30 settembre 2014

CIMITERO MEDITERRANEO: 40 MILA MORTI IN DIECI ANNI.




di Iva Testa 

Sono state diffuse la cifre sui morti per immigrazione nel Mediterraneo: 40mila negli ultimi 10 anni. 3073 solo nel 2014. Sono le vittime degli sbarchi. Gente stipata nei barconi che muore per assideramento, annegamento, mancanza di viveri. Una tragedia immane che non può lasciarci indifferenti.

A nulla valgono le politiche di accoglienza. Queste persone partono con degli scafisti illegali
che li trasportano come bestie. Lasciano paesi poveri, in guerra, portano dietro bambini... Sperano di raggiungere la terra promessa, una terra di pace e di lavoro.

Quelli che resistono si trovano però nella stragrande maggioranza dei casi, alle prese con l'accattonaggio o qualche rara occupazione clandestina... 

Ma la vera tragedia avviene in mare. Lì sono senza acqua, senza cibo, al freddo..pigiati come maiali. Non possono neanche fare i loro bisogni perché vengono malmenati. Danno fondo a tutti i loro risparmi per quel viaggio della morte.




La tragedia dell'immigrazione é una piaga mondiale, davanti alla quale bisogna trovare soluzioni, possibili e praticabili.

Vivere nel mondo globale non può significare accettare questi scempi. Sono frutto del cinismo profondo che attraversa il pianeta.  il Papa ammonisce: "Bisogna avere il coraggio di sviluppare un ordine economico-finanziario più giusto ed equo" . Parole giuste., ma chi le ascolta?  

28 settembre 2014

AMORI E RANCORI FORTI





di Iva Testa

Sul nostro blog abbiamo già parlato dell'AD della FIAT, Sergio Marchionne. IL suo pugno duro non ci era piaciuto, però gli va riconosciuto talento e abilità nel risollevare le sorti della più grande industria italiana.

Marchionne ha delocalizzato la produzione delle automobili, ha compiuto un'importante fusione con il colosso americano Crysler, ha restituito lavoro agli operai delle fabbriche FIAT in Italia, sta quotando il titolo in borsa.Il tutto marciando con passo rapido, incurante delle proteste sindacali.

Renzi é andato a trovarlo a Detroit.

Marchionne é un grande sostenitore del Presidente del Consiglio, soprattutto per l'annunciata riforma del lavoro, che scarica in un sol colpo l'articolo 18. Anche Renzi, come Marchionne, va avanti senza tentennamenti, incurante dei dissidi sindacali. I due si somigliano?



Certamente si nel talento, nella capacità di scelte strategiche vincenti, che possono apparire anche impopolari. Poi sono simpatici.

Marchionne, snob e di poche parole ma graffianti, Renzi, comunicativo e affabulatore. Non ci aspettavamo questo idillio, ma certamente va salutato con piacere. Per Renzi avere il sostegno di un uomo come Marchionne non é poca cosa. Significa avere dalla sua un importante pezzo dei poteri forti, che non fanno male al giovane Presidente del Consiglio.

Renzi, come l'AD FIAT, ha coraggio anche nella sua strategia politica, che si scontra con altri pezzi di poteri forti. Ma siamo certe che Renzi riuscirà a vincere la sua battaglia. Ha dalla sua il consenso popolare e non é poca cosa. Anche il patto del Nazareno é stata una scelta giusta e lungimirante,
Era l'unico sistema per avviare il paese verso l'attesa riforma elettorale.

Marchionne gli ha fatto gli auguri e, vista la provenienza, non possono essere che molto graditi. Diego Della Valle, estimatore di Renzi finchè il ragazzo non ha dato segni di autonomia di pensiero, ha invece commentato livido l'incontro e ha usato la mezzora de La7 solo e soltanto per denigrarlo, dimostrando non solo poca classe, ma un'ira furente.

Ma a proposito de La7, i suoi spazi editoriali sono a pagamento? 



25 settembre 2014

TOLLERANZA ZERO PER I “LUPI” PEDOFILI NELLA CHIESA. PAPA FRANCESCO: LANCIA UN MONITO: COLPIRE IL MALE CHE E’ IN NOI.





di Grazia Gaspari


In Vaticano anche il carcere fa parte del patrimonio artistico locale: elegante, antico, ristrutturato come si deve.  Ma l'ex nunzio Jozef Wesolowski da ieri recluso nei locali del Collegio dei Penitenzieri, nel Palazzo del tribunale vaticano, non l’apprezza. Il nome nella polvere, le mostrine e l’abito talare strappati …. E in finale anche l’arresto. Oggi arriva anche la notizia della rimozione dalla diocesi Ciudad del Este in Paraguay di mons. Ricardo Livieres Plano, accusato di aver coperto almeno un caso di pedofilia.

