23 giugno 2006

REGOLE REGOLE REGOLE




di Viviana Valente della sede RAI di Trieste
Regole, regole, regole!!!! Come uscire dal pantano in cui alcuni, pochi ma ben visibili, lavoratori della Rai, stanno trascinando l'immagine della nostra azienda?
Regole, regole, regole. Parlarne noi, impegnarci perchè finalmente si imponga un sistema di valori veri, condivisi, perchè le scelte, anche quelle relative alle progressioni di carriera siano semplici, cioè determinate da criteri professionali, cioè qualitativi, è un imperativo.
E una campagna seria, che coinvolga il sindacato e i vertici aziendali, può e forse deve partire da noi, le giornaliste e le donne che lavorano in Rai. Fare una battaglia sulle regole è funzionale alla mobilitazione delle donne. La battaglia per le quote rosa è in fondo una battaglia per le regole, per veder riconosciuti valori sottovalutati e diritti negati.
Valori, valori, valori!!! Sono proprio le donne, umiliate ancora una volta dalle cronache di questi giorni, a dover entrare in gioco, adesso. Perchè, e noi lo sappiamo, è anche con il nostro lavoro, spesso oscuro e quasi sempre sottovalutato, che questa azienda continua a funzionare e a produrre, anche, programmi e servizi buoni.
Facciamo partire una battaglia per e sulle regole!!! Facciamo ripartire la battaglia mai vinta per e sulla qualità del servizio pubblico. Avremo con noi tutta la parte sana dell'azienda.

22 giugno 2006

A proposito del SERMONE....mi sono spogliata ma a prendermi a sassate sono state le donne, alcune colleghe di Saxa Rubra


