27 novembre 2006

LA BATTAGLIA DI ALESSANDRA. Figlia di un Dio minore? CONTINUA IL NOSTRO SOSTEGNO

di Grazia Gaspari

Alessandra De Stefano ci manda una lettera per ringraziare tutti coloro che stanno sostenendo la sua battaglia. Personalmente sento di dover essere io a ringraziare Alessandra per avermi dato la possibilita’ di fare qualcosa di buono, di riaffermare il valore della solidarieta’ e di continuare quella battaglia ideale per un mondo migliore che vagheggio da quando avevo vent’anni tra le fila della cosiddetta “sinistra”.
I valori etici e sociali restano smaglianti, ma gli uomini, persi dietro i propri affari, come canta Vasco Rossi nella sua lungimirante Vita spericolata, sembra non li vedano piu' .
Certo, la Rai, come scrive Simone R. e’ un’azienda molto grande con tanti problemi. Ma e’ altrettanto vero che ha tanti funzionari e che quando vuole e’ capace, come sostiene l’Usigrai, addirittura di creare dal nulla, posizioni finora inesistenti come l’assunzione di “un nuovo vice direttore alla Direzione rapporti istituzionali….. una posizione che "verrebbe creata ad hoc per un esterno” .
Allora perche’ non cerca di capire i problemi di una sua brava dipendente? Il suo sconforto, il suo grido di aiuto? Oltretutto, la sua richiesta di trasferimento e’ a costo zero. Essendo lei un inviato ed essendo il corrispondente, secondo quanto recita il Contratto nazionale di lavoro, un capo-servizio, c’e’ parita’ di trattamento economico. Quindi cosa potrebbe rivendicare Alessandra? Un’indennita’ che e’ gia’ contemplata nel suo stipendio?
E poi, perche’ il sindacato dei giornalisti Rai non si batte con lei, per lei? E dov’e’ la Commissione Pari Opportunita’? E Maxia Zandonai, da noi eletta al recente congresso Usigrai, alla quale e’ stata affidata la delega per le Pari Opportunita’? E il segretario Carlo Verna che si era dichiarato paladino delle problematiche delle donne all’interno della professione? Si pensa che la battaglia di Alessandra per il ricongiungimento familiare sia una battaglia figlia di un Dio minore? Di retroguardia?
Ho sentito dire da qualcuno: Parigi e’ una sede prestigiosa…. E Roma, Milano no? Alessandra non si e’ scelta un marito o una bambina che ha seri problemi di salute in base al prestigio di una sede…. Altri ancora obiettano: ma ci sono altri casi di ricongiungimento familiare, perche’ lei si’ e altri no? Certo SI per tutti!!! Un’azienda moderna sa bene che problemi di questo tipo gravano pesantemente sulla produttivita’ e qualita’ del lavoro e dunque vanno risolti. E poi, c’e’ sempre una soluzione per tutto!!! Si tratta solo di disponibilita’ e buon senso……. Due banali qualita’ che mancano tanto.

IL GRAZIE DI ALESSANDRA




"La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell'aldilà.
Non avrai altro da fare che vivere
La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinchè vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più vero della vita.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a sett'anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perchè restino ai tuoi figli
ma perchè non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia

NAZIM HIKMET

In questi giorni mentre arrivavano i vostri messaggi di sostegno pensavo a come rispondervi e soprattutto a quali fossero le parole giuste per dire un grazie speciale ad ognuno di voi. Era questo che volevo. Perchè dietro ognuno di noi c'è una storia. Tra le righe, in alcuni messaggi si percepisce il disagio, il malessere, il dolore, la difficolta dei tanti che in questa mia storia trovano briciole di vita comune.... In un sistema dove l'essere umano è stritolato da tutto quello che poco c'enta con i valori degli uomini e delle donne che hanno testimoniato su questo blog.

Così ho scelto i versi di un poeta a me caro Nazim Hikmet, in barba a chi dei sentimenti se ne frega.

LA VITA NON E' UNO SCHERZO...e se è vero che la solitudine è un po' come non aspettarsi nulla...lo è in fondo anche morire piano piano ogni giorno. E' vero può sembrare una parola forte...ma in fondo non lo è. Le donne sanno fingere, nel senso tremendo del temine, e bene in molti casi...Perfette sul lavoro, madri impeccabili, ma dentro l'angoscia di una realtà lontana come quella che ho vissuto in questi anni. Piano, piano mi ha divorato in silenzio, nell'indifferenza, come voleva l'azienda, senza dare fastidio. Una parte di me muta e solerte che adesso non ha più la forza di sopportortare niente e nessuno...ma solo tanta rabbia questo si.

Quanto ho aspettato che prima o poi qualcosa mi venisse riconosciuto? Il diritto alla normalità, alla civiltà, come molti di voi hanno scritto. Ho letto parole dure, durissime da un giovane collega che si aspettava di più dal sindacato...La lettera che la collega Grazia Gaspari ha indirizzato al Segretario Carlo Verna attende risposta...

LA VITA NON E' UNO SCHERZO PRENDILA SUL SERIO nel senso che fai tuoi i dolori e le battaglie degli altri, impegnati, lotta, senza bandiere e colori, ma per i valori e per qualcosa che potrebbe rendere migliore la vita di qualcuno...`

PIANTERAI DEGLI ULIVI NON PERCHE' RESTINO AI TUOI FIGLI...lo so è un'utopia credere in queste parole, ma ci credo per me e per tutti voi, che come me credete che valga la pena di battersi...certo siamo trenta su questo Blog in un'azienda di non so neanche quanti giornalisti!!!