L'avevano promesso e così è stato: lotta dura alla pedofilia. Prima Papa Ratzingher, poi  Papa Francesco, ma nessuno si aspettava un arresto, evento sconosciuto  tra le mura leonine E’ la prima volta, infatti, che oltre Tevere finisce in galera un altissimo prelato, dentro il  proprio Stato, con il proprio  tribunale e il tutto per espressa volontà di Papa Francesco.

Oddio, nel corso dei secoli  Santa Romana Ecclesia ha mandato molta gente in galera, al rogo, a morte, in miseria e altro ancora (pur assieme a opere meritorie). Ma MAI  la nomenclatura ecclesiastica  era andata pubblicamente  contro se stessa usando il codice penale e l’esercizio spirituale della prigione. Il gesto è un gesto forte, che richiede coraggio e certezza. Un gesto forte anche per lo stesso  Francesco, un Papa – come scrive Marco Politi – “tra i lupi” che non arretra di fronte alla sua missione di rinnovatore della Chiesa.






Ma non c’è solo fermezza e coerenza in questa nuova presa di posizione della Chiesa. 

1) Innanzitutto nessuna giustificazione al “male” maggiore e peggiore. E cosa c’è di più atroce e nauseabondo della pedofilia? Non diceva forse Gesù:"Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molo meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e venga gettato in mare" parole durissime,  le uniche che non contemplano il perdono.

2) Dalle parole ai fatti. Tutti i grandi leader della storia, dai violenti ai pacifisti, hanno portato avanti le loro idee con estremo rigore. dal giacobino Saint Just che sosteneva che la ghigliottina non si poteva fermare perchè  “cosa avrebbe pensato della rivoluzione il popolo se avesse visto tremare  la mannaia?” E la durezza dei digiuni di Gandhi che sollevavano  intere masse?  Un leader degno di questo nome,   è di esempio, è guida e lo è nella realtà dei fatti, nella pratica, non solo nelle parole!!!

3) Terzo,  ma non ultimo:  individuare e colpire innanzitutto il male che è in noi . Dare sempre la colpa agli altri, a fattori esterni, a cause imprevedibili è un errore fondamentale. Non si avanza, si è ciechi. In noi c’è bene e male e di più,  e  se non si riconosce la natura interiore del male, non c’è tolleranza,  la fede diventa motivo di divisione, di buoni contro cattivi, i buoni essendo sempre noi ed i cattivi gli altri. No, non è così e Papa Francesco restaura in questo il credo originale della parola di Cristo che invita a guardare alla trave che è nei nostri occhi piuttosto che alla pagliuzza in quelli dei fratelli.





 

24 settembre 2014

COPIONI PREBABBRICATI

di Iva Testa





Care amiche, ritorniamo e parliamo di TV  soprattutto di 2 programmi: Dimartedì e Ballarò

>Il primo condotto da Giovanni Floris su La 7 e il secondo, sempre martedì, su RAI 3, condotto da Massimo Giannini.;">
Che dire se non che noia? Identici, vecchi, logori..Poltrone sempre uguali, ospiti pure...Domande ovvie, 
risposte generiche..

Dovrebbero essere approfondimenti, invece sono una melassa indigesta di parole in libertà.. I due conduttori non si somigliano, ma fanno le stesse cose.Fogli in mano, gobbo per guardare la telecamera e non il pubblico, quesiti banali con la presunzione di essere illuminati dall'intelligenza..

Non sono attenti alle risposte, ma enunciano una dietro l'altra domande già prestabilite.

Il risultato non é un dibattito, nè un faccia a faccia degli ospiti, ma un'alternanza indigeribile di logori discorsi ascoltati un miliardo di volte.

Si potrebbe fare di meglio?

Noi crediamo di sì, se al posto della logorrea ci fosse la capacità di capire quello che occorre ai telespettatori. 
Questi ultimi vogliono capire cosa succede nel paese, alle prese con una crisi economica senza precedenti.
Il solo modo per farlo é di porre domande concrete e dirette, attenti non all'autoreferenzialità, ma alla comprensione della realtà.

Perché non si realizza questa semplice deontologia giornalistica?

Forse perché il video corrompe anche i migliori professionisti, attenti al look più che ai contenuti.
Noi pensiamo che le due cose possano marciare insieme e speriamo ancora in una TV diversa...