di Maria Celeste De Martino
Dico la mia a proposito del sermone trovato da Lella Marzoli in una chiesadi Tarquinia…..
Chi mi conosce bene, sa che io sono sempre “svestita”, anche quando sonovestita.E comunque sia, penso che un corpo senza vestiti non abbia sempre a che fare con il sesso.La doccia la faccio nuda.Dormo nuda.Sono nata nuda.C’è una gran bella differenza tra “naked” e “nuda”.Peccato che in italiano questa differenza non esista.
Nonostante tutte queste mie considerazioni “flower power”, l’hippy che c’èin me è anche una donna che per metà è Americana, e quindi puritana e bigotta.Dunque, concordo con l’autore del sermone. Quasi pienamente.“Femmina” non vuol dire costipare le mammelle in un push up o infilare i glutei nei jeans da 16enne.
Qui in Rai sono famosa per essere “quella che si è spogliata”, “quella che ha fatto un calendario nuda”.In realtà c’è ben altro dietro e davanti a quei dodici mesi in cui interpreto e racconto, con anima e corpo, le volgarità del mondo. Chi non ha capito cosa mi ha portato a un’azione così estrema, evidentementenon ha sofferto.Non sto scrivendo per spiegare o per giustifare il mezzo che ho scelto per esprimere la mia rabbia, la mia richiesta di aiuto, la mia voglia di fare capire fino a che punto possa spingere la disperazione. Ognuno scelglie la forma di protesta che più si addice alla propria personalità…c’è chi fa lo sciopero della fame, chi si incatena davanti a palazzo Chigi, chi minaccia di lanciarsi dal Colosseo, chi scrive un articolo, chi un libro, chi scende in piazza a manifestare, chi canta e chi fa un film.
E poi, ci sono io che ho scelto un mezzo popolare in tutti i sensi: il calendario, e la TV per divulgarle il mio “progetto”. Con le mie nudità ho fatto molto male, eccome, come dice il sermone. Ma i“peccati del sesso non c’entrano proprio nulla.Il mio Calendario ha voluto e vuole ancora far riflettere sul concetto di“purezza” o della “morale”, e di far riflettere anche sulla “porcificazione”degli uomini. Ho “provocato con la mia nudità….Nei maschi ho provocato eccitamento…ma quelli si eccitano anche con un corpo nudo all’obitorio…E come dice il sermone, “malgrado tutte le mie proteste, ho attentato praticamente alla vita di numerose anime…
Ma è anche vero che non “sono obbligata a preoccuparmi di quanto e cosa potrà pensare l’uomo”Del mio corpo faccio ciò che voglio. E non mi lamento se le mie nudità, pur non essendo affatto nudità sexy, sono state lette con occhi da porci, senza ali. Proprio perché “così fan tutte” che con il mio calendario ho voluto esprimere indignazione per dire che “così non fan tutte”.
E’ avvilente vedere un lucroso merchandising di carne femminile. E io sono voluta andare oltre usando lo stesso “linguaggio” di chi del corpo ne fa merce di scambio,ma usando quel linguaggio per dire ben altro: da vestita a nuda, e di nuovovestita del mio corpo, sacrosanto e intoccabile, che non si fa corrompere da nessuno, neanche di fronte al offerte di lavoro “appetibili”. Non ho certo bisogno di spogliarmi dei miei vestiti per dimostrare di essere libera e indipendente.
Ma, voglio soffermarmi sul fatto che è proprio perché mi sono spogliata che sono stata ingabbiata e ghettizzata. E sapete da chi?Dalle donne. Donne di “sinistra”. Quelle stesse donne che invitano a lottare per le minoranze che subiscono violazioni continue……le stesse donne che adottano bambini a distanza, le stesse donne che dicono di essere progressiste…di non essere razziste, di essere “libere” e di non averepregiudizi e di non essere conformiste. Per la Rai sono una cosiddetta “precaria”, in una posizione economica debole,occupo una posizione sociale dominata, professionalmente sfruttata, a volte anche profanata e abusata….e allora? Non faccio forse anche io parte della“povera minoranza”?!
Ma alcune donne di Saxa Rubra mi hanno presa a sassate. Nascondendo la mano.Un esempio lampante di vigliacca discriminazione professionale l’ho subìta a Rai News 24, dove ho lavorato per due mesi nell’estate del 2005. Ebbene,appena sono arrivata, una donna caporedattore decise di non mandarmi in onda, anzi, di non farmi stare proprio in redazione. Senza spiegazioni, per due settimane sono stata messa in regia, alla cosiddetta “messa-in-onda” del giornale: un ruolo tecnico, che di giornalistico non ha nulla. Mi sono molto divertita, e ora sul mio curriculum posso mettere anche questa esperienza…negli Stati Uniti è molto richiesta questa figura…non so sericordate il film “dentro la notizia” Holly Hunter interpretava quel ruolo.
Ma film a parte, la realtà è che un caporedattore comunista, figlia di comunista giornalista, prese questa decisione….e dopo due settimane fu un collega uomo che mi conosce da 20 anni e una caporedattore centrale a farmi rientrare in redazione. Ma di tutto questo “trambusto” in redazione venni a conoscenza più tardi…mi venne spiegato dai colleghi-amici che mi conoscono da molto tempo e che hanno assistito alle scenate, definite da loro “vergognose”, di questo caporedattore donna e delle sue simili che pensavano che bastasse non farmiandare in onda per avvilirmi e per farmi sentire di basso livello. Altro che mobbing.
Sì che sono una femmina che provoca e anche provocante, si che metto in moto i sensi e gli istinti, come dice il sermone. Non mi meraviglio che il maschio mi consideri spesso solo femmina….ma mi sorprende, mi sciocca, mi indigna il fatto che siano donne di sinistra a ghettizzarmi e a giudicarmi, degradandomi a “quella che ha fatto il calendario”.Questa è stata la mia esperienza, per essermi tolta il “burqa”….per aver detto cosa semplici e vere. Per aver utilizzato temi mondiali, come la Guerra, il terrorismo, la disoccupazione, la malasanità, lo stupro, la violenza politica, il potere condizionante dei media, e averli fatti trapassare il mio corpo, che ha sofferto e soffre di fronte a scempi, schifezze e nefandezze: a cominciare da queste donne di sinistra.
Pruderie anni 50?...perbenismo ipocrita?…notizie tratte dal pregiudizio?E’ vero, sono una “scomoda”, che dà del filo da torcere. Il mio calendario è un “reportage” forte e duro come sa essere la vita. Sono stata volutamente esplicita, usando un “linguaggio” diretto e chiaro.Non basta parlare. E non serve a nulla parlare di “quote rosa” e non basta far parte della commissione “pari opportunità” e non basta essere donna per comprendere una donna. Ma, soprattutto, non serve a niente essere di“sinistra” quando ci si comporta peggio di qualsiasi “nemico” eversivo da combattere.Ecco, questo è quello che mi è successo:non vado più in onda, né con la voce, né con la faccia. Piu' oscurata di cosi'.
E ora, sono alTelevideo. Sembrerà strano a chi ha pensato anche solo per un attimo che io sia un’esibizionista, ma a Televideo ho trovato pace e serenità, professionalità e rispetto, serietà, umanità, e soprattutto tanta comprensione di colleghe che, evidentemente, conoscono la sofferenza e che attraverso la semplicità hanno trovato innanzitutto un benessere interiore e un’ottima qualità della vita da giornalista.
Mi è stato più volte chiesto “ma ti è convenuto?”…Non faccio mai nulla perché mi “conviene”. Faccio quello che sento e che voglio fare e dire. Ho pagato un prezzo alto, ma è il prezzo della libertà.E’ il mio lusso. C’è chi spende in macchine e io in libertà. C’è chi spende in pellicce e io in libertà. C’è chi pure chi spende in cocaina e io in libertà.Con le mie varie proteste “spettacolari” nel 1998 e nel 2001 ho voluto, tral’altro, esprimere il mio desiderio di sottrarmi a un giornalismo che era diventato propaganda sfacciata. Desideravo lavorare con persone perbene.Insomma, avrei preferito non lavorare proprio che lavorare male. Risultato:in Rai non ho lavorato per tre anni. Niente di ufficiale, ma è chiaro che sono stata “tagliata fuori” a causa delle mie azioni non gradite. Avrei preferito un chiaro “non sei gradita” piuttosto che un stile ipocrita. Ma non siamo tutti uguali.
Il sermone invita a “tornare a essere donna” perché“ la donna è un prodigio di generosità – dice l’autore- un tesoro di modestiae di pudore, un angelo di conforto.”Non cerco comprensione. Chiedo e pretendo rispetto. E lo chiedo alle donne,a tutte le donne: generose, modeste, pudiche, angeli da conforto, ma anche alle tirchie d’animo, alle superbe, alle volgari, ai mostri televisivi,comuniste e fasciste, stupide o intelligenti. A tutte. E poi, chiedo anche una quota “Celeste”, che fa tanto comodo.

