21 novembre 2006

SOSTENIAMO LA BATTAGLIA DI ALESSANDRA DE STEFANO. CHIEDE DI VIVERE LAVORANDO NELLA CITTA' DELLA PROPRIA FAMIGLIA, MA LA RAI DICE NO

A volte mi sembra di sognare. A onor del vero più che un sogno è un incubo. In un antico paese come l’Italia, culla del diritto, centro della cristianità, sede di una democrazia evoluta (anche se comincio a nutrire qualche dubbio) accade che in una delle Aziende di punta dell’informazione, il Servizio Pubblico Rai, non venga concesso ai propri dipendenti il diritto al ricongiungimento familiare.
E’ la storia di Alessandra De Stefano, che lavora a Raisport e che lei stessa ci racconta.
Noi non possiamo restare ferme e silenziose. Faremo sentire la nostra voce, le nostre ragioni, ovunque sia possibile.
Lasciate un commento o una firma in fondo al post. Sostenete così, con la vostra adesione Alessandra De Stefano. Molti la conoscono, gli sportivi soprattutto, La sua non è una battaglia individuale, ma di tutti: “non ci sono diritti umani senza i diritti delle donne”, non ci sono diritti se non c’è libertà!!!


CHIEDO SOLO UNA VITA NORMALE. CHIEDO DI VIVERE LAVORANDO NELLA CITTA’ DOVE HO I MIEI AFFETTI PIU’ CARI






Che grande differenza c'è tra sentire ed ascoltare? Immensa, enorme, come sanno esserlo soltanto l'entusiasmo e la generosità di persone come voi che hanno saputo ascoltare la mia storia. Quella di una donna che con i suoi quarant'anni suonati in un'azienda sorda alle esigenze umane come la nostra, non può esercitare il diritto dovere, sancito anche dalla nostra Costituzione, di poter vivere con la sua famiglia.

La mia è una storia che inizia in Rai con un precariato nel 1992 e con un'assunzione nel 1995 all'allora TGS, oggi RAI SPORT, come redattore di prima nomina..

Solo per un caso sono finita allo sport. Nel 1992 stavo per laurearmi in Storia dell'Arte alla Sapienza mentre collaboravo all'Ansa e al Corriere della sera in cronaca. Vinsi una borsa di studio in giornalismo alla Columbia University. Stavo per andare, ma morì, dopo una lunga e penosa malattia, mia madre (mi sono occupata di lei da quando avevo 4 anni). Allora, fui costretta a lavorare e accettai un contrattato alla TGS.

Sono iniziati così i miei 15 anni di lavoro in Rai. Inviato speciale dal 2000. 5 Olimpiadi seguite, 17 grandi giri (giro d'Italia, Tour de France Vuelta), 1 Coppa America di Vela in Nuova Zelanda e moltissime altre cose. Eventi raccontati soprattutto cercando storie, raccontando a chi stava a casa tutto quello che si nasconde dietro un evento sportivo di tale portata. Ho realizzato migliaia di servizi per i telegiornali, dirette, trasmisssioni, preparato speciali, documentari...insomma, un lungo lavoro, servendo le testate e garantendo sempre prodotti e notizie in tutte le situazioni.

La mia è stata una carriere pulita, limpida, all'insegna della trasparenza e dell'abnegazione per la Rai. Amo il mio lavoro e ho fatto sempre il massimo per farlo più che bene. Non so se ci sono riuscita sempre ma vi assicuro che ho dato tutta me stessa.
Quello che vi arriva ora da parte mia è un grido di rabbia e di dolore. Una richiesta d'aiuto che faccio a voi perchè non so più dove andare a sbattere la testa.

Vivo a Parigi da quattro anni. Il 4 novembre scorso mi sono sposata e a fine 2007, se tutto andrà bene avrò la cittadinanza francese. Philippe, mio marito, ha una bimba che oltretutto ha problemi di salute . Loro sono la mia famiglia, noi siamo una famiglia.. Da anni chiedo di poter lavorare a Parigi, ma non trovo che porte in faccia o promesse illusorie che durano uno o due giorni.

Circa tre anni fa parlai la prima volta con il Direttore del Personale Gianfranco Comanducci che mi disse di trovarmi un Direttore che mi inviasse a Parigi. Nel 2004, dal momento che Daniele Renzoni era già da tempo da solo, parlai con Mauro Mazza, Direttore del Tg 2 che mi disse: " sei bravissima faro' il tuo nome nella riunione per gli inviati non ho nessuno dei miei che vuole andare"... Ma qualche giorno dopo mi richiamò e mi disse: "scusami, mi spiace tantissimo ma ho Mimun che preme per V.F. e devo mandare lui"! Poi fu la volta di Giovanni Bocco che attualmente è ancora solo. Giorni fa ho riparlato con Mazza ma sembra che ora voglia andare F.C.

Cosa devo fare? Sono disperata!!! Qui c'e di mezzo una famiglia! Possibile che il ricongiungimento familiare esista per gli extracomunitari (giustissimo) e per me non ci sia una soluzione? C'e una bambina di mezzo che ha diritto anche lei. Mio marito, da 25 anni si occupa di ciclismo, è la prima firma dell'Equipe e viaggia molto. Se io posso lavorare a Parigi e vivere a casa mia posso occuparmi della bambina, e avere una vita normale. Non due case una a Roma, l’altra a Parigi, Un viaggio ogni turno di riposo!!!

Chiedo solo una vita normale. Chiedo il diritto a vivere lavorando nella città dove ho i miei affetti più cari. Perchè non posso lavorare a Parigi dove la Rai ha una sede? Mi è stato detto che ci sono difficoltà perché una volta a Parigi potrei rivendicare il ruolo di corrispondente!!! Ma io non ne faccio una questione di soldi. Lavorerei con il mio stipendio. Accetterei qualsiasi compromesso.

Vi sto scrivendo con le lacrime agli occhi e con il cuore in mano ma con la certezza che voi saprete farvi ascoltare in maniera più decisa e forse con meno coinvolgimento emotivo di me. Ovunque vado mi parlano di contratto, di impossibilità, come dicevo sopra, di indennità di corrispondenza, ecc. ecc. Tutto questo con il ricongiungimento con la mia famiglia credo non abbia nulla a che vedere.
Spero solo che ci sia qualcuno pronto a battesi per aiutarmi affinchè una cosa giusta possa avvenire.

