18 novembre 2006

UN GRIDO DI RABBIA E DI DOLORE


Ho ricevuto da Alessandra De Stefano, una preparatissima e carina collega di RaiSport, una lettera in cui ci chiede solidarietà e aiuto. Da tre anni cerca di ottenere il ricongiungimento familiare e da tre anni le viene negato con la motivazione che poi potrebbe avanzare la richiesta di diventare "corrispondente". Non ho parole. Vi dico solo che, in prima battuta scriverò al neo segretario Usigrai, Carlo Verna e alla Consigliera d'Amministrazione Rai, Giovanna Bianchi Clerici che si è dimostrata sensibile e disponibile verso i problemi delle donne e dunque delle giornaliste. Poi si vedrà...... intanto pubblico la lettera di Alessandra e poi la lettera al Segretario Usigrai.


Carissime, che grande differenza c'è tra sentire ed ascoltare? Immensa, enorme, come sanno esserlo soltanto l'entusiasmo e la generosità di persone come voi che hanno saputo ascoltare la mia storia. Quella di una donna che con i suoi quarant'anni suonati in un'azienda sorda alle esigenze umane come la nostra, non può esercitare il diritto dovere, sancito anche dalla nostra Costituzione, di poter vivere con la sua famiglia.

La mia è una storia che inizia in Rai con un precariato nel 1992 e con un'assunzione nel 1995 all'allora TGS, oggi RAI SPORT, come redattore di prima nomina.. Solo per un caso sono finita allo sport. Nel 1992 stavo per laurearmi in Storia dell'Arte alla Sapienza mentre collaboravo all'Ansa e al Corriere della sera in cronaca. Vinsi una borsa di studio in giornalismo alla Columbia University. Stavo per andare, ma morì, dopo una lunga e penosa malattia, mia madre. (mi sono occupata di lei da quando avevo 4 anni). Allora, fui costretta a lavorare e accettai un contrattato alla TGS.

Sono iniziati così i miei 15 anni di lavoro in Rai. Inviato speciale dal 2000. 5 Olimpiadi seguite, 17 grandi giri (giro d'Italia, Tour de France Vuelta), 1 Coppa America di Vela in Nuova Zelanda e moltissime altre cose. Eventi raccontati soprattutto cercando storie, raccontando a chi stava a casa tutto quello che si nasconde dietro un evento sportivo di tale portata. Ho realizzato migliaia di servizi per i telegiornali, dirette, trasmisssioni, preparato speciali, documentari...insomma, un lungo lavoro, servendo le testate e garantendo sempre prodotti e notizie in tutte le situazioni.

La mia è stata una carriere pulita, limpida, all'insegna della trasparenza e dell'abnegazione per la Rai. Amo il mio lavoro e ho fatto sempre il massimo per farlo più che bene. Non so se ci sono riuscita sempre ma vi assicuro che ho dato tutta me stessa.

Quello che vi arriva ora da parte mia è un grido di rabbia e di dolore. Una richiesta d'aiuto che faccio a voi perchè non so più dove andare a sbattere la testa.Vivo a Parigi da quattro anni. Il 4 novembre scorso mi sono sposata e a fine 2007, se tutto andrà bene avrò la cittadinanza francese. Philippe, mio marito, ha una bimba che oltretutto ha problemi di salute . Loro sono la mia famiglia, noi siamo una famiglia.. Da anni chiedo di poter lavorare a Parigi, ma non trovo che porte in faccia o promesse illusorie che durano uno o due giorni.

Circa tre anni fa parlai la prima volta con il Direttore del Personale Gianfranco Comanducci che mi disse di trovarmi un Direttore che mi inviasse a Parigi. Nel 2004, dal momento che Daniele Renzoni era già da tempo da solo, parlai con Mauro Mazza, Direttore del Tg 2 che mi disse: "faro' il tuo nome nella riunione per gli inviati non ho nessuno dei miei che vuole andare"... Ma qualche giorno dopo mi richiamò e mi disse: "scusami, mi spiace tantissimo ma ho Mimun che preme per V.F. e devo mandare lui"! Poi fu la volta di G.B., che attualmente è ancora solo. Giorni fa ho riparlato con Mazza ma sembra che ora voglia andare F.C.

Cosa devo fare? Sono disperata!!! Qui c'e di mezzo una famiglia! possibile che il ricongiungimento familiare esista per gli extracomunitari (giustissimo) e per me non ci sia una soluzione? C'e una bambina di mezzo che ha diritto anche lei. Mio marito, da 25 anni si occupa di ciclismo, è la prima firma dell'Equipe e viaggia molto. Se io posso lavorare a Parigi e vivere a casa mia posso occuparmi della bambina, e avere una vita normale. Non due case una a Roma, l’altra a Parigi, Un viaggio ogni turno di riposo!!!Chiedo solo una vita normale. Chiedo il diritto a vivere lavorando nella città dove ho i miei affetti più cari. Perchè non posso lavorare a Parigi dove la Rai ha una sede?

Mi è stato detto che ci sono difficoltà perché una volta a Parigi potrei rivendicare il ruolo di corrispondente!!! Ma io non ne faccio una questione di soldi. Lavorerei con il mio stipendio. Accetterei qualsiasi compromesso.

Vi sto scrivendo con le lacrime agli occhi e con il cuore in mano ma con la certezza che voi saprete farvi ascoltare in maniera più decisa e forse con meno coinvolgimento emotivo di me. Ovunque vado mi parlano di contratto, di impossibilità, come dicevo sopra, di indennità di corrispondenza, ecc. ecc. Tutto questo con il ricongiungimento con la mia famiglia credo non abbia nulla a che vedere. Spero solo che ci sia qualcuno pronto a battesi per aiutarmi affinchè una cosa giusta possa realizzarsi.Vi abbraccio e vi ringrazio Alessandra De Stefano

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