17 giugno 2006

ZAINAB SALBI, DALLA DITTATURA DI SUO ZIO SADDAM A “WOMEN FOR WOMEN” DA LEI FONDATA PER LE DONNE VITTIME DELLE GUERRE NEL MONDO


di Massimiliano Melilli

da www.articolo21.info



Questa è la storia di una ragazza felice nell’Iraq che precede l’avvento di Saddam Hussein. Zainab Salbi aveva nove anni quando suo padre diventò il pilota dell’aereo personale Rais. E’ lo stesso anno che Saddam diventa presidente-dittatore e nel giro di un anno coinvolge il Paese in una guerra devastante contro l’Iran durata quindici anni. Prende le mosse da questo spaccato un racconto che non è solo la storia di un riscatto personale ma anche la testimonianza inedita su un leader fanatico, che per Zainab diventa “amo” ovvero zio. Sullo sfondo, gli atti e misfatti di un dittatore che si contaminano alle vicende della famiglia di Zainab. Il suo riscatto inizia da un viaggio negli Stati Uniti, dagli studi, dagli incontri. Ma la vita, spesso, le ha riservato la conoscenza del volto deteriore del fondamentalismo islamico, subìto sulla pelle di donna e moglie, contro la sua volontà. Adesso Zainab, dopo aver sedimentato dolori e ricordi, ha scritto un libro appassionato, duro, senza fronzoli. Un testo che compisce dritto al cuore per le verità che racconta. Longanesi lo ha meritoriamente tradotto e pubblicato in Italia. Titolo: Una donna tra i due mondi. In blilico tra prigionia e libertà. La mia vita all’ombra di Saddam. Ad affiancarla in questa narrazione drammatica e coinvolgente è Laurie Becklung, giornalista e scrittrice del Los Angeles Times. Articolo 21 ha intervistato Zainab Salb. Quello che segue è il resoconto integrale della conversazione.

Zainab Salbi, lei ha avuto – per sua stessa ammissione – un’infanzia felice. Sullo sfondo, una vita agiata in Iraq. Poi, a nove anni, quando Saddam Hussein prende il potere in Iraq, la sua esistenza e quella della sua famiglia, subiscono un cambiamento inquietante. Suo padre, pilota della compagnia di bandiera irachena, diventa adesso il ‘pilota personale’ di Saddam. E’ l’inizio di una tragedia. Lo stesso Saddam, familiarmente si fa chiamare “Amo”, zio. Seguono atti e misfatti di una dittatura che lei ha conosciuto da un osservatorio speciale. Che ricordi ha di quegli anni?

