21 settembre 2006

CULTURA CONTRO VIOLENZA


All'Appello degli Uomini contro la Violenza, pubblicato qui sotto, risponde Iva Testa (Gr Parlamento)

Le cronache di questi ultimi tempi sulla violenza sessuale invitano certamente ad una riflessione..Ma la violenza contro le donne è antica.

Molte di noi l'hanno raccontata nei mezzi d'informazione cercando a volte di imporne i dovuti resoconti con fatica..La violenza sessuale " fa notizia" solo se è efferata..Sono invece troppe, continue le violenze quotidiane,vissute da donne,bambine, bambini..

Nei primi anni 90 realizzai un dossier in televisione sullo stupro. Visitai molte case delle donne , parlai con un sacerdote di Firenze che aiutava le giovani costrette a prostitursi..Poi arrivai a Milano , perchè un bambino di 9 anni era stato violentato da tutta la famiglia: genitori, zii, nonni.Scoprii che nella capitale industriale italiana la maggior parte delle violenze contro i minori veniva consumata nelle famiglie della piccola e media borghesia.

Una neuropsichiatra infantile mi raccontò che curava bimbi violentati che avevano anche meno di due anni di vita. La Questura della stessa città aveva composto una squadra di donne molto preparate che scoprivano i soprusi, nascosti per paura, dai minori, grazie ad un buon collegamento con le scuole.Infine un pool di magistrati che, primi al tempo, interrogavano i minori violentati attraverso l'audizione protetta, come negli Stati Uniti.

Sono passati molti anni...le cose non sono molto cambiate, anche se sono piu' conosciute. La violenza sessuale è un rito arcaico, selvaggio....nasce dalle profondita' bestiali dell'animo umano. Occorrono strumenti adeguati per fronteggiarla, certo, ma il vero, profondo intervento è culturale..

LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE CI RIGUARDA: PRENDIAMO LA PAROLA COME UOMINI

Riceviamo questo appello e volentieri lo pubblichiamo. I puntini sottolineano i passaggi che abbiamo tagliato per rendere piu' agile la lettura del documento


Assistiamo a un ritorno quotidiano della violenza esercitata da uomini sulle donne. Con dati allarmanti anche nei paesi “evoluti” dell’Occidente democratico. Violenze che vanno dalle forme più barbare dell’omicidio e dello stupro, delle percosse, alla costrizione e alla negazione della libertà negli ambiti familiari, sino alle manifestazioni di disprezzo del corpo femminile.

Una recente ricerca del Consiglio d’Europa afferma che l’aggressività maschile è la prima causa di morte violenta e di invalidità permanente per le donne in tutto il mondo. E tale violenza si consuma soprattutto tra le pareti domestiche..
………………
La rivoluzione femminile che abbiamo conosciuto dalla seconda metà del secolo scorso ha cambiato radicalmente il mondo…….

L’affermarsi della libertà femminile non è una realtà delle sole società occidentali. Il moto di emancipazione e liberazione delle donne si è esteso, con molte forme, modalità e sensibilità diverse, in tutto il mondo…….

Oggi attraversiamo una fase contraddittoria, in cui sembra manifestarsi una
larga e violenta “reazione” contraria al mutamento prodotto dalla rivoluzione femminile…...Un altro sintomo inquietante è il proliferare di mentalità e comportamenti ispirati da fondamentalismi di varia natura religiosa, etnica e politica, che si accompagnano sistematicamente a una visione autoritaria e maschilista del ruolo della donna.....

Dopo i casi drammatici registrati dalla recente cronaca, si è parlato dell’esigenza di un maggiore ruolo delle istituzioni pubbliche, sino alla costituzione come parti civili degli enti locali e dello stato nei processi per violenze contro le donne.

Noi pensiamo che sia giunto il momento, prima di tutto, di una chiara presa di parola pubblica e di assunzione di responsabilità da parte maschile. ….E’ necessario un salto di qualità, una presa di coscienza collettiva.

Una forte presenza pubblica maschile contro la violenza degli uomini potrebbe assumere valore simbolico rilevante. Anche convocando nelle città manifestazioni, incontri, assemblee, per provocare un confronto reale, confronto che sia capace di determinare un capovolgimento nei comportamenti concreti di ciascuno di noi.


