05 marzo 2006

PROCESSO ALLO STUPRO


Riceviamo da Massimiliano Melilli (redattore di Rainews24 e scrittore) un articolo a proposito della recente sentenza della Corte di Cassazione che ha concesso le attenuanti al violentatore di una ragazzina di 14 anni. Pubblichiamo molto volentieri il suo contributo, segno di sensibilita' e attenzione.


Dopo vent'anni di bocciature, rinvii e furbizie parlamentari, oltre 60 deputate, da Alleanza nazionale a Rifondazione comunista, sotto la spinta del movimento femminista, portano nell'aula di Montecitorio una proposta di legge: violentare non sarà più un reato contro la morale ma contro la persona. … La legge diventera’ effettiva il 15 febbraio 1997.

Oggi, si torna a parlare della legge sulla violenza sessuale. Il caso della Corte di Cassazione che ha concesso le attenuanti ad un padre putativo che ha violentato la figlia della convivente perche’ la ragazzina di 14 anni aveva gia’ avuto rapporti sessuali, fa discutere, soprattutto e a ragione, preoccupa le donne. Gia' una legge da sola non puo’ bastare a rendere giustizia, figuriamoci se poi si tende a snaturare questa legge con sentenze ambigue. C’e’ una memoria che resiste ai fatti e c'e' un vissuto collettivo che non bisogna dimenticare se si vuole ridisegnare il futuro. Per questo la storia di questa legge non va dimenticata.

Il 30 settembre del 1975 nei dintorni della capitale, due ragazze. Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, dopo essere state invitate ad una festa in una villa del Circeo dai tre giovani della "Roma bene", vengono drogate, torturate e violentate. Una di loro viene uccisa. Da questo fatto e dal processo che ne segue, si fa strada nella coscienza delle donne la gravita’ del reato di stupro. Nel movimento femminista matura la consapevolezza che le norme del codice Rocco (1931), che considerano la violenza un reato lieve tanto da ascriverlo come come un "delitto contro la morale e non contro la persona", vadano modificate.

Nel 1978 il Movimento di liberazione della donna (Mdl) prepara una proposta di lege e costituisce un comitato promotore per farne una legge di iniziativa popolare: in due anni si raccolgono quasi 500.000 firme. Quattro anni dopo, la Commissione giustizia della Camera,dopo aver presentato quel progetto di legge e quelli di altri partiti, elabora un testo unificato. Ma sulla base di un emendamento del deputato democristiano Carlo Casini, la Camera rifiuta l'iscrizione del primo articolo della legge nel capitolo dei reati contro la persona.

Nel giugno del 1983, con le elezioni anticipate e la fine della nona legislatura, decade il progetto di legge dei partiti ma, secondo il regolamento della Camera, non quello delle donne. Un anno dopo, sulla base degli stessi progetti, la Commissione giustizia da vita ad un secondo testo. Ricomincia la discussione in aula: la Camera approva un testo definito dalle femministe "la truffa del giovedì notte", perché accoglie il doppio regime proposto dalla Dc: la violenza sessuale è un reato procedibile d'ufficio tranne quando viene commesso all'interno della famiglia.

Il Senato reintroduce la procedibilità d'ufficio in tutti i casi, ma la scadenza della legislatura lascia tutto irrisolto, facendo cadere anche la proposta di legge di iniziativa popolare.
Si ricomincia tutto dall’undicesima legislatura con un nuovo testo del Senato, sottoscritto da un gruppo di donne parlamentari di diversi partiti (tranne la Dc), che ricalca il progetto precedente. Il testo licenziato dal Senato prevede ancora il doppio regime; una procedura che come da copione, viene cancellata a Montecitorio. Siamo nel 1989 e mentre la legge torna di nuovo a palazzo Madama, una parte del movimento delle donne apre un dibattito sull'opportunità di sancire per questo reato la procedibilità d'ufficio o la querela di parte.

Intanto con i voti della Dc, del Msi e di una parte della sinistra laica e socialista, viene reintrodotto il doppio regime. Nonostante la vivace discussione, alla fine il risultato non cambia e la legge non riesce a passare. Da allora, le proposte di legge sulla violenza sessuale non sono più arrivate in Parlamento, fino a quando come dicevamo, 60 deputate, da Alleanza nazionale a Rifondazione comunista trovano l'accordo per una proposta di legge: violentare non sarà più un reato contro la morale ma contro la persona.

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