09 ottobre 2006

LA RIFORMA CHE SOGNIAMO, IL SINDACATO CHE VOGLIAMO


Riceviamo questo Manifesto - Appello firmato da 46 colleghi Rai che verra' prensentato al Congresso di Montesilvano e che volentieri pubblichiamo








Nel mondo della comunicazione che cambia vogliamo un Servizio Pubblico radiotelevisivo forte, propulsivo, multimediale, che abbia come missione il primato , soprattutto nell’informazione e nei nuovi linguaggi. Che sia per questo prevalentemente finanziato con un canone.

Un Servizio Pubblico senza guinzagli, dove i partiti si allontanino dalla gestione diretta, le professionalità siano riconoscibili, donne e uomini possano sempre sentirsi a casa loro, come professionisti e come utenti. Un Servizio Pubblico senza discriminazioni di sesso come ci chiede l’Art. 51 della Costituzione

Un Servizio Pubblico a forte vocazione europea e internazionale, che interpreti la propria missione nazionale come volano per dare al paese il senso di una modernità non subalterna . Che produca innovazione:
* nel modo di fare radio e televisione.
* nel modo di stare nella rete,
*come generare contenuti e competenze.

Un Servizio Pubblico che non avverta il cambiamento come un tributo e il futuro come una minaccia.

Un Servizio Pubblico dove un’informazione ramificata, innovativa e autorevole sia un valore fondante, riconosciuto da una comunità che voglia vivere a pieno titolo nella società della conoscenza.

Il Servizio Pubblico che sogniamo non potrà esistere senza una nuova cultura dell’informazione. Senza che i giornalisti Rai siano professionisti - protagonisti del cambiamento. Per questo vogliamo:
- un sindacato forte, progettuale, aperto.
- un sindacato che costruisca il suo congresso come volano culturale per tutta l’azienda
- un congresso che elabori, discuta e punti su un vero salto di qualità. Che su questo incalzi la politica, il governo del paese per una reale riforma del sistema.

Sappiamo quanto forti possano essere le resistenze al processo riformatore. Con fermezza dobbiamo superarle, tutte. Che vengano da noi, dalla nostra stessa difficoltà ad accettare i cambiamenti, che vengano dalla politica restìa a lasciare un campo che da sempre considera proprio.

A queste pur comprensibili resistenze, opponiamo un solido argomento:
“Accettare i cambiamenti vuol dire regalarsi un futuro”.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e