60 commenti:

Unknown ha detto...

La vicenda di Alessandra dice anche molte cose sulla nostra organizzazione aziendale, sulla rigidità ormai insopportabile di certe dinamiche. Mi sono sempre chiesta perchè sia così difficile, impossibile direi, l'osmosi fra testate, lo scambio di esperienze, cosa che permetterebbe anche ai direttori di testata di conoscere meglio le ampie e qualificate forze su cui contare. Ma niente. Vedo quindi che la battaglia di Alessandra investe almeno tre ordini di questioni: la questione dei diritti, quella del riconoscimento del ruolo professionale delle donne, infine, ma non ultimo il problema dell'efficienza e duttuilità dell'organizzazione aziendale.. Continuiamo a porre insieme tutte queste questioni.

Unknown ha detto...

Ecco a voi un altro caso esemplare delle sottilissime politiche di gestione delle "risorse umane" di questa azienda: tanto sottili da divenire ineffabili, almeno all'occhio poco acuto di noi risorse. Certo, al nostro sguardo ingenuo sembra masochismo puro, oltre che patente disumanita' (ma la disumanita' e' costituente essenziale della burocrazia dall'alba dei tempi): una valente "risorsa" si offre di lavorare a Parigi allo stesso prezzo che in Italia? Dunque, ragioniamo noi che non abbiamo frequentato scuole per manager, lavorera' meglio, con piu' serenita', dunque produrra' di piu'. Correremmo a firmare il contratto. Ingenui, o poco aggiornati. Nelle scuole per manager si insegna, temiamo, che il dipendente deve soffrire, per poter essere meglio ricattato. Ricordo quando un gruppo di anime belle vinse un concorso per praticanti guiornalisti in questa azienda: dovette fare causa, per ottenere l'assunzione. Poi furono assegnati alle sedi secondo il seguente criterio: se uno era residente a Roma, sarebbe andato a Bari; se era residente a Pisa, a Roma; se parlava correntemente il cinese e avrebbe fatto faville a Pechino, si sarebbe occupato di cronaca a Trento; e cosi' via.

La produzione e' l'ultimo dei problemi, in burolandia: la regola aurea e' che tutti devono avere qualcosa da chiedere, o meglio da implorare, al sommo vertice. Che cosi' potra' meglio circondarsi del piu' efficiente dei poteri: il ricatto.

Unknown ha detto...

Per fortuna che la Costituzione difende la famiglia e la pone al centro dello sviluppo sociale....

Anonimo ha detto...

Una madre non puo' stare lontana dai figli....vergogna

Anonimo ha detto...

Facciamo sentire la nostra forza

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra, penso che il ricongiungimento familiare sia uno dei problemi importanti da affrontare in occasione del rinnovo del prossimo contratto integrativo. Hai tutta la mia solidarietà nella speranza che possa risolvere la tua vicenda al più presto.
Ezio Cerasi

Anonimo ha detto...

Sono solidale con Alessandra, che conosco bene. Oltre ad una stimata collega, e' stata la mia vicina di casa per molti anni. Le auguro di potere presto raggiungere il suo obiettivo familiare, senza per questo dovere sacrificare tanti anni di onesto lavoro e di sacrifici.

Anonimo ha detto...

Alessandra, oltre che una grande professionista, e' prima di tutto un essere umano meraviglioso che merita il dovuto riconoscimento e un po' di serenita'.
Sarebbe bello se per una volta questa Azienda non usasse due pesi e due misure...credo che esistano dei precedenti simili che sono stati risolti positivamente, tutto sta a vedere di chi si trattava. Dai Ale, siamo tutti con te!
Eleonora

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra, dirti quanto ti voglia bene è superfluo. Dirti quanto ti stimi quasi inutile, visto l’orgoglio che ho sempre nutrito per quella meravigliosa professionista che assunsi a Rai Sport undici e passa anni fa.

Non mi hai mai deluso: sei la più brava di tutte, per passione per cultura, per dinamismo, per sensibilità, per umanità, per gusto televisivo. Ma soprattutto non hai mai deluso i telespettatori che hanno sempre visto in te un punto di riferimento straordinario, qualsiasi cosa tu abbia fatto e qualsiasi tema abbia trattato.

Sei una persona rara che merita attenzione e rispetto. Se fossi…se fossi… se fossi quello che non sono, ti darei un microfono e ti direi fai quello che vuoi e vivi dove vuoi. Sono sicuro che l’Azienda ne trarrebbe un grande vantaggio: ma soprattutto ne saremmo felici noi che amiamo lo sport raccontato con amore e qualità.

Tu hai la forza del talento e dell’onestà. In teoria dovrebbero bastare. Altrimenti…altrimenti – tu che ami la musica – rileggiti Francesco Guccini, ultimo verso dell’”Avvelenata” e gridalo al mondo. In fondo che c’entri tu con “loro”? Chi non ti vuole, non ti merita. Vivi!

Marino Bartoletti

Anonimo ha detto...

Conosco Alessandra da anni e la stimo non solo per la serietà nel lavoro ma anche per la sensibilità (merce rara)che ci mette. Le manifesta tutta la mia solidarietà e sono disponibile a ogni iniziativa che possa vedere riconosciuti i suoi diritti. Gianni Mura (Repubblica)

Anonimo ha detto...

Ci sarebbero tanti perchè,tanti, tantissimi. Che cosa è giusto e cosa è sbagliato.Quello che è certo è il valore della persona e la persona è brava, di più. le righe di Marino fanno solo piacere nel constatare di quanto sia brava e valida Alessandra . Non è stato facile costruirsi una reputazione di brava cronista ma Ale ci è riuscita, apprezzata da tutti in ogni settore dello sport. Sempre in prima linea...molti diranno:" è facile con lo sport..un accredito e via,hai l'evento e cosa ci vuole"
ci vuole ci vuole. Sono mille gli episodi che potrei raccontare di alessandra sul campo, tralascio i vari speciali o i profili di grandi campioni ed anche tutti i pezzi realizzati tra Tg e rubriche...
-Giochi del mediterraneo a Bari, per la RAI è un prodotto di basso profilo, elegante modo per dire senza un soldo di budget,per gli organizzatori e per noi una vera Olimpiade, ebbene Alessandra è stata la prima a lasciare il ruolo di giornalista per inventarsi quello di produttrice/organizzatrice. 15 giorni d'inferno per portare a casa un proodotto da record e gran parte del merito è stato suo e della sua pazienza nell'organizzare il lavoro ad altri.
-Madonna di campiglio, Giro d'Italia del 1999, Pantani all'alba viene escluso dalla corsa in rosa. Tutti davanti al suoi albergo,il mondo in attesa...Alessandra strappa le prime parole a marco pantani. Un microfono, quello suo, raggiunge milioni di persone in attesa di sapere...per Alessandra tante botte nella ressa ed un maglione di cashmire rotto ed anche un triste sorriso di chi ha portato a casa il pezzo nella consapevolezza di una più grande tragedia.
-Olimpiade di Salt Lake City 2002.Ale conduce per mergenza lo studio nelle notti olimpiche, non lo aveva mai fatto.... rsultato eccellente.
Ecco questa è Alessandra: può coprire ogni ruolo. La RAI dovrebbe riflettere su chi poter contare.

