27 agosto 2009

LE IMPRENDITRICI ITALIANE SFIDANO LA CRISI E APRONO NUOVE AZIENDE




di Iva Testa

Sapevamo da tempo che le donne sono stimate e capaci in ogni tipo di professione, ma adesso arrivano dei dati che confortano queste valutazioni.

La camera di commercio di Monza e Brianza, numeri alla mano, dimostra che le donne italiane sfidano la pesante crisi economica con l'apertura di nuove imprese. Ben
40mila nei primi sei mesi del 2009, nonostante le difficoltà del momento.

Così le imprese individuali femminili costituiscono circa il 30% del totale delle nuove imprese individuali iscritte. Hanno aperto principalmente in Lombardia (12,8%), Campania (10,2%),Piemonte(8,7%) e Lazio (8,7%).

Il tasso di resistenza alla crisi delle aziende rosa è del 25% superiore a quello delle aziende maschili, e anche la vivacità è maggiore soprattutto in Calabria, dove sono cresciute dello 0,6%. Le imprese individuali con il titolare donna si concentrano nel commercio, ma anche nell'agricoltura e nei servizi alla persona.
Arriva però l'altra faccia della medaglia:dopo la nascita del primo figlio il 10% delle donne ha smesso di lavorare, il 25% ha chiesto il part-time, solo il 52% ha continuato a lavorare a tempo pieno.

"In Italia - osserva Mira Pirovano, Presidente del Comitato per l'imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Monza e Brianza- fare le imprenditrici e più in generale lavorare è ancora difficile..... Dunque, secondo l'imprenditrice brianzola "mettere le donne nelle condizioni di poter continuare a lavorare e vivere la maternità non come una malattia, ma un'occasione di sviluppo sociale, deve essere una priorità".

Siamo certamente d'accordo con Mira Pirovano. Aggiungiamo che non è solo la inadeguatezza dei servizi sociali come gli asili a rendere difficili i percorsi professionali delle donne, ma il perdurare di una dominante cultura maschile che ha disegnato i modelli sociali secondo le sue necessità. Per gli uomini lavorare è il primo punto dell'agenda privata e pubblica, per le donne è uno dei punti.

Le cose potranno davvero cambiare quando le donne saranno in grado di intervenire direttamente nelle modalità e nei tempi del lavoro per poter coniugare l'identità sociale con quella pubblica.

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