Penso con grande tristezza a chi non si firma a quali siano le sue paure ma come dice ROBERO BENIGNI quando cita VOLTAIRE "Non sono d'accordo con te ma darei la vita affinchè tu possa esprimere liberamente le tue idee". E' un cammino lungo, lunghissimo quello che la Rai deve fare. Quante storie nascoste ci sono. Quanti diritti negati, quante ingiustizie...Le logiche di partito si fanno forti fintanto che noi (intendo la categoria) siamo terreno fertile per la compravendita...

Non so cosa e come e sopattutto se la Rai ci ascolterà.. di una cosa sono certa grazie a voi non mi sono sentita sola, mi avete fatto sentire quel calore che mi ha restituito la voglia di continuare a battermi, ancora non so come ma una forma di lotta la troverò e state certi che il vostro ulivo nel mio cuore tutti voi lo avete piantato.
Vi ringrazio ancora

I COMMENTI

lella marzoli ha detto...
La vicenda di Alessandra dice anche molte cose sulla nostra organizzazione aziendale, sulla rigidità ormai insopportabile di certe dinamiche. Mi sono sempre chiesta perchè sia così difficile, impossibile direi, l'osmosi fra testate, lo scambio di esperienze, cosa che permetterebbe anche ai direttori di testata di conoscere meglio le ampie e qualificate forze su cui contare. Ma niente. Vedo quindi che la battaglia di Alessandra investe almeno tre ordini di questioni: la questione dei diritti, quella del riconoscimento del ruolo professionale delle donne, infine, ma non ultimo il problema dell'efficienza e duttuilità dell'organizzazione aziendale.. Continuiamo a porre insieme tutte queste questioni.
1:58 PM

luca.boccia ha detto...
Ecco a voi un altro caso esemplare delle sottilissime politiche di gestione delle "risorse umane" di questa azienda: tanto sottili da divenire ineffabili, almeno all'occhio poco acuto di noi risorse. Certo, al nostro sguardo ingenuo sembra masochismo puro, oltre che patente disumanita' (ma la disumanita' e' costituente essenziale della burocrazia dall'alba dei tempi): una valente "risorsa" si offre di lavorare a Parigi allo stesso prezzo che in Italia? Dunque, ragioniamo noi che non abbiamo frequentato scuole per manager, lavorera' meglio, con piu' serenita', dunque produrra' di piu'. Correremmo a firmare il contratto. Ingenui, o poco aggiornati. Nelle scuole per manager si insegna, temiamo, che il dipendente deve soffrire, per poter essere meglio ricattato. Ricordo quando un gruppo di anime belle vinse un concorso per praticanti guiornalisti in questa azienda: dovette fare causa, per ottenere l'assunzione. Poi furono assegnati alle sedi secondo il seguente criterio: se uno era residente a Roma, sarebbe andato a Bari; se era residente a Pisa, a Roma; se parlava correntemente il cinese e avrebbe fatto faville a Pechino, si sarebbe occupato di cronaca a Trento; e cosi' via. La produzione e' l'ultimo dei problemi, in burolandia: la regola aurea e' che tutti devono avere qualcosa da chiedere, o meglio da implorare, al sommo vertice. Che cosi' potra' meglio circondarsi del piu' efficiente dei poteri: il ricatto.
5:04 AM

Pierfrancesco ha detto...
Per fortuna che la Costituzione difende la famiglia e la pone al centro dello sviluppo sociale....
5:14 AM

Ezio Cerasi ha detto...
Cara Alessandra, penso che il ricongiungimento familiare sia uno dei problemi importanti da affrontare in occasione del rinnovo del prossimo contratto integrativo. Hai tutta la mia solidarietà nella speranza che possa risolvere la tua vicenda al più presto.Ezio Cerasi
5:58 AM

Luce Tommasi ha detto...
Sono solidale con Alessandra, che conosco bene. Oltre ad una stimata collega, e' stata la mia vicina di casa per molti anni. Le auguro di potere presto raggiungere il suo obiettivo familiare, senza per questo dovere sacrificare tanti anni di onesto lavoro e di sacrifici.
7:43 AM

Eleonora ha detto...
Alessandra, oltre che una grande professionista, e' prima di tutto un essere umano meraviglioso che merita il dovuto riconoscimento e un po' di serenita'. Sarebbe bello se per una volta questa Azienda non usasse due pesi e due misure...credo che esistano dei precedenti simili che sono stati risolti positivamente, tutto sta a vedere di chi si trattava. Dai Ale, siamo tutti con te
9:01 AM