Primi firmatari

Alberto Leiss, Marco Deriu, Stefano Ciccone, Jones Mannino, Massimo Michele Greco, Sandro Bellassai, Claudio Vedovati.

Adesioni

Davide Rossi, Umberto Varischio, Gianfranco Proietti, Luca Proietti, Giuseppe Colosi, Lino Giaccone, Diego Bortolameotti, Francesco Lauria, Beppe Pavan, Daniele Barbieri, Roberto Poggi, Massimiliano Luppino, Andrea Baglioni, Luigi Zoja, Fausto Perozzi, Alessio Surian, Gianluca Borghi, Mattia Toscani, Eugenio Caggiati, Marcello Acquarone, Attilio Mangano, Roberto Illario, Daniele Bouchard, Luciano Sartirana, Corrado Roncaglia,, Franco Toscani, Giacomo Mambriani, Marco Cazzaniga, Gianni Ferronato, Livio Dal Corso, Carlo Marchiori, Marco Sacco, Vanni Bertolini, Francesco Camattini, Luciano Marmocchia, Giuseppe De Nigris, Marco Cervino, Gianni Caligaris, Domenico Matarozzo, Sandro Mezzadra, Stefano Sarfati Nahmad, Alberto Moreni, Enrico Ottolini, Vittorio Cotesta, Alessandro Bosi, Franco Caldera, Ettore Lo Maglio Silvestri, Goffredo Fofi, Cesare Del Frate, Daniele Licheni, Nicola Sinopoli, Enrico Euli, Roberto Verdolini, Antonio D’Andrea, Silvano Cogo, Christian Carmosino, Sandro Coccoi, Giacomo Truffelli, Gianfausto De Dominicis, Michele Citoni, Franco Insalaco, Gigi Malaroda, Andrea Rigon, Nicola Negretti, Nicola Ricci, Mario Gritti, Gianfranco Neri, Osvaldo Pieroni, Andrea Lavagnoli, Antonio Cinquantini, Paolo Scatena, Antonio Canova, Michele Poli, Domenico Rizzo, Stefano Montali, Fernando Lelario, Alessio Miceli, Alessandro Quintino, Gabriele Galbiati, Renato Sebastiani, Giuliano Dalle Mura, Stefano Vinti, Pietro Craighero, Rino Genovese, Giampiero Bernard, Lorenzo Di Santo.



Le ragioni di questo appello

L’appello che diffondiamo in questi giorni reca le firme di uomini provenienti dai più disparati percorsi politici, culturali, religiosi, sessuali, che hanno deciso di reagire in qualche modo ai terribili fatti di violenza alle donne che le cronache hanno riportato alla nostra attenzione negli ultimi mesi. Alcuni vengono da esperienze politiche tradizionali, altri vengono da movimenti studenteschi, pacifisti e ambientalisti, altri ancora hanno cominciato a riflettere su questi temi a partire da relazioni affettive o di amicizia o da scambi con il movimento delle donne.

Si tratta di percorsi semplicemente individuali. Ma anche di esperienze, spesso informali, di gruppi di autocoscienza e di discussione su diverse questioni (stupro, guerra, prostituzione, pedofilia). Esistono attualmente in Italia gruppi di uomini di questo genere in diverse città: “Uomini in cammino” di Pinerolo, “Maschile plurale” di Roma, “Maschile plurale” di Bologna, il “Gruppo uomini” di Verona, il “Gruppo uomini” di Viareggio, il “Gruppo uomini” di Torino, il “Gruppo uomini di agape”, “Il cerchio degli uomini” di Torino, l’“Associazione uomini casalinghi” di Pietrasanta, a cui si aggiungono gruppi misti di uomini e donne “Identità e differenza” di Spinea, “La merlettaia” di Foggia, il “Circolo della differenza” di Parma, il “Gruppo sui generis” di Anghiari, il “Gruppo sul patriarcato” di Roma promosso dal “Forum Donne PRC”.