Giovanni Bruno

Anonimo ha detto...

Vai alessandra!!!! Scusate non mi sono preparata niente di particolarmente interessante da scrivere per sostenere la sacrosanta battaglia di alessandra. Dunque solo due righe per farvi e farle conoscere la mia totale solidarieta' alla persona, alla professionista, alla vicenda tutta che mi sembra davvero assurda. Occupo soltanto un altro rigo per assicurarvi il mio impegno e la mia partecipazione a qualsiasi tipo di iniziativa sara' organizzata per riuscire a far trasferire Alessandra a Parigi. Mi domando, forse una normale storia d'amore e tutto sommato di vita e' troppo poco per lor signori cosi' preoccupati di indennita', promozioni, posti occupati........posso dire che schifo? ...l'ho detto! irene

Anonimo ha detto...

Volevo scrivere tante cose per sostenere questa richiesta di Alessandra, collega di Raisport e soprattutto amica. Volevo farlo non perché l'affetto viene prima di tutto ma perché la stima viene ancora prima. Poi ho letto gli altri commenti, li ho apprezzati, soprattutto quello del mio ex direttore Giovanni Bruno. Proprio quando stavo per cominciare a scrivere ho letto anche le righe di Marino Bartoletti. Emozionanti, sentite, sacrosante. Ecco, io nel mio piccolo, vorrei sottoscrivere tutto di questa affettuosa e quasi cantata dedica di Bartoletti. Lo faccio con il cuore e con la forza del pensiero. Per Alessandra, per il nostro lavoro, per la Rai. Enrico Testa

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra,
certo che lascio un commento, certo che sono solidale, certo che parteciperò ad ogni iniziativa riterrai di intraprendere per far valere i tuoi diritti. Scrivo di getto, toccata dalla tua lettera - pur conoscendone già i contenuti - e anche dai commenti di chi ha scritto prima di me. Gianni Mura, Marino, Giovanni, Enrico... vorrei che fossero di più... Ma arriveranno, ne sono certa.
Il tuo grido è anche il mio e credo quello di tutte/i noi che da anni con il massimo impegno cerchiamo di dare tutto il possibile - e a volte anche l'impossibile - nel lavoro. Per serietà, per passione, per onestà rispetto ai nostri interlocutori, agli eventi e alle storie che raccontiamo, a chi ci guarda e ci ascolta e a chi ci ha dato fiducia. Conosco bene la tua storia che, come sai, è simile a quella di molte di noi. Giornaliste, donne, mogli, madri, fidanzate. Donne che spesso devono fare il doppio della fatica per ottenere rispetto, godere di pari opportunità. La conosco personalmente per le volte che ne abbiamo parlato, che mi hai raccontato tutte le difficoltà che stai incontrando per cercare di ottenere quel che, credo, ti spetterebbe di diritto. Non posso credere che di fronte a tale situazione non si possa trovare una soluzione. Non ci posso credere. Anche alla luce delle condizioni che saresti disposta ad accettare pur di poter vivere accanto a Philippe e alla bambina. Pur di poter vivere la tua vita interamente. Come deve essere.
"Dream as if you'll live forever. Live as if you'll die today"... Mentre ti scrivo mi viene in mente questo. Dovremmo ricordarci di farlo sempre, tutti, per non rischiare di perdere quel che conta davvero.
Vai avanti, insisti, cara Ale, non rinunciare alla tua vita. Noi siamo con te.
Eli (Eisabetta Caporale- RAISPORT)

Anonimo ha detto...

Un proverbio americano recita che se devi attraversare una sala affollata e non ce la fai chiedendo permesso, bisogna necessariamente allargare i gomiti e farsi strada. Alessandra sono anni che domanda con educazione e rispetto quello che un dirigente potrebbe risolvere in due o tre minuti d'orologio. Basterebbe una firma, un sì, un nero su bianco. Invece solo parole, promesse, rinvii,illusioni. Come amico e collega ne sono stato impotente testimone.
Alessandra non si è mai venduta e-caso strano- per ora è rimasta al di qua della sala affollata. E' giunto il momento di allargare i gomiti. Ribadire e denunciare che in certi posti di prestigio bisogna accedervi per meriti lavorativi e non per aderenze politiche. La storia della Rai è piena di corrispondenti inadeguati che manco sapevano la lingua del paese dove erano stati inviati in pianta stabile. Fatture di migliaia di euro alla voce "traduttore"...Ma per carità... Alessandra, insisti e ce la farai. Con te la Rai a Parigi guadagnerebbe prestigio e risparmierebbe tanti euro. Sei una delle poche che potrebbero mandare a New York, a Parigi o a Madrid e sarebbe la stessa cosa. Le lingue le conosci tutte e il tuo mestiere lo sai fare. Ciao, a presto,un caro abbraccio. Auro Bulbarelli

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra, ti scrivo per solidarieta' e per incitarti a non rinunciare a nulla. Te lo dico per esperienza.

