
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"Tutte chiacchere e distintivo" gridava il grande Al capone mentre in aula inveiva  contro i  giudici.  Berlusconi, ribattezzato da Grillo: "Al Tappone" , inveisce invece col videomessaggio, prodotto aziendale di famiglia e forma a lui più congeniale,  per dire che è tutta colpa dell'accanimento giudiziario nei suoi confronti..

Ma stavolta il re é nudo.

A dichiararlo reo di frode é la Corte dell'ultimo grado di giudizio, La Suprema Corte.. Il ricorso in appello per gli anni di interdizione dai pubblici uffici é poca cosa.. Lo sa bene il Cavaliere...
Può sempre andare in TV, ma é dimezzato, il paese lo guarda in modo diverso.. Non crede più ai suoi sorrisi accattivanti, alle sue grevi barzellette, alle sue canzoni con Apicella, alla vita da nababbo che prometteva a tutti..

Ha rubato soldi allo Stato e, dunque, a tutti i cittadini..

Può tenersi le sue ville, le sue vallette, i suoi elicotteri, ma é un pover uomo nella sostanza perché non ha più consenso..E il suo delirio da imperatore ha lasciato il posto ad un delirio scomposto contro la magistratura.
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Napolitano ha detto di stare fermi e rispettare le sentenze..Gli ha fatto eco il PD..



Berlusconi non si farà da parte o lo farà con clamore, per salutare l'ingresso della figlia Marina nell'agone politico. Marina gli somiglia...già é seduta nel cuore del potere: Mediaset..Il titolo in borsa ha sempre tenuto, pure in questi tre difficili giorni. 

Che ne sarà del governo? Camminerà azzoppato fino alla riforma elettorale e poi si andrà alle urne. Ma Berlusconi non sarà più seduto in Parlamento..

Deo gratias!!!!


26 luglio 2013

Cosa bolle nel PD .... aspettando il congresso




Intervista di Iva Testa 

La crisi del PD è pesante e speriamo risolvibile, servono profondi cambiamenti culturali, organizzativi e nei gruppi dirigenti.  Non si fa un partito nuovo con idee uomini e donne “ vecchi “. Ritengo un errore  grave, ad esempio,  la sospensione dei lavori parlamentari. Questo è un governo di necessità,  frutto di questa pessima legge elettorale e del negativo risultato del voto, ma occorre starci con la schiena diritta senza tradire i  valori fondamentali e con comportamenti  rispettosi del migliore parlamentarismo

In prossimità del congresso del PD, iniziamo una serie di interviste all’interno del partito per cogliere pareri, umori, critiche, punti di vista, consigli e quant altro. Apriamo con  Adriana Mollaroli nata in provincia di Pesaro. Ha frequentato il Liceo scientifico, poi la laurea in Lettere Moderne all'Università La Sapienza di Roma. Sposata, senza figli, risiede a Fano, Ha scelto la politica di mestiere...già comunista ai tempi dell'Università, è stata assessora comunale e consigliera regionale nelle Marche, sempre nelle fila del PCI e poi PD
.
La mia esperienza politica è molto datata. Ho iniziato negli organi collegiali nella scuola  agli inizi degli anni ’70 al Liceo di Pergola, ho frequentato  gruppi dell’estrema sinistra durante i primi anni dell’Università alla Sapienza di Roma , ma non mi hanno mai convinta, e , nel 1975 ( gli anni di Berlinguer ),l’  iscrizione al PCI e   poi tutta l’evoluzione  fino all’attuale PD.  
Il PCI dei miei anni giovanili era un Partito serio  con progetti , valori  , un popolo di iscritti, regole  condivise, cursus honorum per le carriere, gruppi dirigenti autorevoli. Non privo di enormi difetti certo tra i più  gravi, per me, le reticenza nei confronti del socialismo reale  e  il centralismo democratico.  Leaders veri ?  Tanti e tante, Berlinguer in primis, Ingrao, Natta. Tanti grandi sindaci  Petroselli , Zangheri, Imbeni, Novelli

Il PCI ha cambiato, nel corso degli anni, sigla e identità

La questione è complessa  e io non ho sempre condiviso tutti i passaggi. Sulla nascita del PD avevo forti perplessità e nel congresso mi sono battuta per il NO. Ho scelto poi di restare perché l’alternativa era debole e perché non mi sentivo di abbandonare tante relazioni umane, in particolare con donne, con le quali avevo vissuto la mia vita politica. Cambiare, innovando cultura e progetti era indispensabile, ma andava  fatto nell’ottica di rileggere il mondo contemporaneo e trovare idee e proposte  per trasformarlo.
Non ci siamo riusciti e siamo ancora in mezzo ad un  guado culturale, progettuale, politico. Di fronte alla crisi questo è diventato un  dramma. Non ci sono proposte adeguate. Abbiamo perso le elezioni non solo per una pessima campagna  comunicativa, ma per assenza di  idee e  proposte da comunicare  e questo è imperdonabile. Quindi meglio cambiare.