“La paura. Avevamo paura gli uni degli altri. Da bambini ci dicevano di chiamarlo zio, amo, di cantare per lui, ballare per lui. Gli insegnanti ci chiedevano che cosa pensassero i nostri genitori dello zio Saddam. Ci sono un sacco di storie terrificanti di genitori finiti in prigione a causa di ciò che i loro figli hanno detto, innocentemente. La paura era così diffusa che divenne quasi parte di noi. Era come se ci fosse stata iniettata dentro. Avevamo paura dei vicini, delle pareti, delle ombre. Ci sono storie di persone che hanno denunciato i propri familiari, i vicini, i loro migliori amici. Si poteva finire in prigione per una battuta, perché si aveva in mano una rivista straniera oppure per un’espressione del viso sbagliata nel momento sbagliato. Le regole non avevano regole. C’erano soltanto gli umori di Saddam. Nel mio caso, essere più vicini a lui e vederlo tutte le settimane ci rendeva molto più a rischio. Saddam raccontava di come aveva assassinato membri della sua famiglia, amici, colleghi e amanti. Nessuno era immune o al riparo dalla sua crudeltà”.

Lei ha vissuto sulla sua pelle gli orrori collettivi della guerra contro l’Iran ma anche la violenza personale di un matrimonio combinato, imposto da sua madre. Una ferita che difficilmente potrà essere rimarginata. Oggi, quell’uomo e sua madre, che ruolo hanno nella sua vita?

“E’ stato il processo della scrittura del libro che mi ha consentito di scendere a patti con il passato e di avvicinarmi ai miei genitori. Sono uscita da questa esperienza con molto più amore e rispetto per loro. Non invidio la loro situazione. Non sono sicura che avrei il coraggio di comportarmi in modo diverso da come si sono comportati loro. Mi sono resa conto di quanto coraggio abbiano dimostrato in determinati momenti… e di come si sono lentamente arresi, proprio come me. Quante persone conosciamo che sono infelici del loro lavoro, ma hanno troppa paura di lasciarlo per il rischio dell’insicurezza finanziaria? Ho capito che ciò che i miei genitori hanno dovuto affrontare è simile a ciò che capita a tutti, in ogni parte del mondo… l’unica differenza è che loro avevano a che fare con uno dei peggiori dittatori della storia moderna. Scrivere questo libro è un’esperienza che mi ha dato molto umiltà. Ho tratto coraggio dalle donne che aiutavo tramite Women for Women International. Sono le vittime degli stupri in Congo che mi hanno insegnato il coraggio di parlare”.

Signora Salbi, è come se tutta la violenza che ha sperimentato nella sua vita, per incanto, si fosse trasformata su di lei, in un dono di amore e pace da estendere al Prossimo. Nel 1995, ha ricevuto onorificenze dal presidente degli Stati Uniti Bill Clinton mentre l’anno scorso, “Time” l’ha premiata per la sua opera filantropica. Sullo sfondo, “Women for Women International” l’associazione che lei ha fondato per fornire aiuto psicologico ed economico alle donne vittime delle guerre nel mondo. Quali sono gli i prossimi obiettivi suoi e dell’associazione?
“Noi di Women for Women International c’impegniamo per costruire un mondo in cui nessuna donna sia socialmente, politicamente o economicamente esclusa. Un mondo in cui nessuna donna sia socialmente, politicamente o economicamente esclusa. Un mondo in cui le donne possano vivere in pace o creare ambienti sicuri per loro e per crescere i loro figli. Al momento stiamo aprendo una sede in Sudan, dove progettiamo di formare migliaia di donne, aiutandole a passare da vittime e sopravvissute e a cittadine attive, in modo che possano assumere un ruolo attivo nella ricostruzione del loro Paese. Crediamo veramente che si possa fare la differenza nel mondo, una donna per volta. Per saperne di più su come aiutare una donna sopravvissuta a una guerra, si può consultare www.womenforwomen.org.