Nel 1996 mio marito che all'epoca stava al "Sole 24 ore" fu nominato corrispondente a Bruxelles e parti. Io che già avevo due figlie ed ero in attesa del terzo ci ho messo più di un anno a farmi trasferire. Ho accattato anche di firnmare una lettera dove rinunciavo all'indennita'. Alla fine dopo due anni a Bruxelles la Rai senza motivo volle farmi tornare a Roma. Altra battaglia, poi mi lasciano facendomi firmare un'altra lettera nella quale rinunciavo a chiedere i miei diritti. Nel 2000, mio marito venne assunto al Corriere dovette rientrare in Italia con i figli e io mi ritrovai a Bruxelels in mezzo ad una strada: la Rai non mi voleva riportare a Roma, non mi voleva pagare la casa (che fino a quel giorno era stata pagata dal Sole 24 ore per mio marito). Ricorsi in paritetica e riuscii dopo quasi un altro anno (a Roma intanto il bambino di quattro anni aveva chiari problemi a mamma, che comunque a spese sue tornava a Roma per il week-end)a farmi ritrasferire in Italia, ma non al Tg3 mia testata di origine ma a Rainews sempre come redattore ordinario dove ancora oggi mi trovo con la stessa qualifica.
Ho fatto causa alla Rai perchè mi venisse riconosciuto almeno la qualifica di caposervizio (pari a quella del corrispondente) ma avevo un'avvocata inesperta, e persi la causa. Alla fine ho transato, rinuciando all'appello e qualcosina ho guadagnato sullo stipendio.
Questo per dirti di non firmare mai niente, nessuna rinuncia, nessuna transazione, perchè prima o poi ti si rivolta contro. Se non riesci a farti trasferire con la Paritetica, ricorri al tribunale.
Ciao

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra,
insisti, continua a lottare perchè vedrai che alla fine ce la farai. Per un motivo molto semplice. La Rai non può perdere una professionista del tuo valore, una giornalista con un talento così grande per un ruolo importante come quello di corrispondente da Parigi.
Alla fine, con qualche sforzo, se ne renderanno conto.

Beppe Conti Tuttosport

Anonimo ha detto...

Conosco Alessandra da circa 3 anni, prima devo esser sincero nn la stimavo, poi piano piano ho imparato a conoscerla,a comprendere quello che lei esprimeva e ha nel cuore.Siamo diventati molto amici,mi è stata molto vicino in un periodo molto, molto particolare aiutandomi con parole pelle e cuore. Una professionista nel suo lavoro, una donna umanamente unica nella vita che a cui la Rai nn puo' nn rendere merito, sarebbe un atto vergognoso! Diffondiamo questo appello per Alessandra xchè la sua voce nn cada nel silenzio! Mao Veronesi

Anonimo ha detto...

Certo che bisogna sostenere la battaglia" di Alessandra e, soprattutto, bisogna farlo con forza, con coraggio, con rabbia e con entusiasmo. Crederci e' fondamentale, anche se c'e' la consapevolezza di quanto sia difficile tagliare quel traguardo, sgretolare quella burocrazia, ottenere un briciolo di considerazione e, perche' no?, anche di umanita'. Trovare una soluzione non e' impossibile, e' necessario, pero', che chi decide abbia la voglia di dedicarsi al "problema", pensare alla soluzione piu' logica, mettere insieme i vari pezzi del mosaico e fare una proposta seguendo esclusivamente il buonsenso. Saro' ottimista, ma sono convinta che le persone abbiano ancora un ruolo, se si impegnano, se lo desiderano, se sono davvero interessate riescono a superare ostacoli che solo apparentemente sono insormontabili. Ci sara' pure una strada per risolvere il "problema indennita'". Gli avvocati e i cosiddetti cervelli non mancano, Alessandra e' disposta ad accettare qualsiasi compromesso pur di lavorare accanto a suo marito che, tra l'altro, ha la necessita' di vivere non lontano da sua figlia. Mi auguro che queste poche righe, queste semplici considerazioni, servano a qualcosa. Un caro abbraccio, Alessandra e spero di poter brindare presto al tuo ricongiungimento familiare.
Con affetto Donatella Scarnati

Anonimo ha detto...

Sono senza parole.La situazione di Alessandra e quello che sta subendo sono una sconfitta per tutte le donne che lavorano in questa azienda. Alessandra e' una splendida collega che ha dedicato anni della sua vita a questa professione con amore, sensibilita' , passione davvero straordinari.Siamo di fronte ad una donna che si e' davvero dedicata con sacrificio al suo lavoro e che ora non si vede riconosciuti il diritto fondamentale del ricongiungimento con la sua famiglia.Il diritto di poter vivere una vita completa negli affetti . Ancora una volta i diritti, il ruolo professionale delle donne non vengono riconosciuti ed in questo caso ancor di piu' non viene considerato il valore di questa collega , che merita dignita' sia nella sua vita professionale che nella sua vita privata. Spero tanto che l'azienda nella quale lavoro da quasi vent'anni non si faccia del male da sola e ascolti una volta tanto la voce delle sue donne.

Paola Ferrari

Anonimo ha detto...

Conosco Alessandra da tanti anni e in tutto questo tempo ho potuto ammirare la sua grande professionalità in eventi sportivi complessi come il Giro d'Italia e il Tour de France.Ma non solo,in tutto questo tempo Alessandra ha sempre mostrato ,oltre al naturale talento,un impegno e un'abnegazione che sono sempre andati (e di molto) al di la' di ciò che è umanamente giusto chiedere ad una persona. Al primo posto per lei,questa è l'impressione che ne ho tratto,c'è sempre stato il lavoro,il lavoro,e poi ancora il lavoro;assieme ad una passione costante per lo sport e per la sua azienda:la RAI.Credo che professioniste così meritino rispetto,in primo luogo nel vedersi riconosciuto,ove possibile ,un diritto sacrosanto. E poi,sempre se possibile (e nel rispetto pure di chi paga il canone)sarebbe bello ogni tanto veder premiato qualcuno per ciò che ha fatto,e sotto gli occhi di tutti,anzichè per l'appartenenza alla corrente politica in voga. Non mi pare che Alessandra chieda l'impossibile,non mi pare nemmeno giusto che un'azienda come la RAI lasci la sua voce inascoltata.
Davide Dezan

Unknown ha detto...

Tutta la mia solidarietà ad Alessandra. Dopo le parole del Capo dello Stato Napolitano sulle donne e alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne la situazione paradossale di Alessandra fa venire rabbia e un senso di impotenza. Ad un uomo, ad un professionista non sarebbe mai successo .................Non c'è solo la violenza tra le mura domestiche e questa situazione assurda capitata ad una professionista brava, seria e preparata dimostra che in Italia la democrazia è ancora bloccata.
Giovanna Rossiello

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra. Tanto per cominciare ti mando un abbraccio forte. Sono con te. So quanto vali come donna e come giornalista. Ho imparato a conoscere la tua determinazione e sono sicuro che riusciresti a fare benissimo il tuo lavoro da Parigi. Anzi meglio, perché lì hai portato i tuoi affetti, la tua straordinaria carica umana. Non è facile trovare colleghi come te. prima o poi lo capirà anche chi deve prendere una decisione.
Ancora un abbraccio.
Pier Bergonzi

Giampiero De Luise ha detto...