Lei ha ricoperto incarichi politici di responsabilità. E' stata  anche  consigliera  regionale nelle Marche. Cosa, oltre all'impegno attivo, ha portato in sé come ricordo e bagaglio?

 La mia  esperienza politica è  stata indubbiamente ricca . Ho vissuto la militanza di base , la presenza   a  vari livelli (nazionali e locali) negli organismi  dirigenti e poi la rappresentanza istituzionale . Sono stata 5 anni assessora  comunale  nella città in cui vivo (Fano) e 10 anni consigliera regionale nelle Marche (la mia terra), poi nel rispetto delle regole (senza bisogno di rottamazione)  sono tornata al mio lavoro di insegnante.  Considero l’ esperienza  politica  straordinariamente importante ,bella  e, nessuno, mi convincerà mai della sua  inutilità.  Cosa mi ha lasciato ? Quale bagaglio ? Una ricchezza umana e culturale enorme , una grande  conoscenza della realtà , delle dinamiche sociali e del funzionamento del potere  irraggiungibile con  solo  studio   e  lavoro.

Oggi il PD attraversa uno dei periodi più neri della sua storia. Come       giudica    la decisione di consentire, con il proprio voto, un giorno di sospensione dei lavori parlamentari? Non era mai successo nella nostra  se pur giovane, Repubblica.

La crisi del PD è pesante e speriamo risolvibile, servono profondi cambiamenti culturali, organizzativi e nei gruppi dirigenti.  Non si fa un partito nuovo con idee uomini e donne “ vecchi “. Ritengo un errore  grave la sospensione dei lavori parlamentari. Questo è un governo di necessità,  frutto di questa pessima legge elettorale e del negativo risultato del voto, ma occorre starci con la schiena diritta senza tradire i  valori fondamentali e con comportamenti  rispettosi del migliore parlamentarismo.


La base del partito é disorientata...non si riconosce nelle scelte attuali del gruppo dirigente. Hanno ragione?

Precisato  che Il termine “ base”  andrebbe indagato meglio, io sono stupita , almeno nei miei territori, delle sue  scarsissime  reazioni . La “ base” è  disorientata , narcotizzata ,  quasi muta , da troppo tempo non si sente protagonista . In questi anni  è stata interpellata solo per la scelta dei segretari o altre cariche, mai coinvolta  nella costruzione di un progetto politico. Nella mia provincia poi, dove il PD  governa quasi  ovunque e da molti anni , l’abitudine ad occuparsi della gestione del potere (inteso in chi va dove e non chi fa cosa)  la situazione è quasi  peggiore. In questo senso anche le primarie, sicuramente utili in alcuni casi, andrebbero rivisitate.

Cosa dovrebbe fare oggi il PD per recuperare credibilità e consenso?

Per recuperare credibilità e consenso occorre accelerare il congresso, darsi un progetto, un assetto organizzativo un/a  leader autorevole e popolare  capace di  parlare  al paese ,  ma soprattutto agire  per imprimere una svolta alla crisi culturale ed economica dell’ Italia.

Un'ultima domanda: ad una sua classe come spiegherebbe cosa significa essere di sinistra oggi?

 Essere di sinistra significa  pensare e voler realizzare  una società  che permetta  a tutte/i di scegliere liberamente e consapevolmente il proprio futuro. Intendendo per liberamente, la eliminazione delle discriminazioni  sociali ,  economiche e di provenienza geografica.  Consapevolmente , cioè il possesso di  strumenti culturali e analitici  che permettano di conoscersi e decidere il proprio avvenire. Credo niente di nuovo rispetto al consolidato pensiero storico in materia, ma ai giovani oggi servono soprattutto esempi.


 

 Adriana Mollaroli





18 luglio 2013

I MOSTRI TRA DI NOI


















di Iva Testa

Una giovane suora indiana é stata stuprata da un gruppo di una ventina di uomini per un'intera settimana. E' donna, quindi l'indossare un abito sacrale non l'ha messa al riparo dalla violenza che ogni giorno, in ogni parte del mondo, si procura alle donne da parte degli uomini.

Abbiamo scritto molto sulla violenza sulle donne, sulle loro battaglie per la parità, delle tante carte europee e internazionali a favore dell'emancipazione femminile. Abbiamo tanto detto sull'archetipo della preda.. Cosa si può fare per non rischiare uno stupro?