Marino Bartoletti ha detto...
Cara Alessandra, dirti quanto ti voglia bene è superfluo. Dirti quanto ti stimi quasi inutile, visto l’orgoglio che ho sempre nutrito per quella meravigliosa professionista che assunsi a Rai Sport undici e passa anni fa.Non mi hai mai deluso: sei la più brava di tutte, per passione per cultura, per dinamismo, per sensibilità, per umanità, per gusto televisivo. Ma soprattutto non hai mai deluso i telespettatori che hanno sempre visto in te un punto di riferimento straordinario, qualsiasi cosa tu abbia fatto e qualsiasi tema abbia trattato.Sei una persona rara che merita attenzione e rispetto. Se fossi…se fossi… se fossi quello che non sono, ti darei un microfono e ti direi fai quello che vuoi e vivi dove vuoi. Sono sicuro che l’Azienda ne trarrebbe un grande vantaggio: ma soprattutto ne saremmo felici noi che amiamo lo sport raccontato con amore e qualità.Tu hai la forza del talento e dell’onestà. In teoria dovrebbero bastare. Altrimenti…altrimenti – tu che ami la musica – rileggiti Francesco Guccini, ultimo verso dell’”Avvelenata” e gridalo al mondo. In fondo che c’entri tu con “loro”? Chi non ti vuole, non ti merita. Vivi!
12:24 PM

Gianni Mura (Repubblica) ha detto...
Conosco Alessandra da anni e la stimo non solo per la serietà nel lavoro ma anche per la sensibilità (merce rara)che ci mette. Le manifesta tutta la mia solidarietà e sono disponibile a ogni iniziativa che possa vedere riconosciuti i suoi diritti.
5:09 PM

Giovanni Bruno ha detto...
Ci sarebbero tanti perchè,tanti, tantissimi. Che cosa è giusto e cosa è sbagliato.Quello che è certo è il valore della persona e la persona è brava, di più. le righe di Marino fanno solo piacere nel constatare di quanto sia brava e valida Alessandra . Non è stato facile costruirsi una reputazione di brava cronista ma Ale ci è riuscita, apprezzata da tutti in ogni settore dello sport. Sempre in prima linea...molti diranno:" è facile con lo sport..un accredito e via,hai l'evento e cosa ci vuole"ci vuole ci vuole. Sono mille gli episodi che potrei raccontare di alessandra sul campo, tralascio i vari speciali o i profili di grandi campioni ed anche tutti i pezzi realizzati tra Tg e rubriche...-Giochi del mediterraneo a Bari, per la RAI è un prodotto di basso profilo, elegante modo per dire senza un soldo di budget,per gli organizzatori e per noi una vera Olimpiade, ebbene Alessandra è stata la prima a lasciare il ruolo di giornalista per inventarsi quello di produttrice/organizzatrice. 15 giorni d'inferno per portare a casa un proodotto da record e gran parte del merito è stato suo e della sua pazienza nell'organizzare il lavoro ad altri.-Madonna di campiglio, Giro d'Italia del 1999, Pantani all'alba viene escluso dalla corsa in rosa. Tutti davanti al suoi albergo,il mondo in attesa...Alessandra strappa le prime parole a marco pantani. Un microfono, quello suo, raggiunge milioni di persone in attesa di sapere...per Alessandra tante botte nella ressa ed un maglione di cashmire rotto ed anche un triste sorriso di chi ha portato a casa il pezzo nella consapevolezza di una più grande tragedia.-Olimpiade di Salt Lake City 2002.Ale conduce per mergenza lo studio nelle notti olimpiche, non lo aveva mai fatto.... rsultato eccellente.Ecco questa è Alessandra: può coprire ogni ruolo. La RAI dovrebbe riflettere su chi poter contare.Giovanni Bruno
5:51 PM

Irene Stracuzzi ha detto...
Vai alessandra!!!! Scusate non mi sono preparata niente di particolarmente interessante da scrivere per sostenere la sacrosanta battaglia di alessandra. Dunque solo due righe per farvi e farle conoscere la mia totale solidarieta' alla persona, alla professionista, alla vicenda tutta che mi sembra davvero assurda. Occupo soltanto un altro rigo per assicurarvi il mio impegno e la mia partecipazione a qualsiasi tipo di iniziativa sara' organizzata per riuscire a far trasferire Alessandra a Parigi. Mi domando, forse una normale storia d'amore e tutto sommato di vita e' troppo poco per lor signori cosi' preoccupati di indennita', promozioni, posti occupati........posso dire che schifo? ...l'ho detto!

6:00 PM

enrico testa ha detto...
Volevo scrivere tante cose per sostenere questa richiesta di Alessandra, collega di Raisport e soprattutto amica. Volevo farlo non perché l'affetto viene prima di tutto ma perché la stima viene ancora prima. Poi ho letto gli altri commenti, li ho apprezzati, soprattutto quello del mio ex direttore Giovanni Bruno. Proprio quando stavo per cominciare a scrivere ho letto anche le righe di Marino Bartoletti. Emozionanti, sentite, sacrosante. Ecco, io nel mio piccolo, vorrei sottoscrivere tutto di questa affettuosa e quasi cantata dedica di Bartoletti. Lo faccio con il cuore e con la forza del pensiero. Per Alessandra, per il nostro lavoro, per la Rai. 9:20 PM