Cara Alessandra,
quanto è difficile darti conforto... le parole, lo so, sono utili per risollevare gli animi e infondere maggiore coraggio nei momenti di sconforto. Ma tu, adesso, non hai più bisogno di conforto e coraggio, ora hai bisogno di VIVERE SERENAMENTE e io non so più che cosa fare.

La tua vicenda ha cambiato profondamente la mia visione del Sindacato, sempre reattivo alle sollecitazioni politiche, ma spesso sordo a quelle umane; molto solerte a spendere la sua bella dose di "carità pelosa" con la moneta della solidarietà (che ormai vale come quella del Monopoli), ma troppo arrendevole e genuflesso davanti al sopruso.

Abbiamo speso migliaia di euro per il rinnovo del nostro contratto, ma non abbiamo considerato la tua vicenda meritevole di una giornata di sciopero: non uno sciopero per Alessandra, ma per un principio umano che vale per TUTTI e che è SACROSANTO, molto più dei quattrini.

Cara Alessandra, so che in questi momenti fa piacere sentirsi dire "sei la più brava, ti voglio tanto bene..."; è la verità, ma una verità che purtroppo non ci "aiuta ad aiutarti", ma ci angoscia e io voglio scacciare quest'ansia per tornare a considerare questo Paese un posto civile, dove una collega può lavorare bene e conciliare il suo dovere di lavoratrice con il suo diritto di donna, moglie e madre.

E lo farò, non so ancora come, ma lo devo fare.

Ciao Ale

Anonimo ha detto...

Ma cosa pretendete dalla rai che è la prima a dividere su igni cosa. Essa stessa è divisa in fazioni che non fanno altro che scontrarsi le une con le altre attraverso le reti che DIVREBBERO essere dei cittadini.
Può ricongiungere qulcosa colui che per primo divide?

giuseppina paterniti ha detto...

Cara Ale,
la tua battaglia è la mia... la nostra. E' impensabile che la Rai, che a quanto io ricordi, anche in questi ultimi anni ha concesso a una collega di stare a Los Angeles, a costo zero, per motivi familiari continuando da lì il suo lavoro, si rifiuti di concederlo a te che ti sei sposata perfino in una città sede di corrispondenza. La Rai ha tantissimi programmi, da "uno mattina" in poi, a cui collaborano giornalisti, ha tante edizioni di telegiornali, ha tanti canali satellitari, e Parigi è una città piena di iniziative e di interessi culturali. Pensiamo solo all'integrazione degli immigrati e ai percorsi che potrebbero essere segnalati ad un Paese come il nostro che, solo recentemente, rispetto alla storia francese, si sta misurando con questi problemi.
La tua è una battaglia di civiltà, non solo di genere. Sono al tuo fianco insieme alle altre colleghe e agli altri colleghi. Un grande abbraccio e chiediamo in tutte le sedi la soluzione di questo caso.
Giuseppina Paterniti

Anonimo ha detto...

Forza Alessandra, la tua battaglia è quella di tutte le donne della Rai. Ma alla Rai, si sa, comandano solo gli uomini
Una collega di Viale Mazzini (piani alti)

Anonimo ha detto...

Credo sia un problema difficile da affrontare,non è una situazione analizzabile unilateralmente... Se da un lato ci sono le giustissime e sacrosante motivazioni personali che ci inducono a pensare alla legittimità dei diritti umani in questione,da un altro punto di osservazione dobbiamo pur renderci conto di quanto gli interessi di un'azienda cosi grande spesso non possano combaciare con ciò che riguardi la sfera individuale o addirittura affettiva di chicchessia...Parlando concretamente delle circostanze in analisi,di certo sappiamo che senza dubbio una persona a Parigi ci andrà,e non sappiamo se per meriti reali o per la sola spintarella accomodata dal vento del nepotismo o della raccomandazione,cosa di cui purtroppo abbiamo la sensazione di luogo comune(ahimè)e di acclarata verità o dato di fatto....Spingo con questo commento a ragionare sulla complessità del problema in questione,senza lasciarmi andare a facili "Forza questo" o "Forza quello",che rimangono esternazioni banali e prive di qualsiasi approfondimento specifico..Quello che posso dire,conoscendo la effettiva capacità giornalistica della signora De Stefano,è che tutte queste porte in faccia mi sembrano assurde e ingiustificate,poichè oltre ad essere molto preparata nei settori tecnici in cui l'abbiamo vista all'opera per anni,dobbiamo riconoscere anche la perfetta conoscenza della lingua con cui si andrebbe a cimentare nella sua nuova(purtroppo ancora eventuale) collocazione e non ignorare la disponibilità che la persona in causa ha sempre dimostrato nei confronti dell'azienda e del lavoro svolto puntualmente con esperienza e professionalità..Invito i signori dirigenti della Rai nemmeno a saper valutare,ma ad avere la dignità e la sensibilità di sedersi un attimo a un tavolino solo per parlare del problema,perchè non penso questo sia stato fatto,e non perchè mi piace sparare a zero,ma perchè non nascondiamoci che molti dei volti della nostra tv statale spesso non sono che dei burattini mossi da non voglio sapere nemmeno quale disegno..Non eludete i vostri doveri,se avete un'idea di famiglia o se tenete ai valori più sacri e più emozionali per una persona,a maggior ragione nei confronti di una collega,vi esorto a prendere se non una decisione almeno una responsabilità seria e degna del potere che purtroppo vi compete.Io sarei per il trasferimento immediato,credo che il lavoro accompagnato da una situazione familiare e affettiva rosea e serena(cosa che non si può non augurare a tutti...e dico tutti)renda meglio e rappresenterebbe finalmente un esempio di trasparenza e di solidarietà dall'alto verso il basso,cosa rara e purtroppo desueta.Di questo spero possiate riflettere.Decidete presto,non esitate a porgere aiuto,mettete a disposizione i frutti del vostro status quo,non approfittatevene perchè penso di ciò non siate contenti in realtà nemmeno voi.