In più di dieci anni di attività, l’associazione ha aiutato quasi 60.000 donne, dall’Afghanistan alla Bosnia-Erzegovina, realtà che l’ha vista impegnata personalmente sul versante della solidarietà all’Iraq al Ruanda. Fra aiuti e prestiti, risultano distribuiti complessivamente 24 milioni di dollari. Quanto c’è ancora da fare prima che le donne smettano di essere bottino di guerra e oggetto di violenze nei conflitti moderni?
Purtroppo, c’è moltissimo lavoro da fare. Oggi, in questo stesso istante, ci sono donne che vengono stuprate nella Repubblica Democratica del Congo. I soldati che si nascondono nella boscaglia continuano a fare scorrerie nei villaggi, in cerca di cibo e donne. Ma nelle comunità in cui opera Women for Women International, la differenza è che le donne parlano di ciò che succede loro. Non vivono più nell’isolamento e protestano contro la violenza in molti modi: tengono discorsi in pubblico davanti al governatore, si denudano per protesta, costringono gli uomini a vergognarsi, raccontando ciò che sta succedendo alle donne nel Paese. Storicamente, le donne che sopravvivono alle violenze sono quelle che provocano un vero cambiamento. Se non fosse stato per le donne del Ruanda, della Bosnia e della Croazia che hanno raccontato ciò che è accaduto loro, la legge internazionale non sarebbe mai cambiata”.

Un’ultima domanda. Lei è un esempio di donna impegnata che ha fatto valere i propri diritti in un contesto difficile e che si batte per i diritti femminili nelle società interessate a guerre e conflitti. In Italia, da tempo assistiamo ad un dibattito, spesso molto ipocrita, sulle “quote rosa” ovvero la pari opportunità per le donne. La deriva, purtroppo, è quella del potere politico ancora saldamente in mano agli uomini. Ha un consiglio da darci per uscire da questa “palude”?
“Noi di Women for Women International diciamo: perché esistano paesi forti ci vogliono donne forti. Quando ho incontrato il presidente del Ruanda, il mese scorso, lui ha detto che se ci tiene ai diritti delle donne non è soltanto per il bene delle donne, che naturalmente se lo meritano, ma anche per il bene dell’intero Paese. Se le donne non sono coinvolte ai tavoli dei negoziati, a tutti i livelli della società, la società sarà più debole. La voce delle donne deve essere ascoltata”.

15 giugno 2006

UN PRETE E IL SUO SERMONE: SEI SVESTITA E NON ARROSSISCI PIU'






di Mirella Marzoli

Eccoci tutte ripiombate degli anni '50.. Non scherzo e non scherza nemmeno l'ignoto estensore - probabilmente presule - di un volantino che ho trovato in una chiesa di Tarquinia il 10 giugno scorso.Non c'è commento da fare, mi resta solo l'onere di trascrivere totalmente il testo che ho letto allibita, indignata e anche un po' preoccupata. Finito di leggere, capirete perchè l'ho trascritto integralmente..Il volantino campeggiava in molte copie fra un santino, un foglietto di preghiere, un opuscolo che parlava di san Francesco, e vari giornalini di parrocchia. Era lì per le donne il volantino, come testimonia il titolo molto diretto: "Donna, posso parlarti della moda?" Ed ecco il testo.. (non ridete, forse c'è poco da ridere):

"Tu sei svestita quasi del tutto e non arrossisci più. Sei convinta, anzi, di esserti aggiornata, di esserti liberata da certi tabù fastidiosi: persuasione riaffermata in te, purtroppo, spesso anche da chi dovrebbe parlarti ben diversamente. In verità tu hai semplicemente perduto il fascino più grande che possedevi, quello del pudore.

Rifletti un po' seriamente. Tu affermi che con le tue nudità non fai nulla di male. E perchè allora i peccati sessuali sono spaventosamente aumentati? La purezza è divenuta, specie fra i giovani come l'araba fenice? E i costumi morali sono scesi così in basso?.. Quanta parte di responsabilità hai tu in questo processo di 'porcificazione' dell'uomo di oggi?

Tu non hai forse quasi mai intenzione di peccare. Ma basta questo per preservarti dal peccato? Chi immergesse un pugnale nel petto di un suo simile, protestando di non voler commettere un assassinio, non sarebbe ugualmente un vile assassino? Così, malgrado la tua dubbia intenzione di non voler peccare, resta il fatto che tu provochi con la tua nudità . Se non riesci a comprendere il male che fai, perchè non ascolti chi te lo dice? Perchè ti ostini a ragionare con la tua psicologia femminile? Non sai che il maschio si eccita moltissimo, per legge di natura, alle nudità femminili?.. Malgrado tutte le tue proteste, tu attenti praticamente alla vita di numerose anime..