elisabetta caporale ha detto...
Cara Alessandra,certo che lascio un commento, certo che sono solidale, certo che parteciperò ad ogni iniziativa riterrai di intraprendere per far valere i tuoi diritti. Scrivo di getto, toccata dalla tua lettera - pur conoscendone già i contenuti - e anche dai commenti di chi ha scritto prima di me. Gianni Mura, Marino, Giovanni, Enrico... vorrei che fossero di più... Ma arriveranno, ne sono certa.Il tuo grido è anche il mio e credo quello di tutte/i noi che da anni con il massimo impegno cerchiamo di dare tutto il possibile - e a volte anche l'impossibile - nel lavoro. Per serietà, per passione, per onestà rispetto ai nostri interlocutori, agli eventi e alle storie che raccontiamo, a chi ci guarda e ci ascolta e a chi ci ha dato fiducia. Conosco bene la tua storia che, come sai, è simile a quella di molte di noi. Giornaliste, donne, mogli, madri, fidanzate. Donne che spesso devono fare il doppio della fatica per ottenere rispetto, godere di pari opportunità. La conosco personalmente per le volte che ne abbiamo parlato, che mi hai raccontato tutte le difficoltà che stai incontrando per cercare di ottenere quel che, credo, ti spetterebbe di diritto. Non posso credere che di fronte a tale situazione non si possa trovare una soluzione. Non ci posso credere. Anche alla luce delle condizioni che saresti disposta ad accettare pur di poter vivere accanto a Philippe e alla bambina. Pur di poter vivere la tua vita interamente. Come deve essere. "Dream as if you'll live forever. Live as if you'll die today"... Mentre ti scrivo mi viene in mente questo. Dovremmo ricordarci di farlo sempre, tutti, per non rischiare di perdere quel che conta davvero.Vai avanti, insisti, cara Ale, non rinunciare alla tua vita. Noi siamo con te.

11:25 PM

Auro Bulbarelli ha detto...
Un proverbio americano recita che se devi attraversare una sala affollata e non ce la fai chiedendo permesso, bisogna necessariamente allargare i gomiti e farsi strada. Alessandra sono anni che domanda con educazione e rispetto quello che un dirigente potrebbe risolvere in due o tre minuti d'orologio. Basterebbe una firma, un sì, un nero su bianco. Invece solo parole, promesse, rinvii,illusioni. Come amico e collega ne sono stato impotente testimone. Alessandra non si è mai venduta e-caso strano- per ora è rimasta al di qua della sala affollata. E' giunto il momento di allargare i gomiti. Ribadire e denunciare che in certi posti di prestigio bisogna accedervi per meriti lavorativi e non per aderenze politiche. La storia della Rai è piena di corrispondenti inadeguati che manco sapevano la lingua del paese dove erano stati inviati in pianta stabile. Fatture di migliaia di euro alla voce "traduttore"...Ma per carità... Alessandra, insisti e ce la farai. Con te la Rai a Parigi guadagnerebbe prestigio e risparmierebbe tanti euro. Sei una delle poche che potrebbero mandare a New York, a Parigi o a Madrid e sarebbe la stessa cosa. Le lingue le conosci tutte e il tuo mestiere lo sai fare. Ciao, a presto,un caro abbraccio.
11:35 PM

Simonetta Guidotti ha detto...
Cara Alessandra, ti scrivo per solidarieta' e per incitarti a non rinunciare a nulla. Te lo dico per esperienza.Nel 1996 mio marito che all'epoca stava al "Sole 24 ore" fu nominato corrispondente a Bruxelles e parti. Io che già avevo due figlie ed ero in attesa del terzo ci ho messo più di un anno a farmi trasferire. Ho accattato anche di firnmare una lettera dove rinunciavo all'indennita'. Alla fine dopo due anni a Bruxelles la Rai senza motivo volle farmi tornare a Roma. Altra battaglia, poi mi lasciano facendomi firmare un'altra lettera nella quale rinunciavo a chiedere i miei diritti. Nel 2000, mio marito venne assunto al Corriere dovette rientrare in Italia con i figli e io mi ritrovai a Bruxelels in mezzo ad una strada: la Rai non mi voleva riportare a Roma, non mi voleva pagare la casa (che fino a quel giorno era stata pagata dal Sole 24 ore per mio marito). Ricorsi in paritetica e riuscii dopo quasi un altro anno (a Roma intanto il bambino di quattro anni aveva chiari problemi a mamma, che comunque a spese sue tornava a Roma per il week-end)a farmi ritrasferire in Italia, ma non al Tg3 mia testata di origine ma a Rainews sempre come redattore ordinario dove ancora oggi mi trovo con la stessa qualifica.Ho fatto causa alla Rai perchè mi venisse riconosciuto almeno la qualifica di caposervizio (pari a quella del corrispondente) ma avevo un'avvocata inesperta, e persi la causa. Alla fine ho transato, rinuciando all'appello e qualcosina ho guadagnato sullo stipendio.Questo per dirti di non firmare mai niente, nessuna rinuncia, nessuna transazione, perchè prima o poi ti si rivolta contro. Se non riesci a farti trasferire con la Paritetica, ricorri al tribunale.Ciao
8:00 AM

Beppe Conti, Tuttosport ha detto...
Cara Alessandra,insisti, continua a lottare perchè vedrai che alla fine ce la farai. Per un motivo molto semplice. La Rai non può perdere una professionista del tuo valore, una giornalista con un talento così grande per un ruolo importante come quello di corrispondente da Parigi.Alla fine, con qualche sforzo, se ne renderanno conto.
11:22 AM