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra, non ti conosco personalmente, ma vorrei esprimerti la mia totale solidarieta' per questa assurda situazione. L'azienda potrebbe in effetti studiare soluzioni per risolvere il tuo problema, creando così un precedente di "flessibilità" intelligente importante, dimostrando finalmente di saper condurre una politica di gestione del personale incentrata allo stesso tempo su competenze e bisogni primari dell'essere umano.

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra,
dov’è l’inutile, arrogante e codarda Usigrai, grande paladina dei propri interessi corporativi e delle promozioni dei suoi papaveri?
Dov’è l’Usigrai che si arroga il diritto di silurare i direttori non graditi (ai propri protetti)? Che condiziona e pilota le scelte aziendali approfittando della pavidità della Direzione Generale? Che decide chi deve far carriera e chi no? Che si batte per i privilegi, ma che dimentica i diritti autentici (come il tuo)?
A CHE SERVE L’USIGRAI, SE NON FA NULLA NEANCHE IN CASI COME QUESTO?
Un (anziano) collega di Rai Sport

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra,
come Giuseppina, come Paola, come tante altre colleghe RAI ti sono vicina e condivido la tua richiesta di lavorare nel luogo e nelle condizioni che ti garantiscono la massima serenità anche affettiva.
La passione e l'energia che hai sempre dimostrato nel tuo lavoro ti hanno permesso di superare negli anni infinite difficoltà, travolgendo piccoli e grandi ostacoli.
Ti auguro che anche questa volta tu possa trovare la soluzione che desideri e che ti consenta di coniugare al meglio impegno giornalistico e vita privata.In fondo anche l'Azienda meno attenta alle esigenze dei singoli non ignorare una logica elementare: favorire la serenità dei propri dipendenti significa ottenere di rimando un impegno scevro da preoccupazioni e ansie, volto al risultato più alto e gratificante al tempo stesso.
Infiniti auguri!

Maria Concetta

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra, mi spinge a scriverti sicuramente la solidarietà, ma anche tanta tanta stima e quell'affetto istintivo. Siamo figlie della stessa terra, lavoriamo nella stessa testata, eppure non abbiamo avuto la possibilità di frequentarci: nonostante tutto, le volte in cui sei stata a Milano, ci siamo comportate come se ci conoscessimo da sempre. Spontaneamente. Merce rara pure questa! E' impossibile non restare contagiati dalla tua energia. La stessa che, sono sicura, non permetterai a nessuno di intaccare. Come donna, prima di tutto, poi come collega, sono dalla tua parte.
Burocrazia cieca, logiche di potere e un'indifferenza inquietante, sono la quotidianità. Non per questo dobbiamo adeguarci e neppure rassegnarci.
A vita è nù muorz'... E devi poterla vivere come desideri. Carriera e vita vera sono un diritto: per la serenità che meriti, è necessario lottare. Ed io sono con te. Non perdere il sorriso... Alda Angrisani

Anonimo ha detto...

CIAO ALESSANDRA SIAMO BRUNO E BRIGITTE DI ALESSANDRIA CI SIAMO INCONTRATI A CESENATICO NEL 2004 ALLA MESSA DEL 1 ANNIVERSARIO DI MARCO PANTANI SIAMO SOLIDALI CON TE TI AUGURIAMO CON TUTTO IL CUORE DI RISOLVERE LA TUA BATTAGLIA

Anonimo ha detto...

ciai ale mi sento di poter stare vicina a te in questo momento e di sostenere la tua battaglia personale.Ti conosco oramai da una decina di anni e da una decina di anni lavoriamo assieme,abbiamo fatto innumerevoli giri e tour in macchina ma sopratutto a piedi ,di corsa ,all'arrivo ,a cercare il vincitore o l'italiano ben piazzato.Grinta tenacia passione sono sempre state le tue grandi qualita',messe sempre a disposizione per il lavoro che svolgi.Per molti anni hai sacrificato la tua vita privata per il lavoro hai sempre dato all'azienda il 100 per cento delle tue energie,e' giunta l'ora cara ale che questa tua enorme carica la metti a disposizione per te stessa per la tua famiglia e per un diritto sacrosanto. ROBERTO CARULLI

Anonimo ha detto...

Cara Ale ti sono vicina e solidale con tutto il cuore.sono un appassionata di ciclismo e hoa vuto modo di conoscerti e di aprezzare il tuo lavoro. sei una donna meravigliosa e hai tutto il diritto di lavorare e nello stesso tempo di stare vicino alla tua famiglia. Non mollare!!! Siamo tutti con te!! Con grande Affetto Lorenza

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra,
come donna e cittadina provo rabbia e imbarazzo. Viviamo in un paese dove in nome della famiglia, tradizionale, s'intende, siamo costrette ad ingoiare sermoni infiniti sull'inattuabilita' dei pacs e del riconoscimento dei diritti degli altri, di chi non vuole o non puo' convolare a giuste nozze. Viviamo in un paese dove una donna non e' tale se non e' moglie e non e' madre, eppure quando si tratta di permettere a una moglie o a una madre di svolgere il suo ruolo l'azienda che piu' di ogni altra si e' fatta interprete di un costume o di un'idea dominante rema contro, pone limiti, obietta, si intromette a gamba tesa nella vita piu' privata delle sue donne e dei suoi uomini.
Come sindacalista non posso che esprimerti la mia piu' totale solidarieta' e assicurarti che continuero' a porre il tuo caso, che e' anche nostro, al centro degli incontri di paritetica fra Rai e Usigrai, finche' non riusciremo ad avere una risposta degna di questo nome.
Non sei la prima collega che chiede di raggiungere il marito o il compagno o la famiglia all'estero, in altri casi (ogni giorno ne apprendo di nuovi e ognuno e' prezioso!) l'azienda ha trovato una soluzione piu' o meno equa, trovo doveroso che non vi siano discriminazioni e che finalmente tu possa trovare un po' di serenita'.

claudio Annaratone ha detto...