Queste occasioni di riflessione hanno dato vita a un ampia produzione di articoli, libri, incontri, convegni, sui temi della maschilità e dei rapporti tra i sessi (anche se finora con scarsa attenzione da parte dei media). Negli ultimi anni si sono infittite le occasioni di incontro e confronto a livello nazionale tra uomini e anche tra uomini e donne con alcuni appuntamenti oramai riconosciuti (ad Agape, Asolo, Anghiari fra gli altri). …
Ci auguriamo che questo appello non sia semplicemente un atto formale: ne proporremo la lettura e la discussione agli uomini che operano nella politica e nelle istituzioni, nelle università e nelle scuole, nei media, nei sindacati, nell’associazionismo, nei servizi, nelle comunità di immigrati, nelle realtà religiose.

A tutti gli interessati diamo appuntamento per un incontro pubblico il 14 ottobre a Roma, per scambiare opinioni e elaborare ogni possibile ulteriore iniziativa.

Intanto ci auguriamo che le adesioni continuino ad arrivare. Chi volesse aggiungersi ai firmatari può scrivere all’indirizzo
: appellouomini@libero.it
Per contatti 338/5243829, 347/7999900.


16 settembre 2006

UNA DONNA, UNA GIORNALISTA, "UNO SPIRTO GUERRIER"



di Grazia Gaspari

Sono state dette tante cose su di lei che è inutile aggiungere alcunchè. Tuttavia, non possiamo non ricordarla nel nostro blog di giornaliste, di donne impegnate nella difesa dei nostri diritti e della professione.
Bianca o nera, Oriana Fallaci è stata l'esempio vivente di come il cuore, l'anima, l'intelligenza di una donna, delle donne, possano entrare con forza, senza complessi di inferiorità, senza paure, nelle vicende dei nostri tempi e contribuire a scriverne una pagina.
Oggi i suoi funerali....ma sono solo la forma esteriore con cui si conclude una vita, "Essere seppelliti qui o là...ha poca importanza. Ciò che vale e che ci segue nell'altro mondo sono le azioni compiute" ("Pensieri di Luce" Ostad Elahi. Traduzione di Mario Luzi. Ed. Mondadori)
Oriana, buon viaggio e...... buon arrivo

14 settembre 2006

UNA GIORNATA CONTRO LA DISCRIMINAZIONE

Villaggio Antidiscriminazioni:
EUROPEAN TRUCK TOUR FOR DIVERSITY -AGAINST DISCRIMINATION

Tappa di Roma

14 settembre 2006 - piazza del popolo - intera giornata
OBIETTIVO :
Sensibilizzazione contro le 6 principali discriminazioni di :
SESSO
RAZZA
RELIGIONE
HANDICAP
SCELTE SESSUALI
ETA’
In particolare sensibilizzare i datori di lavoro circa i loro obblighi legati all’approvazione delle nuove norme antidiscriminatorie.
Il tour è accompagnato da iniziative di sensibilizzazione attraverso i media ma anche da spettacoli e attività promozionali


CHI ORGANIZZA :

Unione Europea
Ministero Pari opportunità
UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali
Una giornata d'incontro, dalle 10 alle 20, con dibattiti, stand, musica: il 14 settembre Roma sarà la tappa italiana della Campagna europea antidiscriminazioni.
Le associazioni della Casa internazionale delle donne nello stand (dalle 10 la mattina alle 18), distribuiranno documentazione e proietteranno video.

Dal le 15,30 alle 16,25
UNO SPAZIO A PIU’ VOCI sulle Discriminazioni Multiple

Partecipano :
MARIELLA GRAMAGLIA : Asses.alle Pari opportunità, alla semplificazione ed alla comunicazione del Comune di Roma
DANIELA CARLA’ : Dirigente Generale del Ministero del Lavoro
DANIA MANTI : Vicequestore di Roma

Per la Casa Internazionale delle Donne : sul TEMA : “Le radici sessiste dell’Europa. Dalla cultura dello stupro alla libertà femminile”
Edda Billi AFFI
Jociara Lima de Oliveira Candelaria
Irene Giacobbe Assolei- Sportello Donna
Emanuela Moroli Differenza Donna e Centri Antiviolenza
Rosanna Oliva Aspettare Stanca
Angela Scarparo Assemblea delle donne
Monica Storini Cfs

Alle 17.30 la ministra per i diritti e le pari opportunità Barbara Pollastrini e il sindaco Walter Veltroni incontreranno i rappresentanti del mondo dell'associazionismo.
In chiusura concerto dell'Orchestra di Piazza Vittorio.