Che se dici di non essere obbligata a preoccuparti di quanto potrà pensare l'uomo, parli come Caino, al quale non interessava il bene di suo fratello. D'altra parte, tu sei , per natura, così generosa che non sopporteresti che un tuo simile muoia nell'indigenza. E che razza di pietà è la tua, se avverte i bisogni fisici del corpo e ignora e non avverte per nulla i bisogni più gravi dello spirito?

Ma io - insisti tu - voglio semplicemente essere elegante e moderna. E chi te lo proibisce? Ma non puoi essere elegante e moderna, mettendo sotto i piedi la legge della tua fede ed il bene spirituale dei tuoi fratelli. Che diresti se, per uno sciocco piacere, dovessi mettere a pericolo la vita di un uomo?

Non sarebbe questo un inqualificabile egoismo? Ma il tuo desiderio di sembrare bella e piacere, ad ogni costo, senza curarti di altro, non è un egoismo molto simile a quello deprecato?
Ma tutte fanno così.. E non ti accorgi , così dicendo, di avvilirti profondamente?..Ci tieni tanto ad essere libera e indipendente, e ti addatti così pecorilmente ad una tirannia anonima e capricciosa com'è la moda? E me la chiami modernità e libertà, questa?

Ma in fondo gli uomini si sono ormai abituati anche a certe nudità.. Lo credi? e anche se così fosse, chi ti autorizza a continuare a profanare il tuo corpo , denudandolo? Ma io ti dirò: non ti illudere: a certe nudità non ci si abitua mai.. Quelli che dicono di essersi abituati, molto probabilmente sono degli anormali o degli ipocriti viziosi. Solo gli anormali infatti non si eccitano di fronte a certi incentivi, e solo i viziosi possono schifare certe pietanze perchè già.. sazi! Ricordati bene: i casti di corpo e di mente non si abitueranno mai. Le tue nudità perciò rischiano sempre di uccidere un fratello!

Devi ritornare donna.. La donna è un prodigio di generosità, un tesoro di modestia e di pudore, un angelo di conforto. Ma la donna che si sveste è solo femmina provocante, carne che mette in moto i sensi e gli istinti. Ti meravigli che il maschio ti consideri spesso solo femmina e ti chieda solo certe cose?..E non sei tu soprattutto la responsabile di questa degradazione?

Pensaci bene e torna ad essere donna e cristiana, vestita con dignità e modestia.. hai tutto da guadagnare più libera e più forte e sarai anche più apprezzata, più desiderata e rispettata!"

Qui finisce il sermone, che mi ha colpito . L'ho trascritto tutto perchè è un manuale di tutte le storiche vogarità e dei luoghi comuni, delle 'blandizie, lusinghe e minacce' che hanno riempito anni lontani ed oscuri.. Ho sottoposto questo testo ad una amica di 20 anni.. Si è messa a ridere, e lo ha liquidato: non ci riguarda più , mi ha detto, forse a noi ragazze non ci ha mai riguardato.. E' così, come dice la mia amica? Non ci riguarda più? Vorrei tanto che si aprisse una discussione.

MADRI ASSASSINE


A Roma, 19 giugno 2006 – ore 18.30 presso la libreria Bookcity
viale G. Marconi 92
Annelore Homberg (psichiatra)
Gennaro De Stefano (giornalista Gente)
Marco Cannavicci (psichiatra criminologo)
Linda Santilli (Forum delle donne)
e
A Roma, 20 giugno 2006 – ore 21.00, Sala LABIRINTO 2
Via Pompeo Magno, 29
Silvia Costa (assessore all’istruzione e formazione Regione Lazio)
Danila Bonito (giornalista TG1)
Claudia Ferri (avvocato penalista)
Paolo Fiori Nastro (docente di psichiatria Università La Sapienza Roma)
presentano
il libro di Adriana Pannitteri
“MADRI ASSASSINE”
“Diario da Castiglione delle Stiviere”

“La pazzia non è espressione di malvagità, neppure quando porta a compiere il più inconcepibile dei delitti. L’uccisione dei propri figli piccoli. E’ malattia. Sappiamo come sono fatti gli anelli di Saturno e il Grand Canyon, ma non c’è informazione sulle malattie della mente, tranne i soliti luoghi comuni: ‘il raptus’ o ‘era in cura per depressione’.
Il racconto di Adriana è anche un tentativo rispettoso, di sapere come si origina questa malattia che è psicosi gravissima”
(dalla postfazione di Annelore Homberg)