Cara Alessandra, ci sarebbe da scrivere un romanzo, ma sarò più sintetico e, sentendomi molto vicino a te, mi limito a dirti: cosa pretendi dalla RAI? Un abbraccio

Anonimo ha detto...

ara alessandra la tua storia è bellissia deio fatrti sentire dalla rai fargli apire in he ondiione sei

Giovanni ha detto...

gent. alessandra,
cosa si può mai pretendere da gente che ha la stessa delicatezza di un elefante in un negozio di cristalli? In un paese normale sarebbero già stati spediti a casa da lungo tempo, o almeno non avrebbero mai avuto incarichi superiori a quello di consegnatore di cancelleria. Il nostro è un paese così! Resisti. Prima o poi qualcuno dotato di un minimo di buon senso e di qualche grammo (non ne servono di più!)di intelligenza salterà pur fuori.
Un grosso bacio. Sei in gamba!

Anonimo ha detto...

quante sono le persone nella stessa situazione della de stefano e che guadagnano molto meno di lei! Nessuno ci obbliga a fare cio' che non vogliamo| percio' cara de stefano accontentati, sei gia' fortunata che hai un lavoro, e vedi di farlo un po' meglio di come lo fai!

Anonimo ha detto...

Non capisco come la Di Stefano abbia il coraggio di lamentarsi.Non so chi sia quel santo in paradiso che l'ha fatta impiegare alla Rai, forse qualche politico o mafioso con le mani in pasta. Prima di tutto dovrebbe imparare a parlare in modo che sia comprensibile da tutti gli italiani. Hanno tolto dal commento del giro d'Italia persone molto più valide lasciando il posto a questa pseudo-giornalista. Lasciatela a casa come vuole lei, ma fuori da Rai sport.Capisco che anche le donne debbano avare il loro spazio, ma almeno prendiamo quelle valide e non le oche.

Anonimo ha detto...

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Unknown ha detto...

Sono Fausto Sassi regista, ormai a riposo per questioni anagrafiche che per quarant'anni ha lavorato in tutti i settori televisivi della Televisione della Svizzera Italiana. Ho lavorato con tutti gli artisti Italiani degli anni 60/70 diventando anche amico,una vera fortuna, di personaggi come Jannacci, Lauzi, Milva,Battisti, Cochi e Renato, Aldo Giovanni e Giacomo. Non ho avuto mai la fortuna di lavorare con Alessandra de Stefano che ho comunque sempre ammirato per la sua grande professionalità e serietà operativa. La mia semplice riflessione é: se i giocatori di calcio esprimono il desiderio di cambiare squadra tutti si fanno in quattro per aiutarli. Perché una struttura come la RAI, a una richiesta più che onesta fatta da una professionista abile e amata non vogliono appoggiarla e aiutarla? Quale alchimia muove i vertici della RAI? Grazie per l'attenzione.
Fausto Sassi Regista

Stella c. ha detto...

Sono 1 appassionata di sport, ho capito che " nascondeva" qualcosa ascoltando la voce ed osservando il tuo sguardo. Sara' perché io sono 1 ribelle che non sopporta l'annientamento dei diritti ,percio' ti dico CHE FAI ANCORA Li ? Con le tue capacita' ben altri luoghi e persone e testate giornalistiche ti aspettano VIVI,NN LASCIARTI DISTRUGGERE GIORNO DOPO GIORNO. La vita sta nelle nostre mani.Caramente. Stella c.

Anonimo ha detto...

Si Alessandra fa bene a combattere questa battaglia.

aurora canapa ha detto...

alessandra,ti ascolto sempre volentieri da sempre,io seguo tutte le manifestazini ciclistiche,e ti apprezzo tantissimo, adesso che so del tuo grosso problema,ti sono ancora più vicina,,,tanti auguri per poter vincere la tua SACROSANTA battaglia una tua estimatrice aurora canapa

F. VISINTIN ha detto...

Je vous suis tous les jours sur la RAI. J' adore le cyclisme que je suis passionnément depuis 1947...
Bartali, Coppi, quels champions et quels souvenirs!

Fausto VISINTIN, nato in FRANCIA nel 1936...

Anonimo ha detto...

Semplicissimo.Si licenzi e cerchi lavoro in Francia. I problemi si risolvono così, con coraggio, prendendo la... Rai per le corna. In subordine, chieda a Suo marito di raggiungerLa. Nel frattempo, si tranquillizzi. Con una preghiera: non salti più sulla voce di quel Suo collega impegnato a porre una domanda a Dumoulin. Eviterà in tal modo una scortesia e la figuraccia di esibire un inglese incomprensibile allo stesso ciclista pur avvezzo alla lingua di Shakespeare. Si abbia i migliori auguri!

gianni ha detto...

...due cose, alla signora Di Stefano....siccome oramai, lo sappiamo tutti che parla le lingue, al corridore straniero che con buona volontà vuole esprimersi in italiano,risponda in italiano!! ....Quando fa i servizi "impegnati",le ricordo che non sta recitando Shakespeare ....quindi lasci perdere la voce impostata e le pause studiate, commenti in un modo semplice più consono allo sport.!! gianni da udine

Unknown ha detto...

Devo dire la verità. Sono un grande appassionato del giro che, essendo pensionato, da quest'anno posso seguire integralmente. Sono sintonizzato sulla tappa che arriverà a Cassano d'Adda e sto seguendo la rubrica condotta da Alessandra ad inizio collegamento, prima di entrare nel vivo della fase agonistica. Devo dire che oltte che per la sua indiscussa professionalita', la ammiro anche per il suo fascino dal punto di vista femminile e, in virtù di ciò, sono andato, con il mio iPad, su internet per conoscerne l'età.
Sapevo che era mia concittadina ed ora conosco anche la sua età', e, navigando, mi sono imbattuto anche su questa sua storia.
Non so che valore possa avere un mio commento, visti tanti illustri predecessore (su tutti Marino Bartoletti, altro mito), ma voglio esprimere un semplice pensiero: qualcuno ha consigliato di farsi coraggio e lasciare la RAI, tanto ne trova di altre testate disposte ad accaparrarsi la sua professionalità. Io invece dico: stiamo parlando di servizio pubblico, ed in particolare del GRANDE pubblico della RAI, e siamo noi a non poterci privare di certe eccellenze. Sono riuscito ad avvicinare al ciclismo tante persone, facendo vedere, attraverso i servizi di Alessandra, cos'altro c'è dietro una corsa di biciclette: storia, arta, enogastronomia, natura, tutto raccontato e proposto come solo Lei sa fare.
Abbiamo bisogno noi telespettatori di questo genere di giornalisti!!!
Non rischiamo di perderla!!!
Lottiamo al suo fianco chiedendo alla RAI di assecondare le sue giuste rivendicazioni.
Giorgio Castellano

Anonimo ha detto...