Mao Veronesi ha detto...
Conosco Alessandra da circa 3 anni, prima devo esser sincero nn la stimavo, poi piano piano ho imparato a conoscerla,a comprendere quello che lei esprimeva e ha nel cuore.Siamo diventati molto amici,mi è stata molto vicino in un periodo molto, molto particolare aiutandomi con parole pelle e cuore. Una professionista nel suo lavoro, una donna umanamente unica nella vita che a cui la Rai nn puo' nn rendere merito, sarebbe un atto vergognoso! Diffondiamo questo appello per Alessandra xchè la sua voce nn cada nel silenzio!
12:00 PM

Donatella Scarnati ha detto...
Certo che bisogna sostenere la battaglia" di Alessandra e, soprattutto, bisogna farlo con forza, con coraggio, con rabbia e con entusiasmo. Crederci e' fondamentale, anche se c'e' la consapevolezza di quanto sia difficile tagliare quel traguardo, sgretolare quella burocrazia, ottenere un briciolo di considerazione e, perche' no?, anche di umanita'. Trovare una soluzione non e' impossibile, e' necessario, pero', che chi decide abbia la voglia di dedicarsi al "problema", pensare alla soluzione piu' logica, mettere insieme i vari pezzi del mosaico e fare una proposta seguendo esclusivamente il buonsenso. Saro' ottimista, ma sono convinta che le persone abbiano ancora un ruolo, se si impegnano, se lo desiderano, se sono davvero interessate riescono a superare ostacoli che solo apparentemente sono insormontabili. Ci sara' pure una strada per risolvere il "problema indennita'". Gli avvocati e i cosiddetti cervelli non mancano, Alessandra e' disposta ad accettare qualsiasi compromesso pur di lavorare accanto a suo marito che, tra l'altro, ha la necessita' di vivere non lontano da sua figlia. Mi auguro che queste poche righe, queste semplici considerazioni, servano a qualcosa. Un caro abbraccio, Alessandra e spero di poter brindare presto al tuo ricongiungimento familiare.Con affetto
1:16 PM

Paola Ferrari ha detto...
Sono senza parole.La situazione di Alessandra e quello che sta subendo sono una sconfitta per tutte le donne che lavorano in questa azienda. Alessandra e' una splendida collega che ha dedicato anni della sua vita a questa professione con amore, sensibilita' , passione davvero straordinari.Siamo di fronte ad una donna che si e' davvero dedicata con sacrificio al suo lavoro e che ora non si vede riconosciuti il diritto fondamentale del ricongiungimento con la sua famiglia.Il diritto di poter vivere una vita completa negli affetti . Ancora una volta i diritti, il ruolo professionale delle donne non vengono riconosciuti ed in questo caso ancor di piu' non viene considerato il valore di questa collega , che merita dignita' sia nella sua vita professionale che nella sua vita privata. Spero tanto che l'azienda nella quale lavoro da quasi vent'anni non si faccia del male da sola e ascolti una volta tanto la voce delle sue donne.
3:13 PM

Davide Dezan ha detto...
Conosco Alessandra da tanti anni e in tutto questo tempo ho potuto ammirare la sua grande professionalità in eventi sportivi complessi come il Giro d'Italia e il Tour de France.Ma non solo,in tutto questo tempo Alessandra ha sempre mostrato ,oltre al naturale talento,un impegno e un'abnegazione che sono sempre andati (e di molto) al di la' di ciò che è umanamente giusto chiedere ad una persona. Al primo posto per lei,questa è l'impressione che ne ho tratto,c'è sempre stato il lavoro,il lavoro,e poi ancora il lavoro;assieme ad una passione costante per lo sport e per la sua azienda:la RAI.Credo che professioniste così meritino rispetto,in primo luogo nel vedersi riconosciuto,ove possibile ,un diritto sacrosanto. E poi,sempre se possibile (e nel rispetto pure di chi paga il canone)sarebbe bello ogni tanto veder premiato qualcuno per ciò che ha fatto,e sotto gli occhi di tutti,anzichè per l'appartenenza alla corrente politica in voga. Non mi pare che Alessandra chieda l'impossibile,non mi pare nemmeno giusto che un'azienda come la RAI lasci la sua voce inascoltata.
3:40 PM

sorelleditalia ha detto...
Tutta la mia solidarietà ad Alessandra. Dopo le parole del Capo dello Stato Napolitano sulle donne e alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne la situazione paradossale di Alessandra fa venire rabbia e un senso di impotenza. Ad un uomo, ad un professionista non sarebbe mai successo .................Non c'è solo la violenza tra le mura domestiche e questa situazione assurda capitata ad una professionista brava, seria e preparata dimostra che in Italia la democrazia è ancora bloccata.Giovanna Rossiello
4:20 PM

Pier Bergonzi ha detto...
Cara Alessandra. Tanto per cominciare ti mando un abbraccio forte. Sono con te. So quanto vali come donna e come giornalista. Ho imparato a conoscere la tua determinazione e sono sicuro che riusciresti a fare benissimo il tuo lavoro da Parigi. Anzi meglio, perché lì hai portato i tuoi affetti, la tua straordinaria carica umana. Non è facile trovare colleghi come te. prima o poi lo capirà anche chi deve prendere una decisione.Ancora un abbraccio.
11:07 PM