07 settembre 2006

TRE DONNE .....UN CAPEZZONE


di Giovanna Rossiello TG1

Siamo in un vortice..........ultime ore prima del nuovo direttore al TG1.............ma intanto il fango continua a colpirci un pò tutte, tutti.

Tutti parlano dell'urgenza di riformare la Gasparri non contro qualcuno ma per garantire più pluralismo. Ma intanto, oggi come oggi, di pluralismo, di voci diverse sulla Rai, non interessa. Ieri tra le mille agenzie battute sul caso Rai ce ne erano tre ..............che nessun commentatore , nessuna nota , nessun servizio ha ripreso: una del ministro Pollastrini, una di Sandra Cioffi dei popolari- Udeur e l'altra della nostra commissione pari opportunità, tutte ovviamente sul dare spazio alle donne interne della Rai, sui nostri curriculum da tenere in considerazione.

Ma perchè ,diosanto, nessuna di queste voci è stata ripreso da mezzo giornale?Perchè un comunicato di Capezzone conta più di 3 comunicati di donne sulle donne? Questo ha a che fare con il discorso dei comportamenti da cambiare e che nessuno vuole nei fatti cambiare.........Quanto lo vogliamo veramente questo cambiamento??????????? Noi come coordinamento vogliamo dire -farequalcosa?

01 settembre 2006

L'ALTRA FACCIA DELLA GUERRA. LE DONNE CINGALESI SCHIAVE IN LIBANO














di Manuela Scebba

Sposate, lasciate dal marito, chi il marito l’ha perso in giovane età e l’unico desiderio è quello di far studiare i figli per regalargli un futuro più consistente, chi lavorava per riottenere i figli che attendono in orfanotrofio, chi non ha più niente da perdere, perché ha già perso tutto.

Le donne si accalcano alla porta di un piccolo ufficio di Beirut utilizzato come punto d’ascolto.
Cosa é successo a queste ragazze? Cosa vuol dire trovarsi in una guerra che non gli appartiene, cosa vuol dire buttarsi dal terzo piano di un palazzo per disperazione, perchè la madama ha chiuso la porta a chiave o risvegliarsi intontite e ritrovarsi ustioni sul viso, sulla pancia e sul capezzolo a soli 19 anni.. sedersi a una scrivania e piangere per non essere state pagate.

Come ritornare in Sri Lanka a mani vuote dopo aver promesso un benessere fatto di cioccolate e vestiti che ripagassero il tempo speso a lavorare lontani dai propri cari?

Tante storie di donne sfruttate dalla necessità di sopravvivere. Il traffico di domestici o House Clining non è un segreto di questi tempi, alla razza cingalese nei paesi esteri è stato assegnato questo compito.

La speculazione è resa possibile su individui bisognosi che non avendo niente nelle proprie terre di origine sottomettono le proprie forze al volere dei padroni che ne comprano il silenzio e la fatica di 20 ore lavorative al giorno.

Sin dallo Sri Lanka queste bisognose signore si iscrivono a delle agenzie che le mettono in contatto con le famiglie tramite un contratto piuttosto allusivo. Con le agenzie libanesi la questione è più complicata perche' spesso le lavoratrici non capiscono la lingua del contratto e si trovano vincolate pensando di essere tutelate da una struttura legale, che invece si rivelerà una leva atta a visionare che esse si schiavizzino e si sottomettano il più possibile alle famiglie in cui rendono il loro servizi.

Arrivano in massa cercando una speranza e questa guerra in Libano forse avrà un unico pregio, quello di far emergere un traffico internazionale che sfrutta la manodopera di donne che tutt’oggi risultano essere trattate come schiave, come animali su cui sfogare le proprie repressioni. Si spera che il lavoro del Gus e dello Iom possa rendere giustizia e restituire almeno un compenso economico a queste cingalesi che si sono umiliate senza essere state minimamente ripagate della salute psico-fisica ormai corrosa e delle umiliazioni ricevute.