Non ci sono risposte.

Uno stupro può avvenire in ogni luogo, in ogni momento della nostra vita.
Saremo sempre sole quando avverrà lo scempio.

Perché la bestia che alberga nel maschio sceglie sempre il momento più adatto.
Quando ero inviata andai a Milano perché un bambino di 9 anni era stato violentato da tutta la famiglia: madre, padre, zii, nonni,scavai a fondo. Avevo un dossier  di un'ora a disposizione.
Una neuropsichiatra infantile mi disse di aver curato casi di violenza su bimbi di due anni e mezzo. Una squadra di brave poliziotte aveva un pool di indagini nelle scuole, con la collaborazione delle maestre.

E visitai molte case delle donne sparse in Italia che accolgono le tante giovani e meno giovani stuprate. Anche un prete di Firenze aiutava le donne violentate.

Ma la domanda resta senza risposta, o meglio con una sola risposta: lo stupro non é eliminabile dalle società, perché non appartiene all'homo sapiens, ma all'istinto primordiale della caccia alla preda..

13 luglio 2013

MAIONESE IMPAZZITA



di Iva Testa 


Non era mai successo nella storia della nostra Repubblica che fossero interrotti i lavori parlamentari.

E' successo all'indomani della decisione della Corte di Cassazione di fissare , al 30 luglio ,la data di sentenza sul processo Mediaset.

Berlusconi rischierebbe un anno di arresti domiciliari e l'interdizione dai pubblici uffici.
La destra é insorta contro la Cassazione ed ha chiesto tre giorni di sospensione dei lavori parlamentari per consentire riunioni inderogabili del partito del Cavaliere.

Il Parlamento ne ha concesso uno grazie all'aiuto prestato dal PD all'alleato di governo.
Ma i falchi di Berlusconi tuonano: vogliono il Cavaliere libero o si va alle urne.
Letta mantiene la calma e dice che il governo reggerà.

Berlusconi lo rassicura: non toglieremo l'appoggio all'esecutivo. Più che mai il PD, alle prese con una rivolta degli iscritti contrari all'aiuto concesso a Berlusconi.

La Corte ha sussurrato che potrebbe esserci un rinvio della sentenza.

Napolitano, furibondo, ha scritto una nota a Libero, che si era pronunciato sulla grazia a Berlusconi, dicendo che non é nelle sue intenzioni.

Un bel pasticcio i guai giudiziari di Berlusconi. Mettono in secondo piano i veri problemi del paese, soprattutto quello del lavoro, emergenza nazionale.

Letta, sempre calmo, continua a lavorare.

Lo aiuta il capo dello Stato che si é già dichiarato contrario ad una crisi di governo.
La maionese é decisamente impazzita, per dirla con il linguaggio delle donne...

12 luglio 2013

I PADRONI DELLE RCS CORRIERE




di Iva Testa

Ci occupiamo ancora della scalata per l'acquisto delle azioni di RCS perché, come abbiamo già detto, é una questione molto importante per tutta la stampa, non solo per il Corriere della Sera, ambito quotidiano milanese che vede in corsa per l'acquisto delle quote per l'asta, Agnelli e Della Valle.

I soci di minoranza sono sotto le benefiche mani di Banca Intesa e Mediobanca, che tifano FIAT.

Fiat ha fatto la sua offerta:20.01, Della Valle il 18,5. Ma Della Valle vuole proprio RCS e ha scritto al Capo dello Stato, chiedendogli che si faccia garante delle trattative.

Napolitano gli ha risposto che non é questione di sua competenza ma dei mercati.
Della Valle ha incassato.

Marchionne, da parte sua ha detto che per FIAT RCS é un grande valore e che non ha capito la lettera di Della Valle. Scaramucce tra industriali?

Forse. Certo é che sembra proprio che la battaglia per il controllo maggioritario di RCS la vinca la FIAT.

I giornalisti di via Solferino preferiscono casa Agnelli al padrone delle Tood's. Avranno senz'altro, maggiori garanzie di indipendenza.

Noi crediamo, come loro, che il giovane Elkann abbia tutte le carte in regola. Ed anche il suo abile amministratore delegato..

09 luglio 2013

I PRINCIPI IRRINUNCIABILI




di Grazia Gaspari 

Quando alcune settimane fa ho appreso la notizia, che tante volte si è ripetuta, di immigrati morti in mare - da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte - il pensiero mi è tornato come una spina nel cuore che porta sofferenza. Ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare. Perchè ciò che è accaduto non si ripeta più”.