03 giugno 2006

CONCORSO GIORNALISTICO SU "MEDIA E CHIRURGIA"

Facolta' di medicina e chirurgia

ISTITUTO DI CLINICA CHIRURGICA
GENERALE E TERAPIA CHIRURGIA


Cattedra di Chirurgia Endocrina
(Direttore: Prof Rocco Bellantone)

PREMIO GIORNALISTICO
PER ARTICOLI A STAMPA, SERVIZI RADIOTELEVISIVI E WEB
DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA PER L'ANNO 2006

"MEDIA E CHIRURGIA"

1) Il comitato organizzatore di "Endocrine Surgery 2006" (Cattedra di Chirurgia Endocrina dell'Università Cattolica di Roma, European Institute of Telesurgery, Harvard Medical School e Club delle Unità di Endocrino Chirurgia) in occasione del Video-course of Endocrine Surgery, (Roma, 27-30 settembre 2006), promuove il Premio giornalistico "MEDIA E CHIRURGIA" per articoli a stampa, servizi radiotelevisivi e web di divulgazione scientifica editi da autori italiani.

2) I lavori dovranno essere pubblicati o mandati in onda per la prima in senso assoluto nel periodo compreso tra il 1 settembre 2005 e il settembre 2006. I lavori non dovranno essere nè rifacimenti nè riedizioni, anche se con titolo diverso, di materiale già pubblicato.

3) La Giuria esamina le opere, inviate dagli autori e dagli editori, oppure scelte dai singoli giurati, pubblicate o mandate in onda o in rete a partire dal 1 settembre 2005.

4) La Giuria, composta da giornalisti e medici, elegge il Presidente della stessa.

5) La Giuria redige la relazione conclusiva dei lavori indicando i criteri e i motivi che hanno determinato le decisioni. La relazione è unica e resa pubblica durante la cerimonia della pubblicazione.

6) Il Premio sarà consegnato al vincitore durante la cerimonia di inaugurazione di Endocrine Surgery 2006, il 27 settembre a Roma.

7) Il Premio è di 2000 euro, a giudizio insindacabile della Giuria.

8) Il Premio viene assegnato esclusivamente e personalmente all'autore, tuttora vivente, dei lavori che la Giuria ha scelto.

9) I lavori devono essere consegnati (orario di ufficio) o spediti alla:
Segreteria della Cattedra di Chirurgia Endocrina,
Policlinico Gemelli, Largo Agostino Gemelli, 8
00168 Roma
ENTRO LE ORE 12.00 DI VENERDI 1 SETTEMBRE 2006
Per ulteriori richieste e/o chiarimenti: cp.lombardi@rm.unicatt.it


Largo agostino Gemelli, 8 tel.06.30151

02 giugno 2006

L'ITALIA CHE VERRA': UN NUOVO PATTO TRA DONNE E UOMINI PER LA DEMOCRAZIA

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Casa internazionale delle donne

L’AFFI, l’Assemblea delle donne di Roma e
le Associazioni* promotrici del Documento
“L’Italia che verrà: un nuovo patto tra donne e uomini per la democrazia”

invitano a partecipare
Sabato 17 e Domenica 18 Giugno 2006
a un Incontro Nazionale sul tema:

FARE LA DIFFERENZA
con un nuovo patto tra uomini e donne per la democrazia
a partire dal Referendum per la Costituzione

Le associazioni femministe e femminili e molte donne impegnate in associazioni miste hanno lavorato nel corso degli ultimi anni per riportare la democrazia nel nostro paese, per reagire al regime mediatico-istituzionale dell’era berlusconiana, per contribuire a comprendere la difficile congiuntura in cui si trova il mondo nei primi anni del terzo millennio in cui la guerra preventiva e il riarmo nucleare appaiono gli unici strumenti del Governo globale. Più volte le donne sono scese in piazza per protestare contro una politica misogina e tutta coniugata al maschile, per praticare la politica in tutte le sue forme e “fare la differenza” nello spazio pubblico. Questo potrà accadere soltanto attraverso un impegno e un dialogo politico tra soggettività differenti che partecipino a identificare nuove forme della convivenza per superare la congiuntura che l’umanità si trova ad attraversare.
In Italia quel dialogo può partire solo se si mantengono le principali caratteristiche della Costituzione repubblicana che una legge assurda vorrebbe stravolgere, disegnando un ordinamento costituzionale nel quale si cancella l’equilibrio dei poteri, il necessario bilanciamento tra Presidente della Repubblica, Parlamento, Esecutivo, Magistratura. Il Parlamento ridotto a un organo privo di qualsiasi autonomia, subalterno al potere del premier, il carattere plebiscitario del mandato conferito al capo del governo, le limitazioni poste all’indipendenza della Magistratura e dei sui organi di autogoverno, renderebbero inesigibili i diritti sanciti dalla prima parte della Costituzione e ancor più difficile il cammino della democrazia e della partecipazione delle donne. Un simile sconvolgimento renderebbe inagibili i meccanismi di dialogo sociale su cui è cresciuta in Italia la partecipazione politica delle donne sin dal 1946, Per discutere di questi temi e trovare le ragioni di un agire collettivo a partire da una grande mobilitazione per il Referendum Costituzionale.