Migliaia di questionari in varie lingue, dall’italiano alla lingua utilizzata dalle donne tamil, aspettano di essere visionati da associazioni e dell’Ambasciata dello Sri Lanka che, se non per i propri connazionali, dovrebbe iniziare una causa per il deficit che il paese ha contratto con le famiglie libanesi



RIFLESSIONI SULL'USIGRAI CHE VERRA'












di Giovanna Rossiello

Rai: nuovo CdA, nuovi direttori. Sono le urgenze che tutti conoscono .

Ma è urgente anche un nuovo codice di comportamento tra i giornalisti del servizio pubblico e i cittadini , e tra gli stessi giornalisti. Per dare un segnale di rinnovamento all’interno dell’ Usigrai , il sindacato dei giornalisti Rai il cui congresso si terrà in ottobre, credo che si debba provare a fare quel tipo di sforzo che , tanto per fare un esempio , vede impegnato il centrosinistra con il partito democratico. I dirigenti del centrosinistra lo vogliono davvero? Quanto lo vogliono? Ma è quello l’approdo naturale al quale guardano i quattro milioni e mezzo di italiani che hanno partecipato alle primarie .

Nella nuova squadra Usigrai è necessaria una forte sintonia , pur nella diversità, tra i “valori” di chi ha scelto di lavorare nel servizio pubblico. Qualche volta il sindacato ha dato l’impressione di un “pensatoio” di pochi eletti che decidono per tutti ma decisioni verticistiche danno l’impressione di non sentirci tutelate/i perché c’è sempre qualche puro più puro che ti epura , a prescindere.

Ecco penso, per esempio, che il nuovo governo dell’Usigrai non debba percepire il Coordinamento delle giornaliste come entità che vuole cose diverse dalla Commissione Pari Opportunità dell’Usigrai e viceversa. Penso a due entità complementari con ruoli diversi che però hanno valori e scopi condivisi. E insieme arrivano a risultati condivisi.

E’ molto sgradevole la sensazione di contrapposizione e di verità che vengono dall’alto, che danno l’impressione di partecipare ad una gioiosa macchina di consensi che poi comunque escluderà le persone corrette, ”le cosiddette anime belle“, quelle tollerate ma marginali. E a proposito di ”anime belle ”, per altri versi, il mio pensiero va ad Angelo Frammartino, il ragazzo morto nella sua missione di solidarietà a Gerusalemme. Una bella figura di giovane impegnato, con tanti ideali di giustizia, che ha fatto notizia solo da morto.

Notizie. Criteri di notiziabilità. Da qualche parte bisogna ricominciare: ricominciamo da una squadra forte che abbia senso di responsabilità, di buon senso e combatta i pregiudizi sulle notizie. I comportamenti civili che fanno capire che “un altro mondo è possibile “ possono diventare notizie da mettere in pagina ?O devono continuare a meritare poche righe tra le brevi? Personalmente credo che i giovani guardino sempre meno tv generalista e navighino con interesse su internet perché lì c’è più pluralismo che nei notiziari ingessati.

Ora in attesa di cambiamenti che mi auguro tengano sempre più conto della “partecipazione dal basso “ alla confezione del giornale , guardo con molta simpatia alle uscite del Coordinamento delle giornaliste Rai. Una boccata di aria fresca e voglia di stare sulle cose, sui temi, in modo partecipato e condiviso. Mentre mi aspetto che la prossima Commissione Pari Opportunità possa essere molto operativa e in grado di portare a casa risultati concreti per tutte le colleghe con la carriera bloccata da troppo tempo.

Infine, a proposito di curricula mi auguro che l’intreccio tra televisione, web e telefonia, ci vedrà tutte coinvolte con le nostre competenze e talenti per espandere l’ offerta informativa della Rai. Nel suo contratto di servizio la BBC parla di lealtà nei confronti dei cittadini. Io credo che il compito della squadra Usigrai dopo ottobre dovrà essere di una grande lealtà nei confronti delle colleghe e dei colleghi che sono stati discriminati o messi da parte perché volevano portare più idee e più punti di vista nella confezione del telegiornale.

Avremo un sindacato rinnovato in grado di costruire il suo congresso come progetto culturale per tutta l’Azienda se sarà arricchito dal contributo di tutti- colleghe e colleghi - che sono disposti ad essere attori del cambiamento che è già in atto .”