Perché ciò che è accaduto non si ripeta più!!! Mentre ascoltavo le parole di Papa Bergoglio, un senso di vergogna mi ha assalito. "Dov'è il sangue di tuo fratello che grida fino a me?".

Proprio così, parabole o meno, cosa ho fatto io che mi reputo anche una  credente e una persona "di sinistra", per fermare quella strage di innocenti? Perché nessuno si è fatto promotore in Italia e soprattutto in Europa  di una qualsiasi vera azione per mettere fine alla mattanza? Perché abbiamo lasciato che le frontiere si chiudessero e gli egoismi nazionali prendessero il sopravvento?

E’ anche vero che accanto all’indifferenza, al girare lo sguardo dall’altra parte, tante persone si sono impegnate, hanno teso nel tempo le loro mani verso i fratelli, i compagni più deboli e sfortunati. In prima linea in Italia,  i missionari comboniani. Ricordo ancora  padre Bresciani che utilizzando una piccola chiesa sconsacrata di una traversa di via Cavour a Roma, fondò  l’Acse (Associazione comboniana servizio emigrati)  per   aiutare gli studenti africani ad inserirsi e studiare in Italia per poi tornare nei loro paesi d'origine.

Erano gli anni delle lotte studentesche e noi facevamo volentieri del volontariato per quel senso forte di solidarietà internazionale o di internazionalismo proletario, a seconda del punto di vista da cui si vuol guardare, che allora coinvolgeva tutti noi. 

Ricordo ancora i grandi lavori di pulizia della chiesa asilo di piccioni, le piccole schede scritte a mano per segnare problemi e bisogni delle persone. Ricordo soprattutto quell’anziano comboniano che stava lì dalla mattina alla sera o meglio a notte fonda. Instancabile nel cercare fondi, aiuti, lavoro e quant’altro per quei ragazzi neri dell’Africa. Allora non dovevano attraversare il mare, ma erano sempre  poveri.
A volte padre Bresciani veniva in sede con qualche bernoccolo in testa. A chi gli chiedeva cosa mai gli fosse capitato,  rispondeva: “nel buio ho sbattuto ad una porta”. In realtà nella chiesa sempre aperta arrivava anche qualche male intenzionato che voleva soldi. Padre Bresciani non li aveva e allora si beccava  calci  e  pugni.  
 
Col passare del tempo l'ACSE è diventata un punto di riferimento per  immigrati  soli o in difficoltà. Altri centri di accoglienza sono sorti, uno a Napoli dove oggi vive, in una casa ricavata dal campanile della chiesa del Rione Sanità,  anche padre Alex Zanottelli dopo anni di missione nelle baraccopoli del Kenya. Le sue battaglie sono famose. Nel 2009 Nigrizia, la rivista dei comboniani lanciava un appello per opporsi alla strage del Mediterraneo, e per chiedere disobbedienza civile alle leggi razziste previste nel pacchetto sicurezza.

"Noi missionari/e sentiamo il dovere di reagire e protestare contro la strage in atto nel Mediterraneo e le leggi razziste contro gli immigrati che arrivano sulle nostre coste. È una tragedia questa, che non ci può lasciare indifferenti: migliaia e migliaia di africani che tentano di attraversare il Mare nostrum per arrivare nell'agognato "Eden". Un viaggio che spesso si conclude tragicamente. Dal 2002 al 2008 sono morti, in maggioranza scomparsi in mare, 42 mila persone, secondo la ricerca condotta a Lampedusa da Giampaolo Visetti, giornalista di La Repubblica. Quasi venti persone al giorno! Il più grande massacro europeo dopo la II Guerra Mondiale che si consuma sotto i nostri occhi.

E qual è la risposta del governo? Chiudere le frontiere e bloccare questa "invasione". E per questo il "nostro" governo ha stipulato accordi con la Libia e la Tunisia. Il 5 gennaio 2009 infatti il Senato ha approvato il Trattato con il governo libico di Gheddafi per impedire che le cosiddette carrette del mare arrivino a Lampedusa. Com'è possibile firmare un trattato con un paese come la Libia che tratta in maniera così vergognosa gli immigrati in casa propria?" 

La sinistra che pure ha una tradizione  in difesa dei diritti umani, contro le discriminazioni razziali, il colonialismo, lo sfruttamento dei popoli e dei territori non è riuscita a raggiungere un qualche obiettivo significativo. .
Bersani il 5 agosto del 2011 andò a Lampedusa.   Allora disse: “Bisognerà al più presto rimettere mano «alla legge Bossi-Fini» perchè «non si tratta di essere buonisti ma con il 'cattivismo' non si va da nessuna parte». «Il Pd  riprenderà l'iniziativa … L'Italia  si deve fare promotrice dell'esigenza di un intervento internazionale che metta fine a questa tragedia. Nessuno davanti a queste stragi può voltare la faccia dall'altra parte e non assumersi le proprie responsabilità».