Vi aspettiamo tutte Sabato 17 Giugno alle ore 14 e Domenica 18 giugno alle ore 10
alla Casa internazionale delle donne in via della Lungara 19 - ROMA




PROGRAMMA DEI LAVORI


Sabato 17 Giugno ore 14
Il lavoro delle reti di donne per FARE LA DIFFERENZA
Introduce: Bianca Pomeranzi
L’obiettivo della sessione sarà quello di definire una “agenda politica” condivisa tra tutte le reti e le associazioni interessate, per questo motivo i lavori, presumibilmente in gruppi, saranno definiti in accordo con le associazioni partecipanti

Domenica 18 Giugno ore 10
La Costituzione e la sua attualità come strumento per la definizione di un nuovo patto tra uomini e donne per la Democrazia nel XXI° secolo: Dialogo tra donne di diverse generazioni

Presiede: Francesca Koch
Introducono:
Maria Luisa Boccia, Paola Gaiotti De Biase, Nella Marcellino, Lidia Menapace, Tamar Pitch, Marisa Rodano

Segue dibattito


*ARCIDONNA, CANDELARIA, CAUCUS (COMITATO ROMANO), GENERI & GENERAZIONI, LOBBY EUROPEA DELLE DONNE, PAESE DELLE DONNE, ZORA NEALE HURSTON

Hanno finora assicurato la loro partecipazione :
A/MATRIX , Ass. Giudit , Balena , Emily, Forum delle Donne di Rifondazione,Orlando, “Siamo + della 1/2”, Società italiana delle storiche, “Usciamo dal Silenzio”, Wilpf Italia




Casa internazionale delle donne, via della Lungara, 19 - 00165 Roma

RIUSCIRE AL FEMMINILE

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Riuscire al femminile
Spezzare il cerchio nei percorsi di carriera


Roma, 14 giugno 2006

Università “La Sapienza”
Facoltà di Scienze Statistiche, Aula Gini
Città Universitaria
Piazzale Aldo Moro 5



ore 9,30

Presiede

Carla Pecchioni
Agenquadri CGIL

Saluti di

Gabriella Salinetti
Preside della Facoltà di Scienze Statistiche

Carlo Parietti
Presidente di Eurocadres

Giuseppe Venanzoni
Direttore del Dipartimento di Contabilità Nazionale e
Analisi dei Processi Sociali

Luigi Frudà
Direttore del Dipartimento di Sociologia e Comunicazione


Introduce

Romeo Scarpari
Presidente CIQ-UIL

Gina Ebner
Coordinatore Progetti Eurocadres
Presentazione di Femanet

Elisabetta Bruscolini
Agenquadri
Presentazione del Femanet kit Riuscire al femminile
Progetto sostenuto dalla Commissione Europea




ore 11,30 Pausa caffè



ore 11, 45 Relazioni di



Marcella Pompili Pagliari, Facoltà di Scienze della Comunicazione
La sfida delle pari opportunità nel management delle risorse umane

Renato Fontana, Facoltà di Scienze della Comunicazione
La carriera. Piste di intercettazione del lavoro che cambia

Piera Rella, Facoltà di Scienze della Comunicazione
Mestieri maschili e femminili. Differenze e nuovi intrecci nell’era della globalizzazione

Patrizio Di Nicola, Facoltà di Scienze della Comunicazione
Saturazione dei tempi e carriere professionali

Francesco Consoli, Facoltà di Scienze Statistiche
Carriere e questioni di genere nelle nuove professioni intellettuali in Italia




ore 13.00 Buffet