Giampiero De Luise ha detto...
Cara Alessandra,quanto è difficile darti conforto... le parole, lo so, sono utili per risollevare gli animi e infondere maggiore coraggio nei momenti di sconforto. Ma tu, adesso, non hai più bisogno di conforto e coraggio, ora hai bisogno di VIVERE SERENAMENTE e io non so più che cosa fare. La tua vicenda ha cambiato profondamente la mia visione del Sindacato, sempre reattivo alle sollecitazioni politiche, ma spesso sordo a quelle umane; molto solerte a spendere la sua bella dose di "carità pelosa" con la moneta della solidarietà (che ormai vale come quella del Monopoli), ma troppo arrendevole e genuflesso davanti al sopruso.Abbiamo speso migliaia di euro per il rinnovo del nostro contratto, ma non abbiamo considerato la tua vicenda meritevole di una giornata di sciopero: non uno sciopero per Alessandra, ma per un principio umano che vale per TUTTI e che è SACROSANTO, molto più dei quattrini.Cara Alessandra, so che in questi momenti fa piacere sentirsi dire "sei la più brava, ti voglio tanto bene..."; è la verità, ma una verità che purtroppo non ci "aiuta ad aiutarti", ma ci angoscia e io voglio scacciare quest'ansia per tornare a considerare questo Paese un posto civile, dove una collega può lavorare bene e conciliare il suo dovere di lavoratrice con il suo diritto di donna, moglie e madre.E lo farò, non so ancora come, ma lo devo fare.Ciao Ale
2:53 PM

Simone Panizzolo ha detto...
Ma cosa pretendete dalla Rai che è la prima a dividere su igni cosa. Essa stessa è divisa in fazioni che non fanno altro che scontrarsi le une con le altre attraverso le reti che DOVREBBERO essere dei cittadini. Può ricongiungere qualcosa colui che per primo divide? Ti auguro di vincere la tua battaglia
4:06 PM

giuseppina paterniti ha detto...
Cara Ale,la tua battaglia è la mia... la nostra. E' impensabile che la Rai, che a quanto io ricordi, anche in questi ultimi anni ha concesso a una collega di stare a Los Angeles, a costo zero, per motivi familiari continuando da lì il suo lavoro, si rifiuti di concederlo a te che ti sei sposata perfino in una città sede di corrispondenza. La Rai ha tantissimi programmi, da "uno mattina" in poi, a cui collaborano giornalisti, ha tante edizioni di telegiornali, ha tanti canali satellitari, e Parigi è una città piena di iniziative e di interessi culturali. Pensiamo solo all'integrazione degli immigrati e ai percorsi che potrebbero essere segnalati ad un Paese come il nostro che, solo recentemente, rispetto alla storia francese, si sta misurando con questi problemi.La tua è una battaglia di civiltà, non solo di genere. Sono al tuo fianco insieme alle altre colleghe e agli altri colleghi. Un grande abbraccio e chiediamo in tutte le sedi la soluzione di questo caso.
5:34 PM

Una collega di viale Mazzini (piani alti) ha detto...
Forza Alessandra, la tua battaglia è quella di tutte le donne della Rai. Ma alla Rai, si sa, comandano solo gli uomini
2:05 AM

Simone R. ha detto...
Credo sia un problema difficile da affrontare,non è una situazione analizzabile unilateralmente... Se da un lato ci sono le giustissime e sacrosante motivazioni personali che ci inducono a pensare alla legittimità dei diritti umani in questione,da un altro punto di osservazione dobbiamo pur renderci conto di quanto gli interessi di un'azienda cosi grande spesso non possano combaciare con ciò che riguardi la sfera individuale o addirittura affettiva di chicchessia...Parlando concretamente delle circostanze in analisi,di certo sappiamo che senza dubbio una persona a Parigi ci andrà,e non sappiamo se per meriti reali o per la sola spintarella accomodata dal vento del nepotismo o della raccomandazione,cosa di cui purtroppo abbiamo la sensazione di luogo comune(ahimè)e di acclarata verità o dato di fatto....Spingo con questo commento a ragionare sulla complessità del problema in questione,senza lasciarmi andare a facili "Forza questo" o "Forza quello",che rimangono esternazioni banali e prive di qualsiasi approfondimento specifico..Quello che posso dire,conoscendo la effettiva capacità giornalistica della signora De Stefano,è che tutte queste porte in faccia mi sembrano assurde e ingiustificate,poichè oltre ad essere molto preparata nei settori tecnici in cui l'abbiamo vista all'opera per anni,dobbiamo riconoscere anche la perfetta conoscenza della lingua con cui si andrebbe a cimentare nella sua nuova(purtroppo ancora eventuale) collocazione e non ignorare la disponibilità che la persona in causa ha sempre dimostrato nei confronti dell'azienda e del lavoro svolto puntualmente con esperienza e professionalità..Invito i signori dirigenti della Rai nemmeno a saper valutare,ma ad avere la dignità e la sensibilità di sedersi un attimo a un tavolino solo per parlare del problema,perchè non penso questo sia stato fatto,e non perchè mi piace sparare a zero,ma perchè non nascondiamoci che molti dei volti della nostra tv statale spesso non sono che dei burattini mossi da non voglio sapere nemmeno quale disegno..Non eludete i vostri doveri,se avete un'idea di famiglia o se tenete ai valori più sacri e più emozionali per una persona,a maggior ragione nei confronti di una collega,vi esorto a prendere se non una decisione almeno una responsabilità seria e degna del potere che purtroppo vi compete.Io sarei per il trasferimento immediato,credo che il lavoro accompagnato da una situazione familiare e affettiva rosea e serena(cosa che non si può non augurare a tutti...e dico tutti)renda meglio e rappresenterebbe finalmente un esempio di trasparenza e di solidarietà dall'alto verso il basso,cosa rara e purtroppo desueta.Di questo spero possiate riflettere.Decidete presto,non esitate a porgere aiuto,mettete a disposizione i frutti del vostro status quo,non approfittatevene perchè penso di ciò non siate contenti in realtà nemmeno voi.
3:15 PM

