11 febbraio 2013

SIAMO UOMINI NON SUPERUOMINI..... E RATZINGHER MANDA IN SOFFITTA IL DOGMA DI PIO IX





di Grazia Gaspari 

C‘è chi nella storia dell’ultimo secolo di Santa Romana Chiesa è rimasto famoso per aver voluto un Concilio come papa Giovanni; chi per aver interloquito con i terroristi delle Brigate Rosse per la salvezza di Moro, come Paolo VI; chi per aver avuto un pontificato brevissimo, come papa Luciani; chi per essere venuto da oltre cortina, aver avuto un lungo pontificato ed essersi preso addirittura una pallottola in San Pietro, come Giovanni Paolo II. 

Papa Ratzingher in questa galleria di glorie volute e non volute, di accadimenti drammatici, di tiri mancini del destino, ha rischiato un pontificato di basso profilo. Dismessi i panni del grande teologo dei tempi della Congregazione della Fede, la tunica bianca non è riuscita a tradurre in evidenza pratica la sua visione filosofica e spirituale. 

Comprensivo, serio, coerente e sensibile non ha impresso il proprio colore al pontificato, anzi, stava rischiando di essere sovrastato dagli intrighi e dalle dinamiche del palazzo, uno su tutti, il caso del banchiere, suo caro amico, Gotti Tedeschi . 

Con le dimissioni, Benedetto XVI ha surclassato tutti i suoi predecessori ed è sicuramente al primo posto nella high parade dei papi più famosi. Ironia a parte, nessuno prima aveva messo in pratica un atto del genere. “Cocciuto” come un vero tedesco, non deve aver dato ascolto a nessuno. 

Le sue dimissioni aprono la strada a innovazioni che potremmo definire “rivoluzionarie” per l’ambiente … a partire dall’abbassamento dell’età pensionabile (attualmente 80 anni per i cardinali) che è costata una serie infinita di polemiche e di grossi malumori all’interno delle gerarchie, al ringiovanimento di apparati e funzioni. 

Ma non si tratta solo di innovazioni diciamo così amministrative, quanto di innovazioni dottrinarie di non poco conto. Fino ad oggi, infatti, nessun pontefice, nemmeno papa Giovanni, aveva messo mano al dogma dell’infallibilità del papa proclamato da Pio IX. Dogma che stabilisce la superiorità assoluta del pontefice in ordine alla dottrina e dunque all’impossibilità di criticare o modificare direttamente i decreti papalini. 

Si tratta di un dogma che è costato molto al Vaticano, basti pensare ai problemi con le chiese evangeliche per non parlare del dialogo con le altre religioni, in primis quelle monoteiste. Un dogma che ha pesato e pesa come un macigno e che ha causato un’emorragia continua di consensi tra fedeli e tra fedeli e teologi, non ultimo il caso di Hans Kung. 

Benedetto XVI poteva rimanere e delegare ad altri o all’apparato, come hanno fatto i suoi predecessori, parte del suo potere … invece ha preferito lasciare.
  

“… Nel mondo di oggi – ha detto papa Ratzingher - soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell'animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l'elezione del nuovo Sommo Pontefice". 

L’annuncio ha colpito il mondo intero. Nessuno o pochi hanno capito il suo gesto, la sua rinuncia. Si percepisce solo che l'atto è, come lo definisce lo stesso Benedetto XVI, “grave”. E allora perché non affidarsi a Dio, allo Spirito e concludere la propria esistenza su quello scomodo scranno che lui stesso aveva accettato non più giovanissimo? 

Non voglio lanciarmi alla ricerca dei perché o del per come, al momento si rischia solo di dar corpo alla fantasia personale, tuttavia non si può fare a meno di notare oltre al gesto rivoluzionario dell’ecclesiastico, il sano realismo dell’uomo e del teologo: lo spirito opera attraverso le persone e la legge di causa effetto, nessuno ne è immune, nessuno è al di sopra … papa compreso: transeat gloria mundi … tempus fugit.

1 commento:

Rocco Pellegrini ha detto...

Interessante la ricostruzione ed anche il ragionamento finale.
Certamente questo papa ha avuto uno scatto "umano" ma, per i tanti attaccati alla tradizione, forse un pò riduttivo.
La domanda infatti è: ma se lo Spirito Santo non è in grado di rendere attivo un anziano che Spirito Santo è?
L'altro papa ha voluto essere papa fino all'ultimo questo si è comportato da manager onesto.
Io preferisco Benedetto XVI...