Il Ciclismo merita di meglio vai a fare altro e lascia il giro e il tour a gente che merita.

Unknown ha detto...

Ma quanti maschietti invidiosi!!! Ci scommetto che questi anonimi che criticano la tua presunta (da parte loro, ovviamente) cattiva professionalità, fanno parte di quella categoria molto italiana e molto maschile, dei geni incompresi, quelli che sarebbero meglio di qualsiasi CT venga nominato, quelli che raddrizzerebbero l'economia del mondo in due giorni, quelli che pensano che le donne, -specie se hanno posti di lavoro di prestigio e ben remunerati-, dovrebbero andarsene a casa a fare la calzetta per lasciare spazio a loro, portatori insani di pisolino, che, invece, non sono stati capaci di impegnarsi per fare carriera e detestano chi invece ci riesce, specie se donna, perché si sentono sbattuta in faccia la loro mediocrità, e che sono così vigliacchi da nascondersi dietro l'anonimato. Che dire? Ti auguro di poterti riunire quanto prima alla tua famiglia e di continuare ad accompagnare il nostro sport preferito ancora per tanto tempo. Un abbraccio anche da parte di mio marito.
marcella

marcella rossi ha detto...

errata/ corrige:
portatori insani di pistolino

non sono Unknown sono Marcella Rossi

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra D. Stefano,
la smetta di piagnucolare. Se è vero che ha fatto studi di Storia dell'Arte (i più facili e i meno consistenti: li fanno tutti quelli che non hanno voglia di impegnarsi...-è statistico-) lasci questa schiavista della Rai che Le passa stipendi da "favola" e se possiede una laurea (triennale) vada ad insegnare (se ci riesce) magari alle elementari o alle medie o ai corsi per la "terza età". Però ricordi che in questo caso lo stipendio sarà di circa 15 volte inferiore a quello offerto dalla schiavista TV nazionale (la più grande ed accreditata d'Europa).
Oppure cerchi davvero di impegnarsi ad imparare "seriamente" le lingue; ne trarrebbero vantaggio gli agitati e spesso incompresi commenti nelle cronache ciclistiche.
E ricordi che è ora che Lei cominci finalmente a credere che la più grande corsa del mondo non è certamente il TOUR DE FRANCE da Lei tanto ..troppo ..smodatamente enfatizzato. Prenda esempio dai Cinesi che considerano il nostro GIRO D'ITALIA la più straordinaria "esperienza ed avventura sportiva" di ogni tempo....non foss'altro che per gli incomparabili pregi dell'organizzazione e per le insuperabili bellezze d'Arte in cui si svolge.
Si documenti...! La finisca di fare la "sciovinista" da 'martinit' e passi (se la fanno entrare) alla TV di Francia: ..capirebbe allora che la RAI è una 'madre'...anche troppo comprensiva con Lei.
Oppure come ultima soluzione prenda il suo Philippe e venga a Procida alla "chijajulella" o alla cooperatinapescatori (via da Procida) e un lavoro da pescatore a Lui(Philip) e uno in pescheria a Lei, Le rischiarerebbero le idee e farebbero acquistare più umiltà oltre alla comprensione del vero senso della vita per quanti senza pietosi piagnistei..si fanno "un mazzo tanto" per portare a casa appena appena il necessario per far sopravvivere una famiglia.
Insomma venga (o venite) a lavorare almeno una volta nella vita, in un ambiente dove il posto lo si deve conquistare e mantenere '..sboccando o sangue".
Per pochi soldi..e moltisssssssimo "travajjio".!!!
Procidanno fedele. Frank

Unknown ha detto...

Ma cambiare lavoro? Milioni di persone hanno dovuto lasciare impieghi che amavano perché oggi è tutto relativo, affetti, lavoro ecc ecc e allora non facciamone una tragedia... É giovani colta brava e un lavoro anche fuori RAI lo troverà di certo a Parigi. Lo trovano migliaia di nostri connazionali! Auguri piagnona...

Arriconf ha detto...

Assolutamente non adatta al ciclismo!La vedrei più per una radiocronaca in diretta di calcio,si decida lasci!
Scriva libri,tanti libri.
Il ciclismo non la merita,vada!

Anonimo ha detto...

ad Alessandra LA SAPUTELLA: ieri, al termine della tappa di Pratonevoso,ha voluto citare - non richiesta- un "modo di dire " inglese: "day off" da lei tradotto con "giornata no". Assolutamente sbagliato: "day off"= "giornata libera", "giorno libero", come può esserlo un giorno di permesso dal lavoro o un giorno libero così come stabilito dal contratto di lavoro. Si prenda un bel dizionario e smetta di fare la saputella irritante.

Unknown ha detto...

Sto guardando la Coppa del Mondo di ciclismo e mi è venuta un po'di curiosità su Alessandra .
Quello che ho mi spacca il cuore , Ale è un esempio da seguire , professionale , di una simpatia unica .
Visto che ciò che avete scritto porta una data " lontana " , spero che ad oggi sia tutto risolto anche per la bambina che ha bisogno di "mamma" e papà sempre vicino .
Che Dio li benedica e li protegga sempre .

Armando Risso classe 1938 ha detto...

Mi ero accorto che Alessandra era scomparsa dalla scena, non capivo il perchè. Ho avuto modo di ascoltarla nelle trasmissioni della Rai, come il processo alla tappa. Una cronista splendida animata da grande passione, enfasi e conoscenza molto ampia di fatti,persone,parlo naturalmente di sport,in particolare di ciclismo. Pare che nel paese Italia sia una regola, e cioè: i bravi studenti si lasciano scappare all'estero, le persone di grande valore professionale come è Alessandra, vengono boicottate ed evidentemente non apprezzate da chi è sul ponte di comando. Forse si spiega così: chi ha più forti raccomandazioni,ottiene. Chi non ne ha deve sottostare. Leggevo pochi giorni fa che il cardinale Macinkus, capo dello IOR era una spia della CIA. Allora se in un paese come il nostro si da spazio a gente così,cara Ale ti devi raccomandare a Dio. Te lo dice un ateo convinto. Tanti auguri. Armando

Unknown ha detto...

A volte mi vergogno profondamente di essere italiana.La lettura di questo commento firmato Frank ha portato questo mio sentimento a quote inimmaginabili.