Tiziana Boari ha detto...
Cara Alessandra, non ti conosco personalmente, ma vorrei esprimerti la mia totale solidarieta' per questa assurda situazione. L'azienda potrebbe in effetti studiare soluzioni per risolvere il tuo problema, creando così un precedente di "flessibilità" intelligente importante, dimostrando finalmente di saper condurre una politica di gestione del personale incentrata allo stesso tempo su competenze e bisogni primari dell'essere umano.
8:37 PM

Un (anziano) collega di Rai Sport ha detto...
Cara Alessandra, dov’è l’inutile, arrogante e codarda Usigrai, grande paladina dei propri interessi corporativi e delle promozioni dei suoi papaveri?Dov’è l’Usigrai che si arroga il diritto di silurare i direttori non graditi (ai propri protetti)? Che condiziona e pilota le scelte aziendali approfittando della pavidità della Direzione Generale? Che decide chi deve far carriera e chi no? Che si batte per i privilegi, ma che dimentica i diritti autentici (come il tuo)? A CHE SERVE L’USIGRAI, SE NON FA NULLA NEANCHE IN CASI COME QUESTO?
11:39 PM

10 commenti:

Unknown ha detto...

Potrei citare le mille storie che testimoniano la delicatezza e il coraggio con cui Alessandra ha lavorato e lavora, il suo giornalismo fatto soprattutto del desiderio di non restare mai in superficie, della volontà di spendere tutta se stessa per arrivare a dare qualcosa in più a chi ti ascolta, a chi ti guarda, a chi vuol conoscere meglio un pezzo di realtà grazie a te. Potrei ma in un certo senso mi sembrerebbe riduttivo. Perché la battaglia di Alessandra in questo momento è qualcosa di più: è la rivendicazione di un diritto sacrosanto e soprattutto la voglia di poterlo rivendicare senza percorrere scorciatoie. E allora forza Ale, tutti quanti abbiamo bisogno di questa fierezza, di quest'orgoglio, di questo modo di mettere la testa fuori dall'acqua per strillare forte un diritto negato.


Valerio Piccioni

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra in questi lunghi anni di vicinanza, e ricordo che ti accompagnai a realizzare il tuo primo servizio, ho avuto modo di apprezzarti. Il ragionamento non può essere personale, ma deve essere sulle regole, che in quanto tali debbono offrire a tutti le stesse opportunità.
In questa azienda abbiamo visto che tutto è possibile purchè lo si voglia. E' forse, come ti ha detto un alto dirigente di questa azienda, che non hai le conoscenze giuste? Quel che mi fa più male è che in questa nostra realtà esistono risorse umane e professionali straordinarie che vengono spesso mortificate demotivandole, costringendole ad inseguire percorsi tortuosi per avere giustizia. Non si farebbe prima, e costerebbe certamente meno, cercare di dare soluzioni positive in tempi ragionevoli? Voglio ancora pensare che la tua situazione verrà risolta nel senso che tu desideri e che mi sembra legittimo chiedere, per poter continuare a pensare che anche chi non ha "santi in paradiso" può veder riconosciuti i suoi diritti.
Con affetto
Massimo Angeletti

Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe che l'azienda per cui lavoro da 30 anni e alla quale ho sempre riconosciuto un'anima, trattasse la valida collega Alessandra De Stefano (di fronte a una importante scelta di vita) con la stessa sensibilità con la quale lei ha per tanto tempo confezionato servizi e interviste per la RAI.

Claudio Icardi

Anonimo ha detto...

Sarebbe troppo facile dirti che ti conosco, che ti voglio bene, anzi, molto di piu’, e che sono e saro’ sempre con te, “fiancheggiatore” delle tue battaglie, ma diventa impossibile nascondersi dietro l’ipocrisia e non l’ho mai fatto. E faccio quindi molto di piu’… una piccola dichiarazione d’amore !
I tuoi “omini” hanno conquistato la mia anima sin da quando stavamo seduti in un’anonima regia a mettere in onda quello che nessuno voleva mettere in onda, a combattere contro un mondo che sembrava non appartenerci, feroce e insulso, e in cui, invece, tu, “capatosta”, ti sei tuffata come la piu’ intrepida delle acque lungo il salto piu’ alto, lungo le cascate di questa professione che hai fatto tua con caparbia umilta’ senza cadere mai nel ridicolo e rialzandoti ferita, ma fiera, quando ti hanno scaraventato giu’ senza rete.
Adesso spero tu possa saltare piu’ in alto per raggiungere quella torre altissima che e’ la vita, spericolata e unica.
Ti daro’ una mano (e un piede) per scaraventare giu’ dalla torre tutti quelli che tenteranno ancora di farti del male senza leggere la tua storia, perche’ questo siamo, storie e non individui.
E tu sei una storia bella, bella…
riccardo lambertini [TeQ]

Marco Pastonesi ha detto...