In realtà sono passati due anni, ma l’Italia non ha fatto nulla, il Pd non ha fatto nulla. Il governo non ha fatto nulla a parte un ministro di colore. Il calcolo politico, le elezioni, la conservazione del proprio relativo potere hanno avuto il sopravvento.

Voglio portare un esempio relativo a quasi cinquant'anni fa. Luigi Pintor in un editoriale dell’Unità del ’64 scriveva a proposito della visita di Ciombe in Vaticano: “Diciamo una cosa molto semplice: Ciombe non deve mettere piede a Roma. 
Il governo italiano deve darne assicurazione all’opinione pubblica democratica, senza nascondersi dietro la non ufficialità della visita del quisling  belga-congolese.
Il Papa ha modo di far sapere in anticipo a questo fantoccio di sanguinari padroni che il Vaticano non gli aprirà le porte. Navighi pure per quelle capitali che sono e restano cittadelle di colonialismo vecchio e nuovo, questo personaggio. Si abbia l’accoglienza che crede dal socialdemocratico Spaak e dai monarchi del Belgio, nel nome dei comuni massacri e della rispettiva vocazione al tradimento.
Non circoli nelle strade di Roma. E se per dissuaderlo il nostro governo, i nostri ministri socialdemocratici e socialisti e cattolici, non si sentono di usare questi argomenti, accampino i motivi di ordine pubblico: se una così losca figura, messa al bando da tutti i liberi paesi d’Africa e del terzo mondo, dovesse arrivare al cospetto della nostra popolazione, certo l'ordine non regnerebbe”

Cos’è che permetteva a Luigi Pintor di scrivere quelle parole?  Non c’è forse più democrazia oggi? Il Pd, la sinistra nel suo complesso,  non sono  diventati  più grandi e più forti?  
         
Ha ragione Papa Bergoglio, «La cultura del benessere  ci porta a pensare a noi stessi – individui, partiti, nazioni -  ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l'illusione del futile, del provvisorio, che porta all'indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell'indifferenza».
Ecco il vulnus, il limite di una sinistra che ha rinunciato o meglio non ha la forza di avere una vocazione maggioritaria. Sì perché una vocazione maggioritaria richiede di porre la persona al centro dell'interesse politico. Richiede lo sdegno morale, l'interesse collettivo al  posto del calcolo di bottega. 

Oggi questo spazio lo sta occupando un Papa, un uomo che antepone la giustizia, la verità la difesa dell'uomo agli opportunismi di tutti i tipi. Ed è stato incredibile ma bello vederlo mettersi in gioco e ammonire da Lampedusa i potenti del mondo: “Perchè ciò che è accaduto non si ripeta più”. Non  teme la Merkel, non teme Obama …. ma serve  un’umanità affranta in nome di una trascedenza superiore, del diritto  e della convinzione che l’uomo è l’unico vero santuario da rispettare e onorare.

Esistono principi irrinuciabili.

Ci sono cose di fronte alle quali non si può restare indifferenti, fare finta di nulla, girarsi dall'altra parte, decidere il proprio comportamento sulla base di logiche di convenienza o di opportunità.

Questa nostra è un'epoca ragionieristica, molto attenta alla media ragionata basata sull'analisi costi benefici, sempre prona alla logica dei sondaggi che riflettono l'opinione mediana di una popolazione sempre più impaurita e preoccupata.
Ma seguire questo tipo di comportamento non ci aiuta di certo ad uscire dalla palude che viviamo. Una sinistra degna di questo nome ha i suoi principi irrinuciabili, i suoi punti di rottura oltre i quali semplicemente loitta, si oppone, contrasta con ogni mezzo.

Pintor è sempre stato un esempio di questo modo di essere sinistra. Quando lui dice "Ciombè non deve venire a Roma" altrimenti saranno problemi di ordine pubblico lo fa perché una comunità civile non può accettare alcuna ragion di stato che comporti la convivenza, seppur momentanea, con un massacratore di popoli. Ha ragione nel farlo. Ha una coscienza, una dirittura morale vera.
Con gli immigrati questa dignità noi la abbiamo perduta. Troppe cose abbiamo permesso che non sono giuste, che non sono civili, che gridano vendetta.

Che un Papa ce lo abbia dovuto ricordare dovrebbe farci pensare. Come è potuto accadere quel che è accaduto?