Alessandra, "chi è più bello di te si trucca". E ci si trucca, e molto, per essere più: più su, più in vista, più in onda, più di qua e più di là, più dappertutto. Dai che ci vediamo.
Marco Pastonesi

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra, mi spinge a scriverti sicuramente la solidarietà, ma anche tanta tanta stima e quell'affetto istintivo. Siamo figlie della stessa terra, lavoriamo nella stessa testata, eppure non abbiamo avuto la possibilità di frequentarci: nonostante tutto, le volte in cui sei stata a Milano, ci siamo comportate come se ci conoscessimo da sempre. Spontaneamente. Merce rara pure questa! E' impossibile non restare contagiati dalla tua energia. La stessa che, sono sicura, non permetterai a nessuno di intaccare. Come donna, prima di tutto, poi come collega, sono dalla tua parte. Burocrazia cieca, logiche di potere e un'indifferenza inquietante, sono la quotidianità. Non per questo dobbiamo adeguarci e neppure rassegnarci. A vita è nù muorz'... E devi poterla vivere come desideri. Carriera e vita vera sono un diritto: per la serenità che meriti, è necessario lottare. Ed io sono con te. Non perdere il sorriso... Alda Angrisani

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra, come Giuseppina, come Paola, come tante altre colleghe RAI ti sono vicina e condivido la tua richiesta di lavorare nel luogo e nelle condizioni che ti garantiscono la massima serenità anche affettiva. La passione e l'energia che hai sempre dimostrato nel tuo lavoro ti hanno permesso di superare negli anni infinite difficoltà, travolgendo piccoli e grandi ostacoli. Ti auguro che anche questa volta tu possa trovare la soluzione che desideri e che ti consenta di coniugare al meglio impegno giornalistico e vita privata.In fondo anche l'Azienda meno attenta alle esigenze dei singoli non ignorare una logica elementare: favorire la serenità dei propri dipendenti significa ottenere di rimando un impegno scevro da preoccupazioni e ansie, volto al risultato più alto e gratificante al tempo stesso. Infiniti auguri! Maria Concetta

Anonimo ha detto...

CI TENGO (SEPPURE IN LEGGERO RITARDO) AD AGGIUNGERE AI TANTI CHE HO GIA' LETTO, ANCHE IL MIO - PICCOLO - CONTRIBUTO ALLA LOTTA DI ALESSANDRA. LA CONOSCO E CI LAVORO DA CIRCA 13 ANNI, UN PEZZETTO DI VITA... MA SE AVESSI PERPLESSITA' SULLA SUA BATTAGLIA O NON LA CONDIVIDESSI NON ESITEREI A DIRGLIELO. NON E' QUINDI PERCHE' E' UNA "VECCHIA" AMICA CHE SCRIVO QUESTE RIGHE, MA SEMPLICEMENTE PERCHE' CREDO CHE IL SUO SIA UN SACROSANTO DIRITTO.
TROPPO SPESSO IN QUESTO NOSTRO PAESE LA DISTANZA TRA UN DIRITTO E LA SUA ATTUAZIONE RESTA INCOLMATA. MA QUANDO CI SONO DI MEZZO GLI AFFETTI CREDO CHE QUESTO SIA ANCOR MENO TOLLERABILE.
UN'AZIENDA IMPORTANTE E SERIA DEVE TROVARE IL MODO DI RISOLVERE LA QUESTIONE. E SONO CONVINTO CHE CON UNA VOLONTA' AUTENTICA IN QUESTO SENSO, SIA TUTT'ALTRO CHE IMPOSSIBILE RIUSCIRCI. IL RISPETTO DELLE PERSONE E DELLA LORO VITA VIENE PRIMA DI QUALSIASI ALTRO TIPO DI LOGICA...
AD ALE NON POSSO CHE DIRE: CORAGGIO E FIDUCIA !
UN ABBRACCIO,
Alessandro Forti

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra, conoscendo le tue qualità professionali, il tuo dinamismo, la tua duttilità e la passione che infiamma il tuo lavoro, penso che qualsiasi buon direttore sia interessato ad assecondarti nella vita per metterti nelle condizioni ideali di dare, nel lavoro, il meglio di te. Sarebbe un delitto non farlo. Aspetto un tuo messaggio da Parigi con buone notizie. Ti abbraccio con affetto e molta stima, Sergio Neri

Marco Grassi ha detto...

Coraggio Alessandra, dal web e dal ciclismo non avrai altro che solidarietà per la tua sacrosanta battaglia.
In un mondo che pare fare a gara per emarginare chi fa bene il proprio mestiere (a maggior ragione se si tratta di donne), ti siamo tutti vicini nella rivendicazione dei tuoi diritti.
Ma ho fiducia che saprai affermare la tua verità: se sei stata capace di abbattere muri di diffidenza in un mondo schifosamente maschilista com'è quello del ciclismo, sono convinto che ogni altra battaglia possa essere alla tua portata.
E in ogni caso, in noi che ti seguiamo e apprezziamo da anni, avrai sempre delle spalle su